Giovanni De Ficchy
Da decenni, la destra italiana considera Ramelli un martire vittima della violenza comunista, Ramelli, 49 anni dopo, unisce le anime della destra
” Ai ragazzi che hanno oggi l’età di Sergio, voglio trasmettere la sua figura più vera: quella di militante politico divenuto martire dell’Idea”.

Studente all’Itis Molinari di Milano, Sergio Ramelli aveva redatto un tema dato dal professore di italiano sulla pericolosità delle Brigate Rosse e delle varie sigle che costellavano l’allora galassia di sinistra e di come il Paese stesse scivolando verso una spirale di odio e terrore.
Ma il tema di Sergio non fu neanche corretto dal professore, perché un gruppetto di studenti legati ad Avanguardia Operaia requisì tutti gli scritti e si mise a spulciarli uno a uno.
E dopo neanche due ore i fogli protocollo scritti da Ramelli vennero esposti nella bacheca all’entrata della scuola, con quasi tutte le frasi sottolineate e sopra una scritta rossa come il fuoco: “Ecco il tema di un fascista!”.
Da quel momento Sergio Ramelli diventa il bersaglio con il quale giocare al tiro a segno.
Quasi quotidianamente viene preso di mira, a volte viene portato fuori dall’aula e preso a calci e sputi, altre volte dileggiato e deriso davanti agli altri studenti, altre volte umiliato, offeso e costretto alle cattiverie più feroci.
Fino alla comparsa di quella scritta infame sotto casa: “Ramelli fascista sei il primo della lista”.

Il 13 marzo 1975 un gruppo di Avanguardia Operaia aggredì a colpi di chiave inglese a Milano, sotto casa,
lo colpiscono ripetutamente fino a sfondargli il cranio e lo lasciano in fin di vita sul selciato, in un lago di sangue.
Sergio Ramelli, Il 29 aprile, dopo 49 giorni di agonia, Sergio morì a causa dei traumi ripo