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Poesie Beat di Nicola Comparato

La poesia Beat, nata negli Stati Uniti negli anni ’50, incarna ribellione, spiritualità e autenticità. Ho deciso di raccogliere questa eredità, dando voce a una nuova controcultura attraverso versi crudi e spontanei. Come i grandi poeti Beat, esploro temi di libertà e sofferenza, rompendo schemi e convenzioni. Questa raccolta è un viaggio sincero nelle profondità dell’anima ribelle.

È FINITA

Sono un pagliaccio.
Un buffone senza circo, senza pubblico,
senza risate.
L’unico a girare in tondo,
mentre il mondo mi ignora.
Parole non ne scivolano dalle labbra altrui,
tranne quelle di uno spacciatore,
che mi guarda con occhi vuoti,
come me. È finita.

CATENE INVISIBILI

Sono in catene.
Ma tutto sommato, incatenato, sto bene.
Non cerco nemmeno di liberarmi,
perché ero schiavo prima ancora di essere imprigionato.
Siamo tutti schiavi,
primi fra tutti quelli che parlano di libertà.

FANTASIE DA BAMBINO

Da bambino la morte era un gioco,
un pensiero fisso, quotidiano.
Un incidente, un salto nel vuoto,
un corpo che non c’è più.
Ora, da adulto, guardo indietro,
vorrei tornare, sentire quella leggerezza,
essere una vittima silenziosa
in una bara troppo piccola per tutti, persino per chi non ha ancora perso l’innocenza.

INVIDIO CHI NON HA NULLA

Invidio chi non ha nulla,
perché ha tutto nel suo nulla.
Vivresti con poco?
Non si sopravvive più nemmeno a questo.
Meglio morire,
scoprire l’altra parte,
se c’è qualcosa.
Forse nulla,
forse lo stesso,
forse peggio di adesso. Chissà…

LA MIA MORTE PER RENDERVI FELICI

La mia morte per rendervi felici,
la mia tristezza per regalarvi un sorriso.
I miei fallimenti per farvi sentire grandi,
le mie poesie per darvi qualcosa da dire.
Un mondo vuoto di argomenti,
parole sparate al vento,
senza senso, senza vita.
Violenza in una civiltà costruita da esseri
che si credono umani.
Ma io, in tutto questo, sono solo un’ombra
che si spegne per farvi brillare.

VUOTO INSOPPORTABILE

Ho voglia di drogarmi.
Ho bisogno della droga.
Troppi anni senza di lei,
e ora non provo più nulla
quando scrivo i miei testi
e quando ascolto la musica.
Ogni pensiero è vuoto,
ogni parola è un rumore,
senza di lei,
sono un corpo senza anima.

NESSUNA PARTENZA

Penso a un viaggio,
la mente corre lontano,
non vedo l’ora di partire.
Poi, il rumore, il caos, le persone,
non ne ho voglia.
Meglio restare qui,
a casa, nel silenzio.
Mi tolgo le scarpe,
torno a letto,
chiudo gli occhi.
Il mondo gira,
ma io non mi muovo.
Faccio il giro del mondo,
restando fermo.

TANTO VALE NON INIZIARE

Perché dovrei stare con te?
Perché dovremmo perdere tempo insieme,
quando tutto finirà?
Gli uomini e le donne si odiano,
nessuno vuole davvero restare.
Il destino è chiaro: lasciarsi,
trovarne un’altra, ricominciare.
Tanto vale non iniziare.

FANCULO IL MONDO

Mal di testa, febbre, dolori.
Non ho più vent’anni e il corpo urla
di un tempo che ho bruciato.
Ogni domanda, ogni richiesta:
risposta sempre no.
Fanculo il mondo,
fanculo gli esseri umani.
Mi piego e mi alzo,
ma solo per urlare nel buio.

MORIBONDO SENZA META

Mi sento un moribondo,
vago come un’ombra nel vuoto,
le compagnie sono veleno,
non esistono i buoni.
Il mondo è un copione scritto,
un programma che non capisco.

Non sono allineato,
non obbedisco,
e il sistema non mi serve.
La mia fine sarà il collasso di tutto,
la guerra che divora la pace,
e poi, ancora,
si ricomincia,
come se niente fosse cambiato.

MAI

Mai arrendersi.
Mai rendersi conto.
Di aver ottenuto,
un fallimento come vittoria.
Mai dire sempre.
Il sempre non arriva mai.
Ricordo solo adesso,
di aver perso la memoria.

PRIGIONE DI STRADA

Buio, luci nella nebbia,
freddo che morde le ossa.
Il paesaggio scorre,
ma io sono fermo,
intrappolato in un corpo che non vuole più correre.
Voglio andare via,
ma la fuga è solo un’illusione
una prigione dentro questa pelle,
senza porte, senza via d’uscita.

VIVERE IL NULLA

Lampi nella notte, ombre di giorno,
un traguardo raggiunto, ma non è completo.
Stomaco pieno senza cibo,
voglia di niente,
di niente che diventi qualcosa, ma non tutto.

Accontentarsi di quel che non soddisfa,
lamentarsi mentre si è felici,
giocare sul serio,
o vivere o morire.
Eternità che finisce in un attimo,
nel fumo, nel buio, nel niente.

C’è qualcosa di più,
ma non voglio trovarlo,
sono dentro il mio vuoto
e dentro quel vuoto
ci sto bene.

Non c’è futuro,
non c’è passato,
solo il presente che mi scivola tra le mani
mentre il mondo esplode fuori
e io resto qui, in piedi,
con le mani nelle tasche,
a guardare.

FIGLI DI DUE GUERRE

Due amici, reduci del Vietnam,
fantasmi con stivali consunti.
Padri di figli mai visti,
amerasian—metà stelle, metà giungla,
figli di donne vietnamite e soldati americani,
abbandonati tra fango e napalm.

