
Ah, la sinistra italiana!
Un’anomalia politica che stupisce e affascina, un po’ come il caffè freddo d’estate: nessuno lo ordina, ma ogni tanto lo troviamo nel menu.
E ora, con la questione palestinese in primo piano, sembra che il nostro amato partito di sinistra abbia deciso di indossare degli occhiali da sole enormi per non vedere il sole splendente della verità.
Ma non stiamo parlando di bellezze naturali, bensì di un panorama politico piuttosto affollato di estremismi.
Negli ultimi mesi, il movimento pro-Palestina ha assunto contorni sempre più sfumati.
Da una parte troviamo nobili cause, pacifisti in erba e sostenitori dei diritti umani; dall’altra, però, ci sono coloro che sventolano bandiere e slogan che potrebbero benissimo essere scritti da Hamas in persona.
E la sinistra?
La sinistra fa finta di niente.
Rappresenta il “non detto” per eccellenza, il silenzio assordante di chi preferisce girarsi dall’altra parte piuttosto che affrontare l’imbarazzo.
Certo, minimizzare tutto ciò è quanto di più diabolico si possa fare per una democrazia che si vanta di fondarsi su valori liberali.
Anzi, gli argomenti per giustificare questo silenzio diventano ogni giorno più fantasiosi.
“Ma sì, è solo una minoranza”, dicono, alzando le spalle come se stessero parlando di un brutto sogno.
E mentre i brogliacci e gli insulti piovono come coriandoli a Carnevale – eccome se piovono! – la sinistra continua a giustificarsi con un cinismo che nemmeno Al Pacino avrebbe potuto recitare in “Il Padrino”.
Quindi, mentre la gente comune si interroga sulla coerenza di chi si dice “progressista” e che a volte sembra scivolare verso l’estremismo islamico o filo-putinismo (perché, perché no?), noi – gli osservatori divertiti di questa tragicommedia – restiamo qui a guardare.
Aspettando il prossimo, esilarante capitolo di questa saga.
E che dire delle elezioni?
Ah, le elezioni!
Un palcoscenico perfetto per mostrare la bravura nel navigare le acque torbide del consenso.
Gli insulti piovono anche da parte di chi vorrebbe semplicemente sapere perché la sinistra stia abbracciando una linea così ambigua. “Sei pagato da Israele!”, gridano.
Perché, si sa, quando le argomentazioni scarseggiano, è sempre facile ricorrere all’arma dell’insulto.
Questo è il clima di oggi: si gioca a chi è più bravo a infilare la testa nella sabbia, sperando che i problemi scompaiano magicamente.
E così, la sinistra continua a ignorare un problema che, invece, meriterebbe tutta la nostra attenzione.
Il dialogo e il confronto sono quanto di più necessario in tempi come questi, ma pare che discutere di radicalismi e connivenze sia considerato “politicamente scorretto”.
Meglio lasciar perdere, no?
Gli schieramenti ideologici si accavallano, i confini si sfocano e la sinistra, anziché prendere posizione, sembra rimanere in una sorta di limbo.
E il risultato di tutto ciò?
La perdita di credibilità, soprattutto da parte di chi si era fatto portavoce di una lotta per la democrazia vera.
Ecco, forse è ora di fare un po’ di autocritica, ma chi siamo noi per suggerirlo? Solo dei soliti noti che, guarda un po’, continuano a ripetere queste idee fino allo sfinimento.
In conclusione, affidiamoci all’ironia e continuiamo a ridere di questa situazione paradossale.
Perché, alla fine, ci sarà sempre qualcuno pronto a mettersi la testa sotto la sabbia e far finta di nulla.
Doppia dose di popcorn, per favore!