L’Italia è nuovamente protagonista nei negoziati che si stanno tenendo tra USA e Iran per trovare un accordo sul nucleare.

Il Ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi, ha infatti annunciato ai giornalisti che il quarto round si terrà ancora una volta a Roma.

Il bilaterale è previsto per questo sabato, 3 maggio. Ciò è quanto riporta l’agenzia stampa iraniana Tasnim, pur non fornendo altri dettagli.

La notizia, se confermata, segnerebbe un importante passo avanti nei rapporti tra. Iran e Israele , soprattutto alla luce delle tensioni recenti.

L’incontro potrebbe focalizzarsi su cooperazione economica, sicurezza regionale, crisi umanitarie. Al momento, non ci sono conferme ufficiali da parte degli Stati Uniti né dettagli circa il luogo o l’ora dell’incontro.

Resta quindi da attendere ulteriori sviluppi e comunicazioni ufficiali per avere un quadro più preciso.

Il primo incontro, lo ricordiamo, si è tenuto il 12 aprile a Mascate, in Oman.

Il secondo, invece, il 19 aprile a Roma, nell’ambasciata omanita. L’ultimo, il 26 aprile, di nuovo a Mascate.

Il primo appuntamento romano, peraltro, era stato oggetto di una serie di annunci e controannunci.

Confermato e smentito più volte alla fine si è effettivamente tenuto nel nostro Paese.

Oltre ai mediatori omaniti e allo stesso Araghchi è presente l’attivissimo Steve Witkoff, inviato speciale di Trump, il cui compito è gestire sia il complesso dossier mediorientale che quello ucraino.

A differenza degli Stati Uniti, merita di essere sottolineato, l’Iran continua a parlare di “negoziati indiretti”.

Ciò nonostante Araghchi e Witkoff abbiano avuto già nel corso del primo incontro una conversazione durata tre quarti d’ora. Ad ogni modo sembra filtrare un certo ottimismo da entrambe le parti, anche se adesso si è entrati nella fase più tecnica dei negoziati.

Questi sono del resto una conseguenza del nuovo approccio di Trump.

Il tycoon, infatti, pur avendo scoraggiato Israele dall’attaccare direttamente le postazioni nucleari iraniane, ha imposto a Teheran un aut aut.

A marzo, infatti, aveva fatto pervenire alla Guida Suprema Khamenei una missiva in cui gli dava due mesi di tempo per trovare un accordo. In caso di fallimento, gli USA avrebbero sostenuto Gerusalemme in un conflitto contro la Repubblica Islamica.

Per fortuna entrambe le parti sembrano voler evitare un simile scenario.

Preferiamo non scoprire cosa accadrebbe in caso di un loro fallimento.

Di Admin

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