
Se è rimasto uno straccio di centrosinistra in questo Paese, è ora che dica basta
Caro lettore, benvenuto nell’era del “campo largo”, quel concetto tanto amato e inteso da alcuni come un abbraccio collettivo tra le forze progressiste, ma che in realtà somiglia più a un mercatino dell’usato in cui si svendono ideali e coerenza.
Se è rimasto uno straccio di centrosinistra in questo Paese, è ora di alzare la voce e dire basta.
Mettiamo da parte i buoni sentimenti e come sempre cerchiamo di affrontare la realtà con l’arma migliore che abbiamo: l’ironia.
Il panorama politico si è fatto così sgargiante e colorato che sembra quasi una vetrina di un negozio di dolciumi.
Da un lato, i pro-Pal, che vivono nel fantastico mondo della geopolitica ideale, dove le risoluzioni dei conflitti si risolvono con la cortesia e il tè delle cinque.
Dall’altro, i pro-Putin, che sembrano avere un debole per gli autocrati e per i regimi che sfoggiano come fossero trofei di caccia.
E se non bastasse, ecco spuntare il populismo, che non è un’opzione di moda, ma un vero e proprio incubo ad occhi aperti.
Chi avrebbe mai pensato di trovarsi a dover scegliere tra un pugno di sabbia e una manciata di fulmini?
La deriva estremista ha preso piede, quasi con la stessa grazia di un elefante in un negozio di cristalleria.
Persino il nostro amato centrosinistra, quello che una volta professava valori come la giustizia sociale e il rispetto dei diritti umani, sembra essere diventato un relitto di un’epoca passata.
Ma non preoccupatevi, cari cittadini, perché nonostante tutto, ci sono ancora delle belle parole da sventolare nelle piazze: inclusione, sostenibilità, diritti civili e via discorrendo.
Peccato che spesso siano solo slogan vuoti, appesi come decorazioni natalizie alla fine di gennaio.
E che dire del nostro amico integralismo woke?
È come quel parente che si presenta a cena senza invito, comincia a criticare il menù e pretende di fare la voce grossa con gli altri commensali.
Ciò che un tempo era un call to action per i diritti civili è diventato una sorta di grande inquisitore dal linguaggio forbito.
Oggi, se non sei d’accordo con il dogma di turno, sei automaticamente catalogato come antidemocratico, retrograda e forse persino un simpatizzante di qualche oscuro movimento reazionario.
Riusciamo a immaginare una conversazione normale?
“Ciao, come va?
Hai visto la partita?
Ah, hai opinioni diverse su quel tema?
Scusami, devo andare, mi aspettano per bruciare un eretico.”
È quindi giunto il momento di rimanere seri e riflettere su ciò che sta accadendo.
Non possiamo chiudere gli occhi davanti a questo spettacolo osceno: un circo di ideologie che si annodano e si intrecciano in un balletto surreale, mentre il pubblico applaude entusiasta, ignaro del fatto che le acrobazie si trasformano rapidamente in cadute spettacolari.
Eppure, tra le macerie di questo disastro, c’è ancora qualche straccio di coscienza critica nel centrosinistra.
Persone che, nonostante tutto, provano a mantenere un barlume di lucidità in mezzo al frastuono.
Qui non si tratta di tornare indietro – sarebbe ridicolo – ma di trovare un nuovo modo di procedere, un ritorno ai valori essenziali, quelli che non hanno bisogno di essere rielaborati ogni due settimane per adattarsi alla moda del momento.
Il centrosinistra deve prendere nuove posizioni, attingere a ciò che ha sempre rappresentato: una vera alternativa capace di affrontare con coraggio le sfide del presente.
Si potrebbe anche suggerire di rinfrescare un po’ il linguaggio: messo da parte il politichese, chiariamoci le idee e parliamo come si deve.
Se vogliamo costruire qualcosa di solido, dobbiamo farlo con sincerità, con un occhio al futuro e uno alla storia.
In conclusione, prima di continuare a danzare sul filo di un rasoio, sarebbe bello che tutti (o almeno chi ha la possibilità di farlo) si alzassero e dicessero un bel “basta”.
Basta con questa farsa in cui la confusione regna sovrana.
Ritorniamo a discutere, a prendere decisioni ragionate e soprattutto a rispettare un’idea di opposizione che non si riduce a una mera lotta per la sopravvivenza politica.
Ricordiamoci, pertanto, che se è rimasto uno straccio di centrosinistra in questo Paese, è giunto il momento di far sentire la propria voce.
Altrimenti, rischiamo di essere sopraffatti da un coro di gridi estremisti, e la musica che ne deriverebbe sarebbe tutt’altro che melodiosa.
Sarà difficile, certo, ma non impossibile.
O no?