
La Strana Alchimia della Politica Italiana: Un Sottobosco Tra Ironia e Realtà
Siamo a teatro, miei cari lettori, e sul palco c’è la politica italiana che, come da tradizione, si esibisce in uno spettacolo di marionette indisciplinate.
La Verità, quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, ci ha svelato un retroscena che neanche il miglior drammaturgo di commedie dell’assurdo potrebbe aver scritto: un consigliere del Colle sognante ad occhi aperti, Francesco Saverio Garofani, che auspica un “provvidenziale scossone” per disarcionare la nostra indomita premier Giorgia Meloni.
Non ci crediamo?
Venite, vi presento la sceneggiata.

Garofani, con il suo fervore tipico del politicante italico, lancia il suo desiderio di una nuova alleanza elettorale tardo-ulivista, come se avesse scoperto la formula magica per la felicità!
Riusciremo finalmente a superare il languido e polveroso Partito Democratico di Elly Schlein?
Ma, ahimè, la realtà è ben più complessa e mescolata di quanto possa sembrare.
Certo, non possiamo dimenticare il vigore con cui il ex deputato PD ha profferito tali desideri, lasciando intendere che le sue ambizioni non sono poi così nobili quanto quelle di un semplice servitore dello Stato.
Ma perché mai Giorgia Meloni ha deciso di recarsi al Quirinale?
Ah, la spiegazione è semplice e, anzi, straordinariamente comica!
Rassicurare Sergio Mattarella, il nostro Presidente saggio e serafico, sulla bontà delle intenzioni di Palazzo Chigi e di Fratelli d’Italia.

Per carità, chi ha mai pensato che ci potesse essere uno scontro istituzionale in atto?
Dopotutto, la Meloni, tra una dichiarazione e l’altra, ha pure trovato il tempo di biasimare Garofani per le sue parole tanto scandalose.
È qui che entra in gioco la commedia dell’assurdo: se il retroscena di Belpietro fosse stato privo di fondamento, come farfugliano le opposizioni, la premier non avrebbe mai osato presentarsi dinanzi al Capo dello Stato!
Eppure, eccola lì, con la sua faccia tosta, a dimostrare che le trame esistono eccome, proprio come esistono i buffoni di corte.

Il dramma si infittisce: Garofani è un ex democristiano con un passato che ricorda le vecchie glorie di un centrosinistra ormai ingiallito ed appassito dal tempo.
È addirittura afferente a quella famiglia politica che ha governato l’Italia con il compasso e la calcolatrice, sempre attenta a come “fare” piuttosto che a “che fare”.
Qui, però, si pone un interrogativo di fondo: Garofani, in qualità di consigliere del Presidente della Repubblica, dovrebbe davvero abbandonare lo spirito di fazione e svolgere questo incarico “super partes”?
Ah, la dolce ironia!

Come se mai ci fosse stata una vera imparzialità nei corridoi del potere!
Ma non finisce qui, eh?
No, perché il povero Garofani ha messo in moto una reazione a catena che ha riattivato i fantasmi del centrosinistra, da Romano Prodi in giù, intenti a criticare e a minacciare un cambiamento che sembra quanto mai lontano.
E chi osa porre un freno alle critiche?
La segretaria del PD Elly Schlein, che si ritrova ad essere l’oggetto del desiderio di un’alleanza più efficace di quel campo largo giallorosso che sappiamo tutti essere un po’ come la peggiore delle insalate misto.
Ironia della sorte: il “provvidenziale scossone” che Garofani tanto anela sembra stia diventando non solo il sogno di un nostalgico, ma anche la fonte di un’inquietudine palpabile fra le file del centrosinistra.
Di provvidenziale, al momento, possiamo dire di vedere solo la risonanza dello scoop di Belpietro, che ha fatto esplodere questa bolla di sapone, portando alla luce intrallazzi improponibili.
La verità, cari lettori, è che l’Italia ha già dato abbastanza con le manovre di Palazzo: per quanto tempo ancora dovremo tollerare le trame tessute in sordina nella penombra di stanze senza finestre?
E non possiamo dimenticare il panorama di confusioni istituzionali a cui ci siamo abituati: funzionari pubblici, dirigenti di fattura variabile e magistrati politicizzati, tutti intenti a remare contro i venti del cambiamento.
In questo contesto, il termine “Deep State” si fa sempre più presente alle menti più audaci, evocando immagini di cospirazioni ben oltre il nostro bel Paese.
Eppure, da un lato, ci troviamo di fronte a un governo che sta cercando di rompere con questo passato ingombrante e, dall’altro, a un movimento sotterraneo di resistenza vergognosa, che tenta di riportare indietro le lancette dell’orologio politico.
Se c’è qualcosa di certo, è che il tempo è un grande egualizzatore: vedremo quanto a lungo potrà resistere un establishment che, pur di mantenere il controllo, è disposto a mettere i bastoni fra le ruote a chiunque decida di scuotere il sistema.
E mentre la Meloni cerca di affermare la sua autorità, la sua battaglia contro il “braccio” burocratico e i suoi fondi osceni continua.
Ma, ehi, non preoccupatevi!
In fondo, questo è solo un altro atto in una commedia che non smette mai di sorprendere.
Ai nostri cari lettori, auguriamo un buon divertimento nel continuare a seguire le peripezie di questi attori sul palcoscenico della politica italiana.
Abbandonate ogni speranza!
La realtà supera di gran lunga la fantasia, e mentre alcuni aspirano a un governo efficiente, altri tirano le fila del potere da dietro le quinte.
Che lo spettacolo continui!