Ritornano a casa, ma casa è un miraggio.
Nei bar, tra birre e silenzi,
la guerra respira ancora nelle ossa.
Plotoni di ricordi marciano nella mente,
compagni che non sono tornati,
battaglie che non finiscono mai.

Camminano tra luci al neon, ma vedono giungla,
sentono elicotteri, spari nella notte.
Parlano poco, lo sanno:
nessuno torna davvero.
Una parte di loro è rimasta là,
con quei figli senza patria,
persi tra due mondi, senza colpa, senza nome.

STRADA SENZA RITORNO

Si inizia con uno spinello,
poi la cocaina,
e presto la polvere ti mangia dentro.
Poi il primo buco,
sotto controllo all’inizio,
e alla fine non è più così.

Piccoli reati, piccoli furti,
e il tuo corpo venduto per un’altra dose,
amici che spariscono
come fantasmi nelle nebbie.
Le risate sono lontane,
sepolte sotto il peso del bisogno.

Gli occhi dei ragazzi
sulla stessa strada,
chi è morto, chi è in trincea,
chi ha smesso per miracolo
e chi ha continuato a cadere.

La voglia di smettere c’è,
ma il tunnel è troppo stretto,
e tu,
tu non sarai mai più quella di prima.

VIAGGIO NEL TEMPO

Siamo in macchina, il motore ruggisce,
due cuori drogati, ma la strada non è mai stata così strana.
La conosciamo, cazzo, ma sembra di percorrerla per la prima volta.
La mente è un fiume in piena, colori, suoni, odori,
e il tempo sputa in faccia alle lancette.

“Già passati qui?” chiede lei,
gli occhi persi, il sorriso storto,
“Non lo so,” dico io, “forse siamo in un altro posto.”
La strada si contorce, il cielo si scioglie,
e sembra che ogni albero sia un Dio che ti guarda e ti parla.

Siamo viaggiatori,
sospesi tra la follia e il sogno,
là fuori non c’è niente, eppure tutto è più vivo che mai.
Il mondo è sfocato, le luci impazziscono,
ci sentiamo immortali, come se non dovessimo mai fermarci.

Poi un frastuono, un buco nero,
e tutto si schianta, tutto si frantuma.
Il volante vola via, le ruote diventano sabbia,
e noi siamo polvere, nel vento che non esiste più.

Il viaggio si dissolve,
ma non c’è paura, non c’è dolore.
Solo il silenzio di chi ha visto troppo
per tornare indietro.
E il tempo, come un’onda,
scivola via, ci porta via,
in un posto dove non esistono risposte,
solo un altro viaggio, senza fine.

LUPO DI STRADA

Esco dal lavoro,
mani sudate, faccia incazzata,
strada lunga, pollice alzato,
e non me ne frega un cazzo di chi mi prende su in macchina.

Sono un lupo, senza branco,
fanculo le regole, le leggi, i legami.
Due monete e una sigaretta,
la solitudine mi sazia più di ogni cazzo di compagnia.

Annoto su un pezzo di carta
le merdate della giornata,
le facce, le parole che mi rimbalzano,
questo mondo che non vale un centesimo.

Evito tutto, schivo cazzi,
conto chilometri e ingoio fumo.
Mi godo il silenzio
di chi non ha nulla da perdere,
di chi non deve spiegare un cazzo a nessuno.

IL PESO DEL SILENZIO

La sveglia suona, ma il corpo non reagisce.
Un altro giorno come un peso,
senza respiro, senza luce.
Gli abiti stesi sulla sedia,
una scelta inevitabile,
come il cammino che mi aspetta fuori dalla porta.

La città si sveglia, ma io resto fermo,
un “buongiorno” che si perde nell’indifferenza.
Le strade sono piene di volti,
eppure nessuno mi vede,
nessuno si accorge del mio passaggio.

La fatica mi avvolge,
ma non sono più sicuro di sentire la sua stretta.
Ogni passo sembra solo un altro
verso il nulla,
ogni respiro un altro passo verso il silenzio.

Incontra una donna,
e il suo sguardo è un abisso che non chiede risposta.
Le sue parole sono un frammento di qualcosa
che non posso afferrare,
eppure restano sospese nell’aria,
come un segreto troppo pesante da rivelare.

Ogni incontro è una farsa,
ogni parola vuota,
ogni silenzio troppo pieno di significati
che non voglio capire.

E alla fine, la solitudine è un posto
in cui mi ritrovo ogni sera,
senza chiedere, senza sperare,
sospeso tra un sogno che non arriva
e una realtà che non si fa sentire.

RINASCITA

Spesso, troppe volte
Ho desiderato di morire
In quei momenti, di colpo
Ho ricominciato a vivere

LEI

Ho l’aspetto di un miserabile
Penso alla morte ogni giorno
Mi sento solo in mezzo alla folla
Dimentico i ricordi
Di una poesia senza poeta
A due passi dalla fine
Per fortuna che c’è lei

PACE INTERIORE

Sono diventato un rivoluzionario,
quando ho smesso di lottare

POESIA

Non trovo nulla,
ma sono perennemente alla ricerca di qualcosa.
Di qualcuno.
Dell’ amore e dell’ odio senza compromessi.
Dei tempi andati,
che con la fantasia cerco di rivivere ogni giorno,
per non soffrire in questo presente
che non ha nulla da offrire.
Non ho la possibilità di comprare il mio futuro.
Per questo motivo,
posso anche morire.
Ripenso ai miei pensieri e al pensiero altrui.
Non me ne frega niente.
Sono la conseguenza delle mie azioni mai compiute.
Le persone mi ascoltano
quando resto in silenzio.
Non so nemmeno che titolo dare a questo testo.

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