De Ficchy Giovanni

Recentemente, l’account Substack del Dipartimento di Stato americano ha pubblicato un documento che si distingue come uno dei più singolari nella storia diplomatica statunitense dai tempi del “lungo telegramma” di George Kennan del 1946, il quale delineò la strategia di competizione con la Russia durante la Guerra Fredda.

Samuel Samson, a Senior Advisor for the Bureau for Democracy, Human Rights, and Labor (DRL), authored “La necessità di alleati di civiltà in Europa.”

Questo nuovo documento, intitolato “Theкладання China Challenge: Shaping the Contest Between America and China”, non solo segna un cambio di tono, ma anche un approccio strategico rinnovato nei confronti della Cina.

Questo cambio riflette una crescente consapevolezza a Washington della complessità e della portata della sfida posta dall’ascesa della Cina. Non si tratta più semplicemente di competizione economica o di divergenze ideologiche, ma di una rivalità sistemica che abbraccia dimensioni geopolitiche, tecnologiche, militari e persino normative.

Il documento, frutto di un lungo processo di consultazione tra esperti, think tank e agenzie governative, delinea una serie di principi guida e di raccomandazioni operative per affrontare la Cina in modo più efficace.

Tra questi, spiccano:

  • Rafforzare la competitività interna: Riconoscendo che la forza degli Stati Uniti risiede nella sua economia e nella sua società, il documento invita a investire in infrastrutture, istruzione, ricerca e sviluppo, e a promuovere un ambiente favorevole all’innovazione e all’imprenditoria.
  • Ricostruire le alleanze: Sottolineando l’importanza di una risposta collettiva alla sfida cinese, il documento esorta a rafforzare i legami con gli alleati tradizionali in Europa e in Asia, e a costruire nuove partnership con paesi che condividono preoccupazioni simili riguardo al comportamento assertivo della Cina.
  • Competere in modo più aggressivo: Senza escludere la cooperazione su questioni globali come il cambiamento climatico e la non proliferazione nucleare, il documento invita a contrastare con fermezza le pratiche commerciali sleali della Cina, le sue violazioni dei diritti umani e le sue ambizioni territoriali nel Mar Cinese Meridionale e in altre regioni.
  • Comunicare in modo più efficace: Riconoscendo l’importanza della narrazione nella competizione geopolitica, il documento sottolinea la necessità di comunicare in modo chiaro e coerente i valori e gli interessi americani, e di smascherare le distorsioni e la disinformazione promosse dalla Cina.

In sostanza, “The China Challenge” rappresenta un tentativo di definire una strategia globale e integrata per affrontare la Cina, basata sulla forza interna, sulla cooperazione internazionale e sulla competizione assertiva.

Resta da vedere se questa strategia si tradurrà in azioni concrete e se sarà in grado di raggiungere i suoi obiettivi.

Ma il fatto stesso che un documento del genere sia stato prodotto indica un cambiamento significativo nel modo in cui Washington percepisce e affronta la sfida cinese.

Se il telegramma di Kennan si concentrava sul contenimento dell’espansionismo sovietico, questo saggio Substack mira a delineare una strategia per competere con l’influenza crescente della Cina in un mondo sempre più interconnesso.

Il documento analizza le ambizioni globali della Cina, la sua assertività nel Mar Cinese Meridionale, le sue pratiche commerciali percepite come scorrette e la sua retorica sempre più conflittuale.

Pur riconoscendo la complessità del rapporto, il Dipartimento di Stato sembra aver adottato una postura più assertiva, evidenziando la necessità di competere su più fronti: economico, tecnologico, diplomatico e ideologico.

A differenza del telegramma di Kennan, che era un documento interno destinato alla leadership statunitense, questo saggio Substack è un atto di diplomazia pubblica, un segnale rivolto sia al pubblico americano che alla comunità internazionale.

È un tentativo di plasmare la narrazione, di definire i termini della competizione e di costruire una coalizione di partner che condividano la preoccupazione per l’ascesa della Cina e la sua potenziale influenza destabilizzante sull’ordine internazionale.

