E così Stellantis (la controllante Exor, certo, ma cerchiamo di badare al sodo) ha ceduto la divisione dei veicoli commerciali dello storico e glorioso marchio Iveco, vendendolo agli indiani di Tata.

In realtà CNH e Iveco furono scorporate dal gruppo Fiat e quotate in borsa già da marchionne e appartengono ( o meglio appartenevano ) a exor , stellantis nasce invece dalla fusione di FCA e psa, anche qui l’azionista è exor.

Marchionne era AD di FCA, la ex Fiat industrial ( CNH e Iveco) e di Ferrari ( tre cariche distinte), Tavares ha preso la sua eredità solo per la parte di FCA, come Filosa.

Exor è l’azionista di entrambe , stellantis e Iveco quindi sono due società distinte.

Il gruppo… mi diverte quest’ansia di spiegare gli scorpori che nascondono… il nulla

Gli Elkann sono imprenditori, e come tali, perseguono le loro strategie e convenienze, come fanno tutti….

Per quanto riguarda il settore di difesa della stessa Iveco, almeno questo resta in Italia e va a Leonardo, ancor più grande player internazionale.

Quello che Stellantis è sempre meno.

Grazie alla cessione, si annuncia un dividendo straordinario per gli azionisti di Iveco, probabilmente gli unici felici dell’ennesima, infelice ritirata di quello che fu il primo gruppo automobilistico italiano e che oggi semplicemente non si capisce cosa sia.

Un contentino, si potrebbe dire, per sopportare l’onta di una leadership persa e di una visione industriale che sembra essersi smarrita nei meandri di bilanci e speculazioni finanziarie.

Mentre Stellantis continua a macinare successi (e utili) su scala globale, Iveco si accontenta di distribuire dividendi straordinari, rinunciando di fatto a investire nel futuro e a competere ad armi pari con i colossi del settore.

Un futuro che, a questo punto, appare sempre più nebuloso e incerto, relegando il marchio a un ruolo marginale nel panorama automotive internazionale.

Resta da capire se questa sia una strategia deliberata o semplicemente la conseguenza di una gestione miope e senza ambizioni.

In ogni caso, gli unici a sorridere sono gli azionisti, almeno fino al prossimo bilancio.

Non è la prima volta che scriviamo di Stellantis, ridotta ormai a collezionista di risultati negativi che non sembrano aver fine e devastata da luna serie incredibile di errori di gestione che l’hanno portata a essere sempre e comunque fra gli ultimi della fila di qualsiasi classifica sui costruttori europei di automobili.

E non si tratta di problemi di poco conto, ma di scelte strategiche sbagliate, modelli che non incontrano il favore del pubblico, una rete di vendita demotivata e politiche di prezzo che spesso appaiono del tutto fuori mercato.

Il risultato è un lento ma inesorabile declino che sembra non trovare argini, con la quota di mercato che si assottiglia sempre di più e la redditività che langue.

E intanto, la concorrenza avanza, forte di idee innovative, prodotti accattivanti e una gestione più oculata delle risorse.

Stellantis rischia di diventare un gigante dai piedi d’argilla, incapace di competere in un mercato sempre più agguerrito e dominato da player che sanno interpretare meglio le esigenze dei consumatori.

La domanda sorge spontanea: cosa aspetta il management a invertire la rotta? Servono decisioni coraggiose, un cambio di passo radicale e una visione strategica chiara per evitare il disastro.

Del resto, una sola cosa ha fatto bene Stellantis negli ultimi anni: distribuire dividendi e in questo – purtroppo – riscontriamo un’assoluta continuità fra la fallimentare gestione Tavares e l’avvio della nuova affidata al napoletano Filosa.

Ora si dirà che è tutto parte di una necessaria riorganizzazione dell’attività industriale, della volontà di concentrarsi sul core business di Stellantis, eccetera, eccetera.

Continuiamo a non vedere uno straccio di prospettiva, un modello che sia degno di attenzione sul mercato internazionale.

Una macchina su cui puntare per costruire le basi di un rilancio in cui continuiamo a credere in onore della storia dell’auto nel nostro Paese e dell’impareggiabile know how di quel quello che fu il gruppo Fiat e il suo straordinario indotto.

Dopo l’ultimo intervento, abbiamo ricevuto messaggi di dipendenti e collaboratori Stellantis addolorati dalle parole da me rivolte al loro gruppo: una testimonianza di passione e senso dell’azienda che avremmo voluto vedere ai più alti livelli di un’azienda ridotta ormai a comparsa nella grande storia dell’auto

Le prossime mosse saranno le cessioni o chiusura di brand stellantis che non fanno utili (Lanci, Maserati ecc) e pronti entro 5 anni a cedere il mercato ai cinesi con le nuove tecnologie (elettrico, driverless)

Di Admin

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