De Ficchy Giovanni

Tra i dossier più importanti e delicati sulla scrivania della presidente del Consiglio Giorgia Meloni vi è quello riguardante il memorandum d’intesa con la Cina per lo sviluppo della Belt and Road Initiative

Il memorandum firmato dal governo Conte con la Cina nel 2019 non ha dato i frutti promessi e ha peggiorato la posizione diplomatica del nostro Paese in Occidente.

Si è infatti rivelato un progetto fumoso e poco trasparente

L’assoluta mancanza di trasparenza è stata infatti un punto debole fin da subito. 

In questi ultimi decenni,  la Cina si è estroflessa dai suoi confini e dalla sua storica area di influenza come mai prima: massiccio aumento degli investimenti all’estero, picco storico delle esportazioni in tutto il mondo, nuove relazioni diplomatiche, consolidamento di quelle esistenti, espansione e potenziamento dei partenariati commerciali, inedite alleanze geopolitiche. 

 Uno slancio su più fronti che delinea il profilo di una superpotenza con spettro d’azione globale, che si percepisce e vuole essere percepita come pronta alla sfida per l’egemonia contro l’Occidente, e in particolare, contro l’altra superpotenza globale, gli Stati Uniti.

 Per Xi Jinping il progetto della Nuova Via della Seta era il regalo della “saggezza cinese allo sviluppo mondiale”, per il premier Conte e il suo vice Luigi Di Maio, la firma rappresentava una vittoria del “made in Italy”, che avrebbe spronato l’interscambio commerciale e le relazioni economiche, creando illimitate opportunità per le nostre imprese in estremo oriente.

Alla luce dei gravi danni economici, finanziari e ambientali che questa insidiosa iniziativa cinese ha provocato in gran parte dei paesi coinvolti, il governo italiano si è detto non intenzionato a rinnovare l’accordo, che risulta utile solo a esaudire le aspirazioni egemoniche della Cina.

La leader di Fratelli d’Italia, scrive il quotidiano Bloomberg, avrebbe tranquillizzato lo speaker della Camera degli Stati Uniti, Kevin McCarthy, sulla volontà dell’esecutivo di Roma di recidere l’accordo con la Cina. 

La Premier sta pensando ad una exit strategy per portare il nostro paese fuori dal progetto cinese e, allo stesso tempo, non soccombere alle ritorsioni del gigante cinese. 

L’Italia prevede di tenere colloqui con la Cina su una potenziale uscita dal programma di investimenti infrastrutturali di punta di Pechino, cercando allo stesso tempo di mantenere relazioni amichevoli e solidi legami commerciali con il gigante asiatico. 

Finora al Ministero degli Esteri non si è visto nessun funzionario cinese.

“I cinesi non vengono a parlare di un tema del genere in questo modo, ne parlano in occasione di visite di alto livello e non vengono a metterci sotto pressione, anche perché rischiano di determinare una risposta negativa visto che mancano ancora sette-otto mesi”

Così si è espresso il Vice Ministro Edmondo Cirielli

Spiega la professoressa Silvia Menegazzi, della Luiss: “Il memorandum of understanding non è un contratto e quindi non ci sono implicazioni e doveri legali che le due parti devono rispettare.

Ma è soprattutto un accordo fra le due parti che ha un significato soprattutto politico per la Cina e per l’Italia.

Silvia Menegazzi

Di Admin

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