La Politica della “Pace attraverso la Forza”: Un’Analisi della Visione di Barry Goldwater sulla Politica Estera Statunitense

La campagna presidenziale del 1964 di Barry Goldwater ha rappresentato un momento cruciale nella storia politica americana, introducendo il principio della “pace attraverso la forza” come cardine della politica estera repubblicana.
Questo concetto, per Goldwater, non rappresentava semplicemente una risposta reattiva ai conflitti globali, ma un imperativo strategico e ideologico per garantire la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
La sua visione contrastava nettamente con quella del presidente in carica, Lyndon Johnson, il quale prediligeva un approccio più idealistico e diplomatico. In questo saggio, esplorerò le differenze fondamentali tra le posizioni di Goldwater e Johnson, l’impatto della filosofia di Goldwater sul Partito Repubblicano e il suo riemergere nella politica moderna, fino ad arrivare all’era Trump.
“Pace attraverso la Forza”: Il Pensiero di Goldwater

Barry Goldwater, senatore dell’Arizona, ha sostenuto che “la pace in Asia dipende dalla nostra forza e dal nostro obiettivo di usare quella forza per raggiungere la pace”.
Per Goldwater, la questione vietnamita non era solo una questione di contenimento, ma richiedeva una decisiva vittoria militare.
La sua frase “pace attraverso la forza” implicava un impegno militare attivo e diretto, visto come necessario per garantire la stabilità internazionale e proteggere gli interessi americani.
Questo approccio rifletteva una visione realista della geopolitica, in cui l’uso della forza non era visto come aggressività, ma piuttosto come un metodo essenziale per stabilire e mantenere la pace.
Goldwater critico la precedente politica estera americana, ritenendo che l’ideologia della libertà e della autodeterminazione promossa dai presidenti liberal come Truman e Kennedy avesse portato a compromessi che minacciavano la sicurezza degli Stati Uniti.

Per lui, il comunismo sovietico era il nemico principale, e il suo contenimento richiedeva una postura chiara e risoluta.
La sua disponibilità a utilizzare la forza militare come strumento primario per affrontare l’URSS si collegava con una lunga tradizione di pensiero realistico, in contrapposizione alle aspirazioni idealistiche di altri leader.
Il Contrasto con Lyndon Johnson
In netto contrasto a Goldwater, Lyndon Johnson proponeva una visione di politica estera basata sull'”impegno positivo”, ovvero un approccio diplomatico e cooperativo volto a raggiungere la pace globale tramite strategie pacifiche e negoziali.
Johnson giustificava il coinvolgimento americano in Vietnam con motivazioni moralmente orientate, sottolineando l’importanza della libertà e dell’autodeterminazione dei popoli oppressi.
Per lui, la guerra non era solo una questione militare, ma un progetto civile e sociale che mirava a costruire un mondo migliore.

Questa divergenza non era solo semantica; rappresentava due visioni profondamente diverse sulla natura e il ruolo degli Stati Uniti nel mondo.
Mentre Johnson vedeva gli Stati Uniti come promotori di un ordine liberale globale, Goldwater considerava l’intervento militare come una necessità pragmatica per garantire la sicurezza delle nazioni libere dall’oppressione comunista.
Questa divergenza di vedute si estendeva anche alla politica interna, dove Johnson perseguiva attivamente programmi di welfare state come la “Great Society” per ridurre la povertà e promuovere l’uguaglianza sociale, mentre Goldwater propugnava un governo limitato e una maggiore autonomia individuale, criticando aspramente l’espansione del potere federale e le politiche redistributive.
Goldwater, in sostanza, incarnava un conservatorismo più radicale e libertario rispetto al liberalismo pragmatico di Johnson, un contrasto che avrebbe segnato profondamente il dibattito politico americano degli anni ’60 e oltre.
L’Influenzamento del Partito Repubblicano

Sebbene Goldwater non abbia mai avuto l’opportunità di attuare concretamente la sua visione politica, le sue idee hanno avuto un impatto duraturo sul Partito Repubblicano.
L’adozione della formula “pace attraverso la forza” si è rivelata un punto di riferimento significativo per molti giovani repubblicani che si sono affacciati sulla scena politica negli anni successivi alla guerra del Vietnam.
Questo principio ha creato una nuova opportunità per il partito, attirando coloro che si sentivano frustrati dalle divisioni all’interno del Partito Democratico tra l’ala pacifista e l’interventismo liberale di Johnson.
Nel contesto degli anni ’70 e ’80, i leader repubblicani come Gerald Ford e Ronald Reagan hanno ripreso e amplificato il messaggio di Goldwater, riconducendo l’idea della “pace attraverso la forza” a una visione realista della politica estera.
Reagan, in particolare, ha utilizzato questo principio per giustificare le sue politiche aggressive contro l’Unione Sovietica, proponendo un’America forte e militarmente preparata come deterrente contro le minacce comuniste.
L’Eredità di Goldwater: Riflessioni Oggi
Il concetto è stato ripreso da figure contemporanee, in particolare il presidente Donald Trump, che ha enfatizzato l’importanza di un approccio più assertivo e realista nella politica estera americana.
Non è facile, per i democratici americani come per la sinistra europea, riconoscere i meriti di Trump.
Ma la tregua in Medio Oriente, piaccia o no, è il prodotto della politica spregiudicata, nelle forme e nella sostanza, dell’amministrazione americana.
Cioè l’applicazione, per certi aspetti brutale, della teoria della «Pace attraverso la forza».
Con l’avvicendarsi delle generazioni e l’evoluzione dell’arena geopolitica, il concetto di “pace attraverso la forza” ha continuato a essere un tema ricorrente nelle discussioni sulla politica estera americana.
Anche se le sfide strategiche sono cambiate, i fondamenti delle argomentazioni di Goldwater rimangono rilevanti.
Trump ha spesso descritto la sua visione di una nuova America, capace di affrontare le minacce globali mediante una ferma posizione militare e un bilanciamento delle relazioni internazionali.
Il suo slogan “America First” si riallaccia a quell’idea di realismo che Goldwater aveva promosso, evidenziando che la sicurezza nazionale deve venire prima e che, in un mondo complesso, la forza è un mezzo legittimo per raggiungere la stabilità e la pace.
La filosofia di Barry Goldwater sulla “pace attraverso la forza” ha segnato un cambiamento significativo nella politica estera americana
Rappresentando un allontanamento dalle ideologie idealistiche di assistenza e cooperazione internazionale.
La sua insistenza sul fatto che il potere militare fosse essenziale per garantire la pace ha trovato eco nei successivi leader repubblicani e continua a influenzare le discussioni moderne sulla politica estera.
In un’epoca in cui il panorama internazionale è caratterizzato da incertezze e conflitti, le idee di Goldwater offrono spunti di riflessione su come gli Stati Uniti possano navigare le sfide globali.
Sebbene le circostanze siano mutate, l’eterna tensione tra il realismo e l’idealismo nella politica estera americana rimane una questione cruciale, e la lezione di Goldwater è che, talvolta, la forza può essere vista non solo come un mezzo, ma come un requisito fondamentale per mantenere la pace e la sicurezza in un mondo instabile.