
Rinunciare all’orale alla maturità sa di ’68 stantio: la vita è fatta di esami, successi e fallimenti.
L’abolizione dell’esame orale?
Un rigurgito di ideologie passate che non preparano i giovani alla realtà.
Il mondo del lavoro è una giungla, piena di sfide e valutazioni continue.
Come pensiamo di formare individui resilienti se li proteggiamo da un semplice colloquio?
L’esame non è solo una verifica di nozioni, ma una prova di maturità, di capacità di argomentare, di gestire l’ansia, di presentarsi al meglio. Un’occasione per crescere, insomma.
Rinunciarvi è un autogol per il futuro dei nostri ragazzi.
Ai “giovani anziani” che rifiutano la maturità: il dibattito sulla scuola e sull’abolizione di queste prove (orali o scritte) sembra superato, come un ’68 stantio.
.Eppure, il rito di passaggio resiste, anche se sempre più contestato. Forse perché, in fondo, quella “maturità” – al di là dei quiz e delle commissioni – è una metafora di qualcosa di più profondo.
Un addio all’adolescenza, un salto (spesso nel vuoto) verso l’età adulta.
E a chi, nell’epoca dell’eterna giovinezza, ha voglia di crescere davvero?
La scuola, specchio di una società che fatica a invecchiare, si interroga.
Ma le risposte, per ora, latitano.
È pieno di nostalgia per la “fantasia al potere” e di applausi per chi sfida il sistema.
Sono costernato nel leggere esperti – commentatori, psicologi e pedagogisti – che difendono chi rifiuta l’esame orale, assecondati da chi incoraggia questa deriva progressista.
Da sempre mi sono opposto all’elusione della prova scritta, reintrodotta dopo la sua abolizione durante il Covid.
Oggi, pochi studenti, supportati dai media e per emulazione, chiedono l’abolizione dell’esame orale, affermando: “Non voglio essere valutato per un esame, ma per ciò che sono”.
Questi giovani sono vecchi dentro, dinosauri che inseguono un disimpegno sessantenne.
La società ha già subito le conseguenze disastrose del ‘6 politico’ e del ’18 universitario’.
Illusi dal mito del reddito di cittadinanza, i giovani rischiano ora di disimpegnarsi dall’istruzione, temendo bocciature percepite come ferite.
Ma la vita è fatta di prove, successi e insuccessi.
Contestare l’orale è ipocrita, poiché verifiche e colloqui valutativi sono frequenti sia prima che dopo l’esame di Stato.
Spesso, come genitori, preferiamo un’approvazione superficiale a una severità costruttiva.
Preparare i figli all’insuccesso e all’assistenzialismo è inaccettabile.
Condivido la promessa del Ministro Valditara di cambiare rotta: in una democrazia, chi occupa e danneggia deve rispondere delle proprie azioni.
È fondamentale promuovere una cultura della responsabilità e del merito.
La scuola deve formare cittadini consapevoli, capaci di affrontare le sfide del futuro con spirito critico e impegno.
Non possiamo permettere che si diffonda un atteggiamento di rassegnazione o di dipendenza dallo Stato.
Al contrario, dobbiamo incentivare l’iniziativa personale, la creatività e la voglia di mettersi in gioco.
Solo così potremo costruire una società più giusta e prospera
Silenzio equivale a bocciatura.
Severo, ma giusto.
Silenzio agli orali: comportamento ipocrita, non rivoluzionario, da falliti comunisti.
