De Ficchy Giovanni



In questi giorni non si fa altro che parlare della crisi cubana, una vera e propria clessidra in cui il tempo sembra essersi fermato, ma non per i cubani.

No, per loro il tempo scorre in un modo molto meno poetico: lunghe file per il cibo, case che cadono a pezzi e un regime che dimentica persino di affacciarsi alla finestra.

Ma chi ha davvero voglia di preoccuparsi per tutto ciò, quando su Facebook puoi trovare italiani pronti a spiegare a un cubano medio cosa sta accadendo nella sua vita?

Sì, avete capito bene!

Questi “esperti” con il sederino al caldo nei loro appartamenti, magari davanti a un bel piatto di pasta al pomodoro, si sentono in dovere di illuminare la popolazione cubana sul “mito” della realtà.

I 60 anni di propaganda castrista hanno creato un universo parallelo, in cui Cuba è un paradiso terrestre, e gli americani sono i cattivi di turno, sempre pronti a destabilizzare l’armonia di questa isola incantata.

Non importa se ci sono navi mercantili provenienti da ogni angolo del mondo che, a differenza dei cubani, non si devono mettere in fila per un pollo: per questi “esperti” i complotti statunitensi sono il burro sulla loro fetta di pane.



Quando parliamo delle portacontainer, che collegano Cuba al resto del mondo, all’orecchio di un italiano scatta il giubilo: “Oh guarda, la Costa Container Lines di Genova!”

Gridano…mentre la gente di Cuba teme che la propria casa cada a pezzi durante la notte.

Una nave in arrivo carica di cibo fresco?

Certo, ma solo se sai quale magazzino amico fidarti.

Per il cubano medio, l’unico viaggio che interessa è quello verso la fila del mercato, dove la speranza di portare a casa qualcosa di commestibile scivola via come un sogno irraggiungibile.

La mattina, il cubano si sveglia e non crede ai suoi occhi: altre ore di fila, altri tentativi di supermarket-roulette.

E se hai fortuna, probabilmente riuscirai a tornare a casa con un pollo — prodotto negli USA!

Che ironia, vero?

Un pollo che viaggia attraverso sanzioni, permessi e burocrazia, ma che giunge comunque diritto sulle tavole cubane grazie a un allentamento dell’embargo che risale agli anni di Clinton.

Ma immediatamente il pensiero va a chi non ha quella fortuna, che torna a casa a mani vuote e con lo stomaco brontolante.

E poi ci sono le case.

Le tanto famose case popolari cubane, che un giorno furono costruite con sogni e speranze, ma che oggi versano in uno stato di totale abbandono.

Crollano a pezzi come il mito stesso del socialismo cubano, con il regime che guarda altrove, assorto nell’abbellire l’Avana per i turisti, tentando di vendere questa immagine di perfezione.

«Guardate come siamo belli, venite a fare turismo qui da noi!» sembrano dire, mentre il cubano medio deve pregare che il soffitto della sua casa non crolli durante la notte.

Per quanto riguarda la salute, guai ad ammalarsi: anche i farmaci sono merce rara.

Gli italiani da dietro il loro schermo potrebbero pensare che il problema sia l’embargo, ma in realtà, come avrai intuito, la verità è ben più banale.

I pochi medicinali che il regime riesce a mettere insieme vengono utilizzati per mantenere in piedi la “vetrina” di Cuba, mentre gli abitanti stessi devono arrangiarsi.

Insomma, il mito della Cuba paradisiaca è come un grande specchio rotto che riflette solo ciò che il regime desidera mostrare.

E mentre gli esperti italiani continuano a pontificare sulle sorti dell’isola, i cubani si ritrovano a vivere una delle tante tragicommedie della vita quotidiana, tra la speranza di un pollo e l’incertezza di un tetto sopra la testa.

Come un buon piatto di spaghetti aglio e olio, la cultura cubana è ricca e saporita, ma evidentemente, per gli italiani “in missione” sui social, sembra essere solo un contorno da servire a una tavola che non comprendono nel profondo.

Quindi, mentre i cubani continuano a cercare il loro posto nel mondo, gli italiani potranno sempre tornare a rilassarsi nei loro letti, certi di aver spiegato a qualcuno, dall’altra parte del mare, come stanno realmente le cose.

Ma, in fondo, chi ha bisogno di una connessione reale, quando puoi semplicemente usare una connessione Wi-Fi per spargere la tua saggezza?

Ironicamente, il vero “paradiso” sembra essere proprio quell’angolo di internet dove tutti possono annusare il profumo della verità e dei “complotti americani”.

E così, nel silenzio assordante della crisi cubana, possiamo solo aspettare che anche la satira prenda il suo posto in questa sceneggiatura tragicomica, dove i veri protagonisti, stranamente, rimangono invisibili.

*Fino alla prossima “lezione” di buon senso, cari espatriati italiani, continuate a relazionarvi con la vostra brillante saggezza, mentre noi cubani continueremo a sopravvivere al di là delle vostre teorie!

E chissà, magari un giorno potremo anche noi insegnarvi cosa significa realmente vivere in un paese che è più di un’immagine stampata su un volantino turistico.

Di Admin

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