De Ficchy Giovanni

Esperto di Geopolitica

Una svolta epocale nella guerra in Ucraina: i principali alleati di Kiev hanno abolito ogni limite all’uso delle armi fornite contro obiettivi in territorio russo.

L’annuncio del cancelliere tedesco Friedrich Merz suona come un siluro politico a Putin: “L’Ucraina ora può difendersi attaccando le postazioni militari oltre confine.

Un paese che può contrastare l’aggressore solo nel proprio territorio non si difende adeguatamente”.

La Germania fornirà all’Ucraina sistemi di difesa aerea e missili tedeschi IRIS-T per un valore di 2,2 miliardi di euro: lo ha annunciato il 29 maggio ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov. “È stato firmato un contratto con Diehl Defence per la produzione di sistemi e missili IRIS-T.

Il valore totale del contratto è di 2,2 miliardi di euro“, ha dichiarato Umerov in una nota pubblicata dal ministero della Difesa ucraino su Telegram.

Il 28 maggio ministero della Difesa tedesco, a seguito di un incontro tra il ministro della Difesa Boris Pistorius e Umerov, aveva reso noto che Berlino e Kiev hanno firmato un accordo per finanziare la produzione di armi a lungo raggio in Ucraina.

Il ministero aveva aggiunto che circa 5 miliardi di euro saranno stanziati nel 2025 per gli aiuti militari all’Ucraina e per la fornitura di sistemi di difesa aerea e munizioni.

COSA CAMBIA CON LA DECISIONE OCCIDENTALE

  • Niente più “linee rosse” sulla gittata dei missili forniti a Kiev
  • Libero utilizzo di artiglieria e droni contro basi logistiche e centri comando russi
  • Possibili attacchi ai sistemi missilistici che bombardano Kharkiv e altre città

“Finalmente riconosciamo la realtà: questa è guerra di difesa ucraina, non un gioco a ping-pong con regole assurde”, ha commentato un diplomatico NATO sotto condizione di anonimato.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito la mossa “una decisione piuttosto pericolosa che rischia di trascinare l’Occidente in un conflitto diretto”.

Intanto fonti del GRU (servizi segreti militari russi) lasciano trapelare che “qualsiasi attacco con armi occidentali in territorio russo comporterà risposte asimmetriche”, in un chiaro riferimento a possibili azioni su Paesi NATO.

Analisti militari prevedono che nei prossimi giorni potremmo assistere a:

  1. Attacchi ucraini contro aeroporti dove decollano i bombardieri russi
  2. Colpi ai depositi di missili Iskander nel Belgorod
  3. Possibili incursioni contro fabbriche di droni nella regione di Mosca

“Putin ha trasformato Kursk e Voronezh in basi militari – ora pagheranno il prezzo”, twitta un generale ucraino in riserva.

L’Occidente sembra aver trovato una formula per “delegare” a Kiev la pressione strategica sulla Russia senza impegnarsi direttamente. Ma il rischio di un incidente nucleare cresce proporzionalmente alla profondità degli attacchi ucraini.

La domanda ora è: fino a dove potrà spingersi Zelensky prima che Mosca consideri questo un atto di guerra totale? E soprattutto: gli alleati sono pronti alle conseguenze?

Una cosa è certa: dopo due anni di conflitto, le regole non scritte sono saltate.

E il fronte si sposta sempre più dentro la madrepatria russa.

Se invadi un Paese sovrano dopo tre anni ti aspetti che non ci siano conseguenze?

Così tutti vedranno la Russia per ciò che è: un Paese fallito che ha bisogno di ricorrere al nucleare per invadere un Paese che ha rinunciato al nucleare, che è 28 volte più piccolo e ha 4 volte meno abitanti.

La Cina toglierà il suo suo supporto alla Russia come annunciato in tal caso.

Assurdo poi che qualcuno creda che la Russia voglia rischiare una guerra atomica e la distruzione totale solo perché non riesce ad invadere il proprio vicino.

La guerra atomica è l’ultima spiaggia e si ricorre ad essa solo quando il tuo Paese rischia seriamente la distruzione , di certo non per capriccio.

Ma veramente qualcuno è ancora così ingenuo da credere ai bluff della propaganda russa ?

Come noto, poche ore fa’, droni ucraini hanno attaccato in profondità il territorio Russo,e hanno colpito varie installazioni militari, che hanno riportato significativi danni.

Inoltre vi sono stati attacchi di missili Storm Shadow che hanno causato anche la morte ed il ferimento di civili.

Appare evidente che tali attacchi sono stati condotti con la cooperazione attiva di Paesi occidentali poiché il supporto satellitare, tecnologico e di intelligence necessario per la realizzazione di questi attacchi non può essere garantito dalle sole forze ucraine.

