TRUFFA AGLI ANZIANIda giorni una banda di balordi riesce a raggirare gli anziani soli di Tivoli. Al momento sarebbero due i tentativi non riusciti e tre le truffe consumate: cinque casi già denunciati alle forze dell’ordine.

De Ficchy Giovanni

Il gruppo editoriale Gedi, è da tempo nell’occhio del ciclone, per una inchiesta su presunte truffe all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale.

Ne hanno parlato la Verità e il Fatto quotidiano, la vicenda è importante perchè riguarda la lealtà di mezzi preposti alla “libertà di stampa”.

I quotidiani del gruppo Gedi appunto si sono trovati in difficoltà economica, i conti in rosso, e si sono accorti di avere degli esuberi.

Avrebbero quindi pensato di pre-pensionare, gli esuberi, per cercare di “dimagrire ” il bilancio.

Pertanto in questa vicenda sarebbero stati sottratti 16 milioni di euro all’Inps (cioè a tutti i contribuenti).

Eppure la Procura di Roma ha considerato tale condotta come un “danno erariale tenue”. 

Andrea Fanelli, gip del Tribunale di Roma, durante l’udienza in Camera di Consiglio , ha però rigettato l’istanza di patteggiamento dei due imputati più eccellenti del caso, che si basava proprio sull’assunto di cui sopra.

 Gli imputati sono Monica Mondardini ex amministratrice delegata di Gedi, oggi alla guida della Cir di Carlo De Benedetti, e Maurizio Moro ex Capo del personale delle 5 società Gedi Gruppo editoriale Spa, Gedi news network Spa, Gedi printing Spa, A. Manzoni &C. Spa ed Elmedia Spa.

Il gip ha ritenuto l’istanza “troppo mite”, visto quanto approvato dal Procuratore aggiunto Paolo Ielo e dalla pm Claudia Terracina.

Quest’ultima in particolare, ha ritenuto plausibile comminare a Mondardini e Moro 5 mesi e 10 giorni di reclusione con pena sospesa. 

Proponendo per l’Istituto Previdenziale un risarcimento del danno quantificato in 1,8 milioni di euro, oltre alla restituzione dei 16 milioni.

All’epoca dei fatti, l’ingiusto profitto ottenuto da Gedi era stato valutato in circa 38,9 milioni e non 1,8 come dall’accordo di cui sopra.

Anche per questo il giudice Fanelli ha ritenuto irricevibile l’istanza concordata da Ielo e Terracina.

La vicenda viene alla luce, per una lettera anonima inviata al presidente dell’Inps Tito Boeri, da un cronista che si era accorto del raggiro ai danni dell’Inps.

Nel 2018 , viene aperto un fascicolo dalla Procura di Roma, con incarico delle indagini al Pm ora in pensione Dall’ oglio.

Così si accorge il magistrato, che gli stipendi dei giornalisti, vengono trasformati in “pensioni”.

Per accedere ai prepensionamenti, i giornalisti avrebbero dovuto versare 32 anni di contributi, e non li avevano, in realtà.

ad alcuni ad esempio mancavano alcuni anni, ma con 4 diversi metodi, raggiravano la norma;

Fittizi demansionamenti, fittizi esuberi, fittizi trasferimenti da una azienda all’altra del gruppo Gedi.

Falsificazioni dei libretti di lavoro, sulla carta finiscono in altre aziende, e alcuni risultano lavoratori, quando andavano ancora a scuola.

Intanto, la Procura di Roma sta valutando la citazione diretta a giudizio per tutti gli indagati per i quali non è stata chiesta l’archiviazione, i quali finirebbero in dibattimento saltando l’udienza preliminare.

E il prossimo passaggio dunque dovrà dare risposte su definizioni e numeri.

Perché la definizione di “pena mite” e di un risarcimento di 22 mila euro rispetto ad un danno di 22 milioni di euro, di sicuro non si può spiegare rispetto alla gravità dei fatti contestati.

Ai giudici, e a tutti gli italiani.

Di Admin

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