De Ficchy Giovanni

Il Gioco di Putin e i Dilemmi Cinesi: L’Incessante Guerra in Ucraina

Nel mondo delle geopolitiche contemporanee, la danza letale tra Russia e Ucraina assume contorni sempre più tragici.

Mentre il peso delle scelte di Putin grava sull’intera nazione, i suoi occhi si volgono verso una fonte di sostegno cruciale: la Cina.

In un’epoca in cui il denaro e le forniture sono essenziali per sostenere una guerra tanto logorante, il presidente russo si trova a dover dipendere non solo dalle sue capacità strategiche, ma anche dalla benevolenza di Pechino.

Senza il sostegno cinese, la Russia potrebbe trovarsi in un vicolo cieco dal quale non sa come uscire.

Ma mentre la Russia cerca di allungare la mano verso la Cina, scenari drammatici si svolgono nelle strade di Kiev.

L’immagine di centinaia di migliaia di persone in movimento, con i bambini costretti a rifugiarsi nelle stazioni della metropolitana invece di godersi il primo giorno di scuola, racconta una storia di terrore e resistenza.

Questa immagine di vulnerabilità non è solo un triste tableau, ma un chiaro segnale del crescente disagio sociale che la guerra ha portato con sé.

La Russia, alzando la posta in gioco con attacchi aerei massicci, sembra voler inviare un messaggio inequivocabile: la guerra non si fermerà tanto facilmente.

La presenza di Putin al vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) del 2025 serve a rafforzare ulteriormente questo messaggio.

Mentre il mondo guarda, la Russia sta chiaramente mostrando che la sua intenzione è quella di proseguire sulla strada del conflitto, cercando legittimazione internazionale e alleanze strategiche.

La cosa paradossale?

La guerra in Ucraina è stata completamente ignorata nei documenti finali di questo incontro, a sottolineare l’assurdità della situazione: una guerra devastante nel cuore dell’Europa eppure assente nei discorsi di un’organizzazione composta da dieci membri, tra cui spiccano nomi come Cina, India e Iran.

Ma perché alla Cina dovrebbe importare se la guerra continui?

Per Pechino, questa può essere vista come un’opportunità d’affari.

Maggiore è la dipendenza della Russia, migliori possono essere i termini per l’acquisto di risorse minerarie e petrolifere, risorse vitali in un mondo che sta cercando nuovi approvvigionamenti energetici.

L’approccio cinese è pragmatico: “Niente di personale, solo affari”.

Questa massima, impietosa e tagliente, si applica perfettamente ai rapporti tra le due potenze.

In un contesto in cui Putin cerca di fare leva sull’alleanza con la Cina, l’essenza simbolica della sua presenza al giubileo del Giorno della Vittoria cinese viene esaltata.

La parata militare cinese dell’80° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale ha trasformato Putin, insieme a Kim Jong Un, in semplici pedoni di un gioco ben più grande.

Anche in questo caso, la cattiva sorte accompagna il leader russo, il cui arrivo in Cina è avvenuto in un momento di acuta disperazione, peraltro senza risolvere la crisi ucraina.

In realtà, Putin deve trovare forme di autolegitimazione per mantenere la sua immagine di leader forte.

Tuttavia, ci si domanda quanto possa durare questa facciata quando la guerra continua a logorare il tessuto della società russa.

Ogni giorno trascorso in conflitto non fa altro che portare la Russia verso una spirale autodistruttiva, alimentata da corruzione, crudeltà e una guerra che sembra non avere fine.

Le immagini di droni carichi di munizioni a grappolo che sorvolano le città ucraine raccontano storie di devastazione e sofferenza.

Il fatto che Putin ostenti queste azioni non è altro che il suo modo di dire al popolo ucraino: “Questo potrebbe essere il tuo destino.”

La questione etica qui è lampante – una nazione che colpisce indiscriminatamente, mostrata come una potenza invincibile, ma che in realtà è solo il riflesso della sua stessa fragilità.

E mentre la SCO continua a esistere come un faro di speranza per certi stati in cerca di alleanze, l’Europa osserva impotente. Le omissioni nel documento finale del vertice del 2025 parlano chiaro: si discute di vari conflitti, ma il gigantesco elefante in sala, ossia la guerra in Ucraina, viene ignorato.

Potrebbe sembrare che l’Europa sia destinata a rimanere a guardare, osservando come le dinamiche di potere si spostano senza mai intervenire concretamente.

Eppure, la predizione più preoccupante rimane l’idea che il risultato finale di questo conflitto sarà il collasso della Federazione Russa. Una previsione audace, certo, ma che va considerata seriamente.

Nonostante la sorpresa iniziale dell’annuncio del 27 febbraio 2022, in cui affermai che Putin aveva già perso la guerra a solo quattro giorni dall’invasione, molti derisero tale affermazione.

Oggi, però, ci troviamo in una realtà che conferma come la guerra, lungi dall’essere una vittoria, stia conducendo verso un inevitabile crollo.

La metafora del castello di carta si adatta perfettamente: Putin sta costruendo una realtà imperiale su fondamenta fragili, destinate a crollare appena un soffio di vento deciderà di farsi sentire.

La resistenza ucraina, lungi dal piegarsi, ha riflettuto e amplificato questo crollo, dimostrando che la libertà non è semplice, ma è valente. Più a lungo durerà la guerra, più essa esporrà le debolezze interne della Russia stessa.

Così, ironicamente, possiamo affermare che il destino di Putin è già scritto, segnato dalle sue stesse scelte.

La dipendenza dalla Cina, l’atteggiamento provocatorio nei confronti dell’Ucraina, e la frustrazione crescente di un popolo stanco di guerra non fanno che alimentare la profezia di un crollo imminente.

In questo intricato mosaico di alleanze e conflitti, l’unica realtà certa è che la guerra non porterà altro che distruzione.

E sebbene Putin possa tentare di vestirsi da vincitore, nel cuore della Russia si nasconde una verità inconfutabile: il declino è ormai inarrestabile.

Di Admin

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