De Ficchy Giovanni

Il prossimo ottobre i moldavi saranno chiamati a votare per un referendum sull’adesione all’Unione europea e alle elezioni presidenziali, per poi presentarsi alle parlamentari a giugno 2025: secondo l’United states institute for peace (Usip) i prossimi 15 mesi sono “cruciali” per la Moldavia nella guerra ibrida della Russia contro l’Europa, con un raddoppio della spesa annuale del Cremlino per l’influenza nel paese fino a circa 100 milioni di dollari.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha promesso 135 milioni di dollari in aiuti alla Moldova,
Di questi aiuti 85 milioni di dollari saranno destinati al potenziamento delle infrastrutture energetiche e 50 milioni al settore agricolo e per la lotta alle fake news.
Questo rafforzerà la capacità dei moldavi di resistere alle interferenze russe, di tenere elezioni libere ed eque, di continuare il cammino verso l’Unione Europea e di creare maggiori opportunità economiche

I moldavi, incastrati tra l’Ucraina e la Romania, vivono con il costante timore di un’invasione russa, il Cremlino ha più volte fatto intendere, implicitamente e non, che Chisinau rappresenta una “seconda Ucraina” con Vladimir Putin che da anni minaccia la sicurezza della Moldavia approfittando della sua economia e cercando di logorare la sua democrazia con un’intensa guerra ibrida.
Nonostante la Costituzione della Moldavia proclami la “neutralità permanente” e quindi esclude l’adesione alla Nato, il prossimo patto include misure da parte di Chisinau “che costituirebbero il passo formale più profondo per collegare la sua difesa nazionale ai partner occidentali” come la condivisione dell’intelligence, esercitazioni militari congiunte e l’inclusione nell’approvvigionamento congiunto di armi, oltre a poter essere integrata nelle iniziative legate all’industria della difesa e alle missioni di difesa europee.
Il conflitto è contro l’Occidente, una guerra che il regime di Putin ha inventato, in un primo momento per mettere sotto controllo l’intera società russa, alimentando il revanscismo e il nazionalismo che la pervade, attraverso l’utilizzo ossessivo della propaganda, ma che poi è stata trasformata in una guerra ibrida, con il rischio concreto che alla fine sfoci in un confronto armato diretto: “Putin ritiene che la Nato non sia pronta per una vera guerra, valuta che le società occidentali, dopo questi lunghi decenni di pace e benessere, non siano in grado di sopportare un bagno di sangue; pensa che non ci sia abbastanza coraggio per reagire a una sua mossa improvvisa.
In questo senso ragiona su di uno scenario simile alla ‘Strana Guerra’, quando, dopo l’occupazione della Polonia, Hitler si fermò.
Per mesi il conflitto rimase congelato prima dell’attacco alla Francia.

Per me è forte il rischio che, prima o poi, un paese europeo possa venire colpito: “Non credo che ci sia un immediato pericolo per i Baltici. Mi sembra invece che la Moldavia, che non è membro della Nato, possa essere in cima alla lista del Cremlino”.