Intervistiamo il Dott. Giovanni De Ficchy, Criminologo Forense ed esperto in criminalità organizzata.

Giornalesera.com, in una conversazione con De Ficchy cerca di capire quale sia il radicamento della mafia cinese nel contesto romano e in quali circostanze è maturato il delitto della Prenestina.

L’agguato, raro per modalità ed esecuzione impeccabile, lascia presupporre l’intervento di un killer professionista. Il peso della vittima negli equilibri criminali cinesi, a Roma e, a quanto pare, anche a Prato, capitale italiana della comunità cinese, rafforza tale ipotesi.

La mafia cinese è molto radicata, ha sempre fatto i suoi affari provando a non entrare in conflitto con le mafie italiane, ma si è messa al servizio delle mafie italiane.

La precisione chirurgica dei colpi, tutti concentrati in punti vitali, esclude quasi del tutto la pista passionale o un regolamento di conti improvvisato. La vittima, identificata come Lin Wei, detto “Il Cobra” negli ambienti malavitosi, gestiva un impero basato sul traffico di merci contraffatte, l’usura e, secondo alcune indiscrezioni, anche un giro di estorsioni ai danni di commercianti cinesi. La sua eliminazione, quindi, potrebbe essere l’atto finale di una guerra per il controllo del territorio, un segnale forte lanciato da una fazione rivale decisa a scalzare “Il Cobra” dal suo trono. Gli inquirenti stanno passando al setaccio i suoi affari, cercando di ricostruire la rete di contatti e individuare possibili nemici. Prato, in particolare, è un crocevia cruciale.

Si teme che l’omicidio possa innescare una spirale di violenza tra le diverse gang che si contendono il potere all’interno della comunità cinese. La polizia ha intensificato i controlli e sta collaborando con le autorità locali per prevenire ulteriori episodi di sangue. L’ombra della Triade, sebbene mai provata con certezza, aleggia sull’intera vicenda, alimentando timori e sospetti.

Quindi è stata una mafia che si è organizzata, che ha gestito in autonomia i suoi affari, che si è messa in relazione ai clan italiani anche per non pestarsi i piedi.

Gli interessi dei clan cinesi spaziano dal business multimiliardario del pronto moda e della logistica, seppur caratterizzato da sfruttamento lavorativo e violazione delle regole, fino alle attività illegali come prostituzione, gioco d’azzardo e traffico di droga, in particolare droghe sintetiche, seguendo il modello di altre mafie.

L’infiltrazione nel tessuto economico legale serve da copertura e da lavanderia per i proventi illeciti, creando un circolo vizioso difficile da sradicare. La forza di questi clan risiede nella loro struttura transnazionale, con ramificazioni in Cina, in altri paesi asiatici e, sempre più, in Europa e in America.

Questa rete permette loro di coordinare le attività criminali su vasta scala, spostando capitali e merci con facilità e sfruttando le lacune legislative e le diverse giurisdizioni.

La compartimentazione interna e la rigida gerarchia rendono difficile per le forze dell’ordine penetrare le loro fila e raccogliere prove sufficienti per incriminare i vertici.

La paura e l’omertà, alimentate dalla violenza e dalle minacce, contribuiscono ulteriormente a proteggere i clan e a perpetuare le loro attività illecite.

La lotta contro questa criminalità organizzata richiede un approccio multidisciplinare e internazionale, che coinvolga le forze dell’ordine, la magistratura, le istituzioni finanziarie e le agenzie di intelligence, al fine di smantellare le loro reti, confiscare i loro beni e contrastare la cultura dell’illegalità e dello sfruttamento.

Come si rapporta con le mafie italiane?

Il collegamento più stretto con le mafie italiane è il riciclaggio di denaro sporco.

Diverse inchieste hanno rivelato che l’organizzazione si presta a riciclare proventi illeciti mafiosi, sfruttando punti di raccolta a Piazza Vittorio.

Molti esercizi commerciali cinesi, grazie alle loro reti internazionali, possono trasferire, anche solo nominalmente e quindi con minor rischio, denaro italiano per l’acquisto di droga all’estero.

Questa capacità, unita alla tradizionale reticenza a utilizzare i canali bancari ufficiali e alla propensione per il contante, rende questi esercizi un veicolo ideale per attività di riciclaggio e finanziamento del narcotraffico.

Non è raro che piccole somme, apparentemente lecite, vengano frammentate e trasferite verso conti esteri, rendendo difficile la tracciabilità e la quantificazione complessiva dei flussi illeciti.

Le autorità italiane, in collaborazione con le forze di polizia internazionali, si trovano a fronteggiare una sfida complessa che richiede un approccio multidisciplinare e una profonda conoscenza delle dinamiche economiche e sociali delle comunità cinesi presenti sul territorio.

L’attenzione si concentra non solo sui grandi importatori, ma anche sui piccoli esercizi, spesso gestiti da prestanome, che fungono da “collettori” di denaro sporco.

La lotta a questo fenomeno passa anche attraverso un’intensificazione dei controlli fiscali e la promozione di una maggiore trasparenza nelle transazioni finanziarie.

Cosa dimostra questa esecuzione in piena regola?

L’omicidio dimostra una forte capacità di intervento mafioso sul territorio e lascia presagire possibili reazioni. Essendo la vittima il braccio destro di un presunto capo, l’uccisione potrebbe preludere a una riorganizzazione interna o all’inizio di una guerra tra fazioni, sebbene sia prematuro affermarlo con certezza, l’esperienza suggerisce tali scenari.

Le indagini dovranno quindi concentrarsi sull’identificazione del mandante e degli esecutori, analizzando i rapporti di forza esistenti e le eventuali alleanze in corso.

Un elemento cruciale sarà l’analisi delle comunicazioni della vittima nelle settimane precedenti, alla ricerca di segnali premonitori o di tensioni latenti. Parallelamente, è fondamentale monitorare i movimenti degli affiliati noti e dei soggetti emergenti, per prevenire ulteriori atti di violenza e raccogliere informazioni utili a ricostruire il quadro completo della situazione.

La risposta dello Stato deve essere ferma e immediata, intensificando i controlli sul territorio e rafforzando la presenza delle forze dell’ordine, per dissuadere possibili vendette e rassicurare la popolazione.

Non bisogna sottovalutare, inoltre, il rischio di un’escalation della violenza, che potrebbe coinvolgere anche soggetti esterni all’organizzazione principale, attratti dalla prospettiva di guadagni illeciti o di acquisire potere. Un approccio multidisciplinare, che coinvolga magistratura, forze dell’ordine e servizi di intelligence, è indispensabile per contrastare efficacemente la minaccia mafiosa e ripristinare la legalità.

Di Admin

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