Per molti o per tutti ?

De Ficchy Giovanni

Gesù ha celebrato quella cena pasquale dell’anno 30, l’ultima dell’antica alleanza e la prima della nuova alleanza.

Riprendendo tutti i riti dell’antica, li trasformò in quella nuova.

In particolare nella cena ebraica si mangiava un agnello che era stato immolato al Tempio, il cui sangue era versato sull’altare a significare alleanza di sangue, di vita e di destino del popolo col suo Dio, come già era avvenuto a conclusione dell’alleanza al Sinai .

Ora Gesù parla “del MIO sangue, il sangue dell’alleanza”: all’agnello della pasqua ebraica egli sostituisce se stesso, il suo corpo spezzato e il suo sangue “versato per molti”, cioè sacrificato in croce come “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”.

Ma penso che per gli Apostoli fosse pressoché impossibile afferrare il significato della formula di Luca: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

Quel “VOI” possono essere gli Apostoli; più probabilmente i partecipanti l’assemblea eucaristica (come noi oggi).
Solo Matteo scrive “in remissione dei peccati”: è una frase esplicativa del valore sacrificale di quel “sangue versato”, e come tale, può essere stata detta da Gesù.

La frase è giustificata dal contenuto sacrificale: il suo sangue è versato, come il sangue delle vittime come quello dell’agnello pasquale che avevano appena mangiato.

E Gesù che si presenta come il Servo di Jahvè che “offrirà se stesso in espiazione”, ”come
agnello condotto al macello , “Per le sue piaghe noi siamo stati guariti”: è un sacrificio offerto a nostro favore e a nostro riscatto.

La sua lingua era l’ebraico o aramaico, e quindi per conoscere il senso originale delle sue parole bisogna riferirsi al senso della sua lingua semitica.

Si crea quindi un problema, sollevato tra l’altro dal Calvinismo, che ha portato poi a teorizzare la dottrina della “predestinazione”, ossia Gesù è morto per Molti o per tutti ?

“Fate questo in memoria di me”. 

Fatto così perché la redenzione fosse presente dappertutto e in ogni tempo, accessibile ad ogni uomo che vi voglia attingere salvezza.

Il Vangelo di Marco offre una variante significativa: la preposizione uper precede il sostantivo polloi, suggerendo che la morte di Gesù non è solo “per molti”, ma “per una moltitudine”.

Bisogna tener conto anche del fatto che il termine greco polloi traduce la parola semitica rabbiym, che indica “una grande moltitudine” e implica anche la nozione “tutti”.

San Paolo, trasmette nella prima Lettera ai Corinzi la formula eucaristica dell’Ultima Cena di Gesù con la parola greca polloi, “molti”, ma nella stessa lettera afferma chiaramente che Gesù è morto per tutti.

“Con il proprio sangue – ci dice la Lettera agli Ebrei – ci ha procurato una redenzione eterna; offrendo se stesso senza macchia a Dio, ha purificato la nostra coscienza dalla opere morte, per servire al Dio vivente”. Egli è diventato così “il mediatore di una nuova alleanza”, cioè di un nuovo nostro rapporto di comunione con Dio, per il quale veniamo riscattati dalla colpa col perdono, dalla morte con la risurrezione, dalla precarietà e miseria con la partecipazione alla vita divina, a ricevere cioè “l’eredità eterna che ci è stata promessa” 

Per queste ragioni, la traduzione del Messale post-conciliare in lingue moderne ha interpretato il significato delle parole eucaristiche nel suo senso autentico: “sangue versato per tutti”.

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