
Quando si parla di mobilitazione nel settore sanitario, sembra quasi che si stia parlando di un grande evento pomposo, come una sfilata di moda o un festival musicale.
E, in effetti, le manifestazioni sono diventate le nuove passerelle dove i professionisti della salute “sfoggiano” il loro desiderio di miglioramento delle condizioni lavorative e di un sistema sanitario più giusto.
Ma quanto ci costa tutto questo?
Facciamo due conti, con un pizzico di ironia.
Immaginate di svegliarvi un bel giorno e decidere di andare a fare una visita specialistica.
Magari vi siete messi in fila il mese precedente, oppure avete atteso con ansia un intervento chirurgico che potrebbe cambiarvi la vita (o almeno salvarvi il ginocchio).
Ecco, quel giorno vi viene comunicato che, per colpa di uno sciopero, tutto è saltato.
Che peccato
! Ma, non preoccupatevi, ci sono altre 1,2 milioni di prestazioni saltate in tutta Italia.
Avete sentito bene, 1,2 milioni.

È come se l’intero personale medico avesse deciso di prendersi una giornata al mare, mentre noi scivoliamo su una buccia di banana, in attesa di un consulto che tarda ad arrivare.
E se pensate che tutto ciò sia solo un capriccio, sappiate che ci sono numeri che fanno girare la testa: circa 15 mila interventi chirurgici e 100 mila visite specialistiche che non vedranno mai la luce.
Questo, secondo le stime del Giornale, si traduce in un controvalore di ben 579 milioni di euro.
Sì, avete capito bene. Cinquecentosettantanove milioni di euro!
A questo punto potremmo chiederci: «Ma dove vanno a finire tutti questi soldi?» Immaginate di vedere il Ministro della Salute in soccorso dei medici, offrendogli un caffè e un pasticcino per placare le loro frustrazioni.
Oppure, più realisticamente, pensate a quanto potrebbe valere il vostro tempo sprecato in attesa di una prestazione che, a questo punto, sembra più un miraggio che una realtà.
Eppure, nel bel mezzo di questa tempesta, ci sono sempre i piccoli dettagli che spesso dimentichiamo. Chi non ha mai sentito dire che la salute è il bene più prezioso?
In effetti, fa comodo dirlo, soprattutto quando il costo della mobilitazione supera il budget della nostra vacanza estiva.

Ma non si tratta solo di denaro; ci sono vite in gioco e persone che non possono permettersi di aspettare.
Quindi, mentre i medici sfilano in corteo con striscioni e slogan, noi ci chiediamo se ci sia un modo per trasformare questa protesta in qualcosa di produttivo.
Immaginate se, invece di scioperare, i medici decidessero di organizzare un concertone di beneficenza: “Fatti curare a ritmo di musica!”
Potremmo avere un bel mix di medicina e intrattenimento, con dottori che ballano mentre eseguono esami clinici.
Due piccioni con una fava!
Pensate all’ironia di tutto ciò: mentre i pazienti attendono con ansia il loro turno, potrebbero anche divertirsi con un po’ di rock’n’roll.
Forse dovremmo prendere in considerazione l’idea di un evento annuale, in cui i medici guadagnano fama e noi, pazienti indignati, ci godiamo uno spettacolo!
Ma torniamo ai numeri, perché quelli parlano chiaro.
Con 579 milioni di euro in gioco, ci si potrebbe finalmente permettere di ristrutturare gli ospedali, sostituire letti e macchinari datati e garantire una medicina di qualità a tutti.
Sì, magari basterebbe semplicemente che i medici si prendessero una settimana di ferie, in modo che tutti potessero avere accesso a cure adeguate senza dover passare per un sciopero.
Tuttavia, chi siamo noi per giudicare?
Il bene comune è la vera ricchezza, e se dobbiamo pagarlo a caro prezzo, che almeno sia divertente.
Quindi, caro lettore, mentre osservi questo carosello di scioperi e proteste, ricorda che la mobilitazione ha un costo… e che, a volte, il riso è l’unica medicina che abbiamo.
E sebbene ci sia un’enorme perdita economica, forse il vero affare è la consapevolezza che emerge da tali eventi.
Dobbiamo discutere, protestare e, soprattutto, trovare modi creativi per affrontare le ingiustizie, senza perdere la nostra umanità.
In conclusione, il costo della mobilitazione non è solo una cifra da aggiungere a un bilancio, ma un’affermazione di chi siamo e di cosa rappresentiamo.
La salute è un diritto, non un privilegio, e mentre i prezzi continuano a salire, ricordiamoci sempre di fare qualche risata lungo il cammino.
Magari, la prossima volta, al posto di uno sciopero possiamo decidere di ballare insieme, magari in una grande festa per la salute.
Perché, in fondo, chi ha davvero bisogno di un’operazione quando si può vivere nel sorriso?
E ora, se volete, potete alzarvi in piedi e applaudire.
Perché tutti noi, medici e pazienti, meritiamo un applauso per la nostra resilienza e per il nostro spirito di comunità.
Certo, il conto rimane salato, ma se lo condividiamo diventa un po’ più digeribile.
In attesa di un nuovo sciopero, vi lascio con una riflessione: il vero valore della salute è inestimabile, ma il divertimento che riusciamo a trovarvi non ha prezzo.