La Cuba socialista è in crisi.
La crisi peggiore e più pericolosa degli ultimi trent’anni.
Causa?
Un’economia ancora legata al modello del socialismo sovietico, basato su interventi statali centralizzati che si sono dimostrati nel tempo poco efficaci.
A Cuba le aziende nazionalizzate sono responsabili di tutti i servizi essenziali, compresa la fornitura di acqua.
L’economia in difficoltà ha portato a una mancanza di rinnovamento, che spesso viene anche attribuita all’embargo imposto dagli Stati Uniti.
La pandemia è stata tra le cause, quella dagli effetti più dirompenti perché ha azzerato il turismo, il settore che garantiva i principali guadagni e che soprattutto portava sull’isola valuta straniera.
La dipendenza prima dal dollaro, poi dalla valuta straniera in generale, è un problema di Cuba da decenni e condiviso con molti paesi emergenti e in via di sviluppo.
La mancanza quasi assoluta di benzina che impedisce a migliaia di cubani di arrivare nel centro dell’Avana con le consuete centinaia di motorette, ed auto .
Infatti da settimane gli automobilisti dormono in auto fuori dai distributori di benzina in code che si estendono per chilometri e durano giorni.
“Se riesci a trovare benzina, allora stai perdendo un sacco di tempo ad aspettare, perché le file possono fare il giro dell’isolato”, Michael Sanchez, un giovane automobilista che ha aspettato 10 ore per fare benzina nella sua auto all’Avana.
Naturalmente il responsabile della situazione di crisi è “l’imperialismo nord americano”, ma tale carenza di combustibile sta mettendo l’economia della isola caraibica letteralmente in ginocchio.
Quest’anno per la prima volta dal 1959 il Primo maggio nella leggendaria piazza non si terrà.
Ma oltre a questo avvenimento epocale in Cuba, si registra anche la sospensione delle lezioni in presenza alle Università, la famosa tessera annonaria, non è più sufficiente da tempo oramai, ma da qualche giorno non permette ai cittadini dell’isola di ricevere il” pollo” , elemento base della dieta dei cubani.
A Cuba non ci sono investimenti stranieri, non vi è chiaramente nessuna risorsa, per poter far fronte alla terribile crisi.
Mancano cibo, elettricità e materie prime, il turismo non si riprende e un’intera generazione di giovani sta emigrando all’estero
Il cortocircuito economico ha reso difficili o impossibili gli investimenti per sviluppare, o anche solo salvaguardare, le infrastrutture.
Gli effetti maggiori si vedono sulla rete elettrica, che ormai ciclicamente non regge alla richiesta di energia, soprattutto nei mesi estivi.
La carenza di carburante nel Paese, provocata dalla crisi , ha aggravato ulteriormente i problemi idrici di Cuba.
Senza benzina, ovviamente, non si è potuto usare i camion per rifornire d’acqua la popolazione.
A Cuba invece non si parla della crisi sui giornali e in televisione, perché non esiste una stampa libera e il dissenso è represso con durezza.
La fragilissima economia cubana si regge inoltre su un sistema di pagamenti cronicamente inefficace, basato su una dipendenza estrema dalla valuta straniera a causa della storica debolezza di quella locale, il peso cubano.
Tutti i tentativi di riforma monetaria si sono infine dimostrati un fallimento.
Nel tempo gli emigrati sono diventati una risorsa fondamentale per l’economia cubana, che si regge in una parte consistente sulle rimesse delle persone che vivono all’estero, ossia dei soldi in valuta forte che i cubani che lavorano all’estero mandano sull’isola.
Nel corso dei decenni Cuba aveva trovato partner commerciali differenti, ma negli ultimi anni i mancati pagamenti dei debiti da parte dello stato hanno interrotto molte linee di approvvigionamento, anche dei beni di uso comune, necessari per la vita quotidiana.