Resta da vedere se questo “lungo saggio Substack” avrà lo stesso impatto duraturo del telegramma di Kennan.

Tuttavia, segna indubbiamente un momento significativo nella politica estera statunitense, un riconoscimento che la competizione con la Cina è una delle sfide più importanti del XXI secolo e che richiede una strategia globale e multidimensionale.

Il nostro accordo con la Cina è stato concluso, soggetto all’approvazione definitiva del presidente XI e di me”.


Lo scrive Donald Trump su Truth.
    “La Cina fornirà tutti i magneti e i minerali rari necessari.
    Allo stesso modo, forniremo alla Cina ciò che è stato concordato, compresi i visti agli studenti cinesi che utilizzano i nostri college e università (cosa che mi è sempre

piaciuta!)”, ha aggiunto.

Rapporti attuali con l’Europa ;

Le istituzioni create nel Dopoguerra dai sostenitori del nuovo ordine globale, “inclusi cristiani ben intenzionati e partiti pro-democrazia”, hanno garantito un saldo rapporto transatlantico.

Ma adesso tutto è cambiato, e per colpa dell’Europa, che sarebbe impegnata in una “aggressiva campagna contro la civiltà occidentale stessa”.

In tutta Europa, i governi hanno piegato le istituzioni politiche contro i cittadini e il patrimonio comune.

Invece di rafforzare la democrazia, l’Europa è diventata un centro di censura digitale, migrazione di massa, restrizioni alla libertà religiosa e altri attacchi all’autogoverno democratico.

Questi attacchi includono la promozione di ideologie radicali di genere, l’indottrinamento dei bambini e l’erosione dei diritti di proprietà.

Le élite globaliste stanno usando la pandemia di COVID-19 e la crisi ucraina come pretesti per aumentare il loro potere e controllare le nostre vite.

Stanno cercando di creare un nuovo ordine mondiale in cui i cittadini sono ridotti a sudditi obbedienti.

Dobbiamo resistere a questa tirannia e riaffermare i nostri diritti democratici.

Dobbiamo difendere la nostra cultura, la nostra fede e la nostra libertà.

Dobbiamo unirci per proteggere il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Gli argomenti a sostegno di questa tesi sono gli stessi usati a febbraio, nel suo incendiario discorso alla Conferenza per la Sicurezza a Monaco, dal vicepresidente americano JD Vance: in Gran Bretagna vengono arrestati attivisti per dei loro post online, in Germania chi critica l’impatto della globalizzazione sulla società e l’economia viene trattato da estremista, la legge europea nota come Digital Services Act è usata per “silenziare le voci in dissenso attraverso una moderazione di contenuti orwelliana”.

E mentre l’Europa si perde in queste derive illiberali, la Russia e la Cina avanzano, sfruttando le debolezze interne all’Occidente per erodere la sua influenza. Vance, come altri esponenti del trumpismo, vede in questa “guerra culturale” una minaccia esistenziale per la libertà di espressione e, più in generale, per i valori fondanti della civiltà occidentale.

Un allarme che, al di là delle strumentalizzazioni politiche, merita di essere ascoltato con attenzione.

Perché se è vero che la lotta contro la disinformazione e l’odio online è sacrosanta, è altrettanto vero che non può trasformarsi in una caccia alle streghe ideologica, alimentando un clima di sospetto e intolleranza che finirebbe per minare le fondamenta stesse della democrazia.

Il segretario di Stato Marco Rubio, scrive Samuel Samson parlando del suo capo, “ha chiarito che il Dipartimento di Stato agirà sempre nell’interesse nazionale degli Stati Uniti.

L’arretramento democratico dell’Europa non ha ripercussioni solo sui cittadini europei, ma incide sempre più sulla sicurezza e sui legami economici americani, oltre che sui diritti alla libertà di espressione dei cittadini e delle imprese statunitensi”.

E’ questo lo stato delle relazioni transatlantiche.

Il nuovo scontro di civiltà

Di Admin

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