
Le sirene non si fermano più.
Ondate da centinaia di droni piombano sull’Ucraina: saturazione, non forza.
Putin li manda per consumare le difese, bruciare munizioni occidentali, generare panico. Kyiv fuma, i vetri delle sedi governative tremano: è teatro d’usura, non di dominio.
E mentre i cieli ruggiscono, a Washington il messaggio è chirurgico: “faremo crollare l’economia russa”.
Non slogan: il secondo fronte—quello dei numeri—si chiude come una morsa.
La lama più rapida, però, è il prezzo del petrolio.

Se il Brent scivola stabilmente sotto i 60 $ al barile per almeno due trimestri e lo sconto dell’Urals resta sopra i 12–15 $ (indicatore di “sangue” sul margine fiscale), le entrate energetiche di Mosca calano del 25–35% su base annua; sotto i 55 $ il bilancio inizia a respirare a colpi corti.
Qui non basta propaganda: o entrano rubli, o si spengono torce.
Poi c’è la carne viva della guerra energetica. Se la capacità di raffinazione russa offline resta ≥20% per almeno 8 settimane cumulative e il tempo medio di ripristino di unità critiche (FCC, hydrocracking, reforming) supera i 30–45 giorni, l’effetto “intermittenza” diventa persistenza. Segnale a terra: indice all’ingrosso dell’AI-95 a +45–60% su base annua in Estremo Oriente e scorte prodotti sotto i 10 giorni di copertura in almeno tre regioni (Crimea inclusa).
Ogni settimana aggiunta è acciaio che s’incrina.
La difesa aerea consuma ossigeno.

Se il rapporto “intercettori SAM lanciati / droni-missili in ingresso” resta ≥0,8 per ondate >300 vettori e la produzione mensile di missili S-300/400 non copre il consumo di due notti “pesanti”, lo stock cade sotto i 60 giorni di fornitura: è il respiro corto dell’AD.
E quando i radar tacciono a macchia di leopardo per 15–30 minuti, nascono finestre: quei varchi in cui JDAM-ER, SDB e HARM volano basso e tornano a casa.
Sotto i piedi, la logistica scricchiola.
Se la throughput ferroviaria sull’arco Rostov–Taganrog–Volnovacha–Mariupol–Melitopol–Džankoj scende del 15–25% per quattro settimane (convogli più corti, velocità ridotte, ripristini ripetuti) e la linea prodotti Ryazan→Mosca resta intermittente oltre 10 giorni senza re-strike, l’“effetto cupola” della capitale succhia carburante dal fronte: più camion, più diesel bruciato per portare il diesel, più finestra per FPV.
Il bilancio fa rima con crepuscolo.
Se il deficit federale supera il 4% del PIL e l’emissione netta di OFZ sfonda i 500–700 mld di rubli al mese per tre mesi, mentre la parte liquida del Fondo del Benessere Nazionale scende sotto i 3–4 trilioni di rubli, la coperta non è più corta: è sfilacciata.
A quel punto il rublo racconta la verità meglio dei telegiornali: sopra 120 per dollaro sul mercato parallelo per >30 giorni e inflazione alimentare >20% a/a sono la sirena che si sente anche con le finestre chiuse.

Tutto insieme fa thriller.
Droni che saturano, raffinerie che tossiscono, tankers che aspettano, un Brent che corre più veloce dei comunicati.
Non c’è “colpo di grazia”: c’è la pendenza della curva.
Se due di questi tre blocchi restano contemporaneamente veri per un trimestre—Brent <60 $ e sconto Urals >12 $; raffinazione offline ≥20% per ≥8 settimane; deficit >4% PIL con NWF liquido <4T—il crepuscolo non è più una metafora: è un orologio. Ogni tic è un barile in meno, ogni tac è un intercettore in più che manca. E a forza di tics e tacs, perfino gli imperi capiscono che la notte non arriva mai di colpo; arriva a piccoli blackout.
Un ringraziamento speciale va a Marco Battiato , che con il suo articolo ha messo in chiaro ciò che spesso sfugge nel rumore quotidiano: la guerra di Putin non è solo missili e droni, ma anche numeri, bilanci, prezzi del petrolio e sanzioni che scavano nel tempo.
Ha avuto la lucidità di collegare i due fronti — quello visibile, fatto di fuoco nei cieli, e quello invisibile, fatto di spread Brent/Urals, deficit e contabilità militare — mostrando che il crepuscolo di Mosca non si misura con un’esplosione, ma con un logoramento continuo.
Grazie a lui il quadro non resta un mosaico di frammenti: diventa una trama leggibile, un thriller geopolitico dove l’economia corre più veloce delle armi. È un lavoro che non solo informa, ma orienta, e che aiuta a capire come la storia si stia scrivendo sotto i nostri occhi, riga dopo riga, numero dopo numero.
Bibliografia
Attacco con 800 droni sull’Ucraina La Stampa – “800 droni sull’Ucraina, colpito il palazzo del governo” (7 settembre 2025) La Stampa Dichiarazioni di Bessent (“faremo crollare l’economia russa”) Reuters – U.S. Treasury says secondary sanctions coming, needs Europe’s alignment (settembre 2025) Reuters Deficit e bilancio russo sotto stress Bloomberg – Russia’s war spending reaches 41% of budget, deficit to widen (agosto 2025) Bloomberg Il peso della guerra nel bilancio russo The Moscow Times – Russia’s Economy Faces Stagnation Despite High War Spending (agosto 2025) The Moscow Times Attacchi a raffinerie russe (es. Ilsky) OSINTdefender / Reuters – Ukraine strikes Russian Black Sea refinery, part of 25% refining capacity offline (estate 2025) Reuters – Energy Decisioni OPEC+ e rialzi di produzione Reuters – OPEC+ agrees further oil output boost from October to regain market share (7 settembre 2025) Reuters Prospettive di prezzo del petrolio U.S. Energy Information Administration (EIA) – Short-Term Energy Outlook, settembre 2025 EIA STEO Trend di prezzo attuale (Brent ~65–66 $) Barron’s – Oil Prices Were Supposed to Fall. 3 Reasons They Haven’t (settembre 2025) Barron’s