De Ficchy Giovanni

Perché la sinistra italiana non può fare a meno del fascismo?
Perché senza di esso si sente nuda?
Definire la propria identità evocando fantasmi di ottanta anni fa, a cui non crede nessuno, è forse il sintomo più evidente della difficoltà di risanare il rapporto tra sinistra e popolo.
Infatti fin dall’inizio, la sinistra ha avuto bisogno di intendere e imporre il fascismo come «male assoluto».
Con questo “male puro” e “assoluto” non ci può essere storia, esso va solo eliminato, per la sinistra è il «surrogato del diavolo» e aggiungeva: «Quando si pensa di essersi liberati del mito del diavolo, si Satanizza una determinata realtà storica».
Chiaramente come la Russia di Stalin aveva combattuto contro il nazismo, così i partigiani comunisti e l’intero CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) aveva combattuto contro il fascismo: questo poteva dare alla sinistra italiana una patente democratica, anche se il motivo della sua lotta contro Mussolini non era stata la democrazia e nemmeno la libertà come noi oggi.
Il partito comunista non era democratico, la sua ideologia, e la sua storia non permetteva la libertà di pensiero.
Questo valore è presentato come un concetto unificante e fondativo della Repubblica, ma è diventato sempre più un concetto di una sola parte.
Men che meno oggi, con un governo di centrodestra alla guida del Paese e con le conseguenti speculazioni di area progressista su, tutte le manifestazioni .
Cosa distingue oggi destra e sinistra in politica economica?
O in politica internazionale?
Chi è più statalista o più liberista?
Chi è più o meno atlantista?
Difficile dirlo.
Nel Nostro paese, la parola destra per quelli di sinistra, non ha piena cittadinanza.
Non evoca il conservatorismo europeo.
Evoca il fascismo.
Eppure già 30 anni fà le tesi approvate dal famoso congresso a Fiuggi di Alleanza Nazionale recitavano: “Se è infatti giusto chiedere alla Destra italiana di affermare senza reticenza che l’antifascismo fu il momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato…”.
Si era chiuso un capitolo ?
Pare proprio di no.
Anzi, è più caldo di allora nonostante le innumerevoli prese di distanza dal fascismo negli ultimi trenta anni.
Ciò rende sicuramente il tema dell’antifascismo utile a rinsaldare le truppe di sinistra, a mobilitare i tifosi di una parte.
Ed è su quel terreno, per la sinistra il politicamente corretto, alcune tematiche ambientaliste, il multiculturalismo, “la funzione del linguaggio in questo caso non è quella di informare, ma di evocare”.
Proprio su questa direttrice che si colloca il mantra dell’antifascismo che si affaccia con prepotenza nel dibattito pubblico ciclicamente e che plasma ogni anno il menu mediatico, declamato sempre e solo da certi partiti, da certi intellettuali e da certi organi di stampa.