Giovanni De Ficchy

Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha fatto marcia indietro questa domenica nel confronto con il suo omologo statunitense, Donald Trump, sui voli con immigrati deportati.

Dopo le minacce di tariffe e restrizioni sui visti da parte del nuovo presidente americano, Petro ha ceduto …

Lo scontro si è risolto rapidamente: nella notte la Colombia ha accettato di accogliere i voli coi migranti in cambio di una rinuncia ai dazi. La crisi potrebbe però diventare un esempio della politica estera di Trump, basata sull’uso dei dazi per minacciare i paesi che si oppongono alle sue decisioni.

Negli ultimi anni i migranti colombiani sono stati particolarmente numerosi lungo il confine fra Messico e Stati Uniti, favoriti anche dalla possibilità di entrare legalmente in Messico e potendo così evitare di attraversare il Buco di Darién, la giungla che separa Panama e la Colombia ed è la parte più pericolosa della rotta.

 Fra il 2020 e il 2024 ha accettato 475 voli con immigrati espulsi dagli Stati Uniti (quinto paese dopo Guatemala, Honduras, Mexico ed El Salvador), di cui 124 solo nel 2024. 

Con undici milioni di immigrati clandestini, i migranti sostengono oltre alla Colombia anche le economie di Messico, Honduras e Guatemala.

L’emergenza nazionale dichiarata da Trump infrange così i sogni di migliaia di persone in attesa in Messico, il ministero degli Esteri ha affermato che il Messico “ha un ottimo rapporto” con il governo degli Stati Uniti “e cooperiamo nel rispetto delle nostre sovranita’ su una vasta gamma di questioni, tra cui l’immigrazione”

Come nella maggior parte delle periferie, l’industrializzazione e lo sviluppo di infrastrutture sono subordinati all’accesso ai mercati internazionali di beni, capitale e crediti, quindi ai dollari che provengono dalle esportazioni o dai prestiti.

I primi movimenti di Donald Trump al suo ritorno alla Casa Bianca mettono a rischio uno dei pilastri dell’economia del Messico e dell’America Centrale: l’invio di rimesse dagli Stati Uniti da parte di coloro che sono emigrati e mantengono  in particolare, il Messico data la vicinanza geografica e gli stretti legami instaurati con gli Stati Uniti, sarà tra i Paesi più interessati dall’insediamento di Trump e dallo sviluppo della sua agenda politica. 

 Basti pensare che circa 37 milioni di messicani risiedono negli USA, e generano rimesse per 65 miliardi di dollari l’anno (pari al 3,6% del PIL); inoltre, la maggioranza dei flussi migratori in entrata nel vicino a stelle e strisce passa per il confine messicano.

Infatti il Paese centro americano è fortemente dipendente dall’economia a stelle e strisce, il Messico è diventato in questi ultimi anni il primo fornitore degli Stati Uniti superando la Cina e confermando la propria importanza come partner commerciale del vicino nordamericano; anche a livello di gestione dei flussi migratori la cooperazione con il governo messicano è cruciale per tenere sotto controllo la situazione al confine.

Il settore economico più significativo in termini economici in Messico è quello degli autoveicoli.

Si tratta del settore manifatturiero più importante del Messico, che contribuisce a generare il 3,6% del PIL e il 18% del valore aggiunto della manifattura.

Nel comparto sono attivi numerosi grandi produttori internazionali di autoveicoli ma anche di componentistica.

Il venir meno del supporto di Trump ai veicoli elettrici potrebbe quindi generare risvolti negativi anche per investimenti e produzione messicani.

Un primo segnale in tal senso arriva già dal fermo di Tesla – annunciato a luglio 2024 – alla costruzione della gigafactory in programma a Monterrey.

Di Admin

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