E di questi minuti la notizia che Putin ha convocato d’urgenza una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza. Da oggi la guerra in Ucraina non sarà più la stessa.

Gli Ucraini hanno attaccato le principali basi dell’Aviazione Strategica russa con droni FPV lanciati da dentro il territorio russo.

Si tratta di un’operazione incredibile, che non ha probabilmente eguali nella storia, e che rchiama per pianificazione, sofisticazione e preparazione logistica l’operazione israeliana dei cercapersone.

Un attacco a sorpresa e uno shock per i Russi che ricorda Pearl Harbour.

Ma veniamo ai dettagli dell’operazione SPIDER WEB (così è stata denominata dai servizi ucraini). Per quanto siamo riusciti a ricostruire fin’ora (il flusso di informazioni è costante e stanno uscendo nuovi dettagli nel momento in cui scriviamo), le basi colpite sono almeno 4: Olenya (Oblast di Murmansk), Belaya (Oblast di Irkutsk), Severny (Oblast di Ivanovo) e Diaghilev (Oblast di Riazan). Delle prime 2 abbiamo maggiori informazioni: dai video sembra siano stati colpiti almeno 6 Tu-95M (5 a Olenya e 1 a Belaya), 4 Tu-22M3 e 1 An-12. Si tratta di numeri parziali che potrebbero aumentare nelle prossime ore, basti pensare che sulle 2 basi erano schierati in totale nei giorni scorsi 17 Tu-95M, una sessantina di Tu-22M3, circa 30 Mig-31 e una decina di velivoli da trasporto (An-26 e An-12).

La cosa più incredibile è come è stata condotta l’operazione: circa 100 droni FPV sono decollati da dei doppifondi nel tetto di container trasportati da autocarri nei pressi delle basi aeree; per il loro controllo e per la trasmissione delle immagini sembra sia stata utilizzata la rete telefonica russa, mentre per riconoscere e colpire i bersagli sono stati impiegati algoritmi di intelligenza artificiale, con gli FPV che hanno dunque agito in totale autonomia (anche perché guidare direttamente un numero così elevato di droni all’interno del territorio russo sarebbe risultato piuttosto complicato).

Ricordiamo che gli Ucraini investono ormai da oltre un anno in sistemi di guida a base IA per i droni per resistere al jamming russo e hanno dunque un ottimo expertise nel settore (anche grazie al supporto statunitense). Al momento resta da chiarire come tali container carichi di FPV siano entrati in territorio russo. Non è da escludere che gli stessi droni siano stati prodotti e assemblati direttamente in Russia; incrociando alcune fonti, è emerso infatti che i sistemi potrebbero essere stati fabbricati in un magazzino nell’Oblast di Celjabinsk, al confine con il Kazakistan.

Dalle immagini sembra che ogni container contenesse circa una ventina di droni, e sarebbero dunque stati impiegati almeno 5 autocarri (uno per base).

I camion, dopo aver rilasciato gli sciami di droni sono stati fatti esplodere con un meccanismo di autodistruzione.

I servizi ucraini hanno rivendicato l’attacco e hanno dichiarato di aver colpito oltre 40 velivoli, mentre la pianificazione dell’operazione sarebbe andata avanti per oltre 1 anno e mezzo.

Quest’operazione cambia completamente l’equazione della guerra, e manda un messaggio chiaro anche ai Paesi occidentali: con un elevato numero di sistemi a basso costo e una pianificazione esemplare si possono condurre attacchi asimmetrici devastanti, contro i quali neanche un Paese come la Russia, impegnato in questa guerra da oltre 3 anni sembra essere attrezzato a difendersi.

Vedremo ora quale sarà la risposta di Mosca, che potrebbe già nelle prossime ore lanciare massicci attacchi di droni e missili contro l’Ucraina (al momento in cui scriviamo è stato dichiarato l’allarme aereo in tutta l’Ucraina orientale).

Non escludiamo inoltre una possibile risposta “strategica” con missili balistici a medio/lungo raggio con capacità nucleare, ma armati con testate convenzionali, come fatto in passato con il missile ORESHNIK.

Dalle ultime informazioni sembra che ci fosse un quinto obiettivo, la base aerea di Ukrainka (Oblast di Amur), ma il camion sarebbe esploso prima di lanciare i droni.

Inoltre, non è chiaro se sia stata attaccata anche la base di Engels, dalla quale, secondo fonti russe, sarebbero decollati tutti gli aerei in via preventiva per sfuggire all’attacco, ma al momento non siamo in grado di verificare.

Di Admin

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