Nel vasto scenario delle grandi battaglie che hanno segnato la storia, quella di Talas (751 d.C.) occupa un posto particolare. Non solo perché vide lo scontro tra due mondi apparentemente lontani – l’Impero islamico abbaside e l’Impero cinese Tang – ma anche perché da quell’incontro nacque un evento destinato a cambiare la civiltà mondiale: la diffusione della carta verso Occidente.
Il contesto storico
A metà dell’VIII secolo, l’Asia centrale era un crocevia strategico e culturale. Lungo le rotte della Via della Seta si incrociavano carovane, eserciti e religioni: buddhisti, musulmani, nestoriani e confuciani convivevano in un mosaico complesso.
A ovest, il califfato abbaside, fresco di vittoria sugli omayyadi, cercava di consolidare il suo potere e ampliare la propria influenza verso l’Asia.
A est, la dinastia Tang governava la Cina in una delle sue epoche più splendide, interessata a mantenere il controllo sulle oasi e sui principati centroasiatici.
Il piccolo regno di Fergana e la città di Talas (oggi in Kirghizistan) divennero così il teatro di uno scontro inevitabile.
Lo scontro
Nel 751 le due potenze si affrontarono con eserciti imponenti. Le cronache parlano di decine di migliaia di soldati da entrambe le parti, con alleati locali che spesso tradivano in base a convenienze immediate.
La battaglia fu lunga e incerta, ma l’esito si decise grazie al tradimento delle tribù turche dei Karluk, inizialmente schierate con i Tang ma passate agli Abbasidi nel momento decisivo. La disfatta cinese fu totale: i Tang, colti di sorpresa, persero il controllo della regione e da allora la loro presenza in Asia centrale iniziò a ridimensionarsi.
Le conseguenze politiche
La vittoria abbaside consolidò la presenza islamica in Asia centrale. La regione divenne un’area di influenza musulmana, ponte di scambi religiosi e culturali.
Per la Cina Tang, già provata da tensioni interne e dalle rivolte (come quella devastante di An Lushan pochi anni dopo), la sconfitta segnò il ritiro da quell’area strategica.
La “rivoluzione della carta”
Il ricordo più famoso della Battaglia di Talas, però, non è militare ma culturale. Secondo la tradizione, gli Abbasidi catturarono prigionieri cinesi tra cui artigiani della carta. Fino ad allora, nel mondo islamico e in Europa si usavano pergamena e papiro, materiali costosi e difficili da produrre.
La tecnologia cinese della carta, perfezionata già dal II secolo, venne così introdotta nel califfato. Da Samarcanda – che divenne il primo grande centro cartario islamico – la produzione si diffuse rapidamente a Baghdad, poi in Egitto, nel Maghreb e infine nella Spagna musulmana. Da lì raggiunse l’Europa, trasformando la trasmissione del sapere e aprendo la strada a biblioteche, studi scientifici e, secoli dopo, alla rivoluzione della stampa.
Un incontro-scontro di civiltà
La Battaglia di Talas non fu una guerra di conquista totale, ma piuttosto un episodio simbolico:
segnò l’arresto dell’espansione cinese verso ovest,
consolidò l’influenza islamica sulla Via della Seta,
e, soprattutto, avviò il trasferimento tecnologico più decisivo della storia medievale: la carta.
Quell’oggetto apparentemente semplice cambiò il modo di comunicare, di commerciare e di pensare. Dalle scuole coraniche alle università medievali, fino a Gutenberg, tutto parte da Talas.