
Ah, l’onestà!
Quel concetto sublime su cui si fonda la nostra società civile.
E chi può vantare un attaccamento più fervido a tale principio se non il Movimento 5 Stelle?
Quelli che, con sguardo serio e proposte scintillanti, hanno deciso di ergersi a paladini della virtù in un mare di malcostume, o almeno così sembrerebbe.
Ma in fondo, chi non ha mai sentito riecheggiare nel proprio cuore la dolce melodia del “reddito di cittadinanza”?

È quasi commovente, se non fosse che l’inno si confonde con il fruscio di una foglia di fico.
D’altronde, parliamo chiaro: l’unico obiettivo dei grillini è quello di rispolverare un bel po’ di statalismo, come un nostalgico dei bei tempi andati ai tempi di Craxi e Andreotti.
Le facce cambiano, ma la musica resta la stessa.
Più che un programma politico, sembra un sogno ricorrente di chi spera di tornare a una gestione quasi feudale delle finanze pubbliche.
Soldi pubblici a pioggia, debito in crescita e il “pensiero magico” che tutto si sistemerà da solo.
Nulla di più affascinante!

Mettiamo a confronto l’agenda grillina con i principi fondamentali della buona amministrazione: non sarebbe divertente?
Da un lato, abbiamo gente che si preoccupa della sostenibilità economica, dall’altro ci sono quelli che vorrebbero distribuire soldi come se fossero caramelle, senza però spiegare da dove verranno.
Come dire, il fine giustifica i mezzi!
Grande classico del pensiero politico, non è vero?
Solo che nel caso del M5S, pare che il “fine” sia semplicemente il reddito di cittadinanza – un miracolo che tutti dovrebbero ricevere, come fosse un dono divino piovuto dal cielo.

Non che le intese con Mastella e Cesaro Jr. possano sollevare qualche sospetto.
Chi l’ha detto che per perseguire la bontà del RDC sia necessario allearsi con figure così… colorite?
Del resto, chi ha bisogno di coerenza quando si può avere un po’ di potere?
La democrazia qualitativa, giusto?
Zitti e buoni, d’altronde, chi si lamenta?
I pensionati hanno già conquistato il loro posto nel cuore (e nel budget) dello Stato; ora tocca ai disoccupati.

Eppure, dobbiamo ammettere che il quadro è affascinante: nella regione dove gli occupati sono meno dei pensionati e dove quasi il 60% delle persone in età lavorativa è disoccupato (o lavora in nero, perché chi non vorrebbe un lavoro in nero per rimanere nel limbo?), ecco che spunta l’illuminata proposta grillina. Perché preoccuparsi di creare posti di lavoro quando puoi semplicemente alimentare l’invio di denaro a chiunque?
Un approccio certosino, no?
Insomma, ci ritroviamo con un movimento che ha messo a segno un’impresa storica: far passare il RDC per un atto di giustizia sociale, mentre dietro le quinte si nasconde un piano ben più ambizioso – quello di far risorgere l’antico splendore del governo centralista stile anni ‘80.
Chi se ne frega del debito pubblico?
Ormai, stiamo navigando in acque profonde e agitate, meglio godersi il viaggio.
Ma la vera magia avviene nei racconti degli adepti, con aneddoti e leggende sulla “rinascita” di questa regione sofferente
. Si parla di “miracoli”; non quello di Gesù che moltiplica i pani e i pesci, ma del M5S che moltiplica il debito.
Con questi approcci, la spruzzata di onestà diventa paradossalmente il vero sfondo della commedia.
Non c’è dubbio, l’epoca dell’innocenza è finita; entrare nel mondo dell’economia significava aprire la porta al teatro dell’assurdo.
In questa sinfonia di vuoti proclami e promesse strabilianti, i fan del M5S esultano convinti che la chiave della felicità risieda nell’assistenzialismo.
Dimentichiamoci, però, di quel piccolo dettaglio chiamato responsabilità economica. Chi se ne importa?
Siamo cittadini, non contabili, giusto?
Basta con questo atteggiamento produttivista!
Meglio unirsi in un coro che intona: “Reddito di cittadinanza per tutti!”
Facciamo quindi un applauso: a chi, se non ai grillini, va il merito di rammentare che la realtà può essere piegata a piacere?
Ogni volta che incontriamo un sostenitore del M5S, scatta la fascinazione: in un baleno, ti ritrovi immerso in un mondo dove i numeri non hanno alcun valore, e dove il “benessere sociale” si traduce in un flusso costante di denaro pubblico.
Tutto tranquillo, tutto facile!
Forse, però, ci sfugge un dettaglio: anche i sostenitori più accaniti del RDC dovrebbero riflettere su cosa accadrebbe se un giorno i conti pubblici si riducessero nel nulla.
“Oh, aspetta, ma non era questo il piano?”, diranno mentre guardano il proprio saldo bancario azzerarsi.
Già, perché il paradiso terrestre di Mastella e Cesaro Jr. è uno stato illusorio.
L’onestà di fronte alla realtà è come trovare un ago in un pagliaio: difficile, ma sempre esistente.
Dunque, cari amici, mentre il M5S continua a cavalcare l’onda dell’assistenzialismo, teniamo gli occhi aperti.
Anche perché, nei giorni in cui ci si rende conto che la foglia di fico non può coprire tutto, è possibile che ci ritroviamo a fare i conti con un futuro non proprio roseo.
E in quel momento, chissà, potremmo persino rimpiangere quei fastidiosi principi di responsabilità economica e di lavoro dignitoso.
In conclusione, riassumendo: viva l’onestà!
Che sia servita come velo per mascherare l’inevitabile ritorno allo statalismo degli anni ‘80, purché ci sia un RDC tra le mani!
Alziamo i bicchieri e brindiamo a un futuro radioso… o almeno a un bel po’ di denaro che scorre.
E, chissà, prima o poi troveremo un modo per tornarci a lavorare, se non altro per pagare i debiti accumulati sotto la benevola guida dei nostri nuovi eroi.