In un mondo dove le parole hanno perso gran parte del loro valore, è sorprendente come i cartelli venezuelani, guiderati dal Tren de Aragua, siano stati recentemente promossi dallo status di narcotrafficanti a quello di terroristi ufficialmente designati dagli Stati Uniti.

Insomma, non più semplici criminali, ma terroristi con un curriculum di tutto rispetto.

Traduzione pratica?

Congelamento dei conti bancari, beni sequestrati e sanzioni letali per i leader.

Ma soprattutto, una legittimazione a scatenare le forze speciali americane contro quella che viene definita “l’ultima rovina” del narco-regime di Nicolás Maduro.

Ma mentre Donald Trump affila le sue armi diplomatiche e afferra il cappio attorno a Caracas, in Italia si assiste a un panorama quasi surreale.

C’è chi finge di non vedere, e poi c’è chi, per anni, ha fatto il tifo per Maduro come se fosse un eroe di qualche epico film di Hollywood.

Siamo nel 2025, e i protagonisti della nostra tragica commedia italiana sono rappresentati brillantemente dal Movimento 5 Stelle.

Ah, il M5S!

Quei visionari che, nel 2019, ospitavano a Montecitorio emissari del regime chavista, applaudivano come se stessero assistendo a uno spettacolo teatrale e definivano Juan Guaidò, il legittimo presidente del Venezuela, un “golpista”.

La magia del M5S non finisce qui.

Quelli stessi che con spavalderia indicavano Maduro come “presidente legittimo” mentre milioni di venezuelani cercavano rifugio nei paesi vicini, o rovistavano tra i rifiuti in cerca di un pasto caldo.

Nella stessa annata, quelle menti illuminate decidevano di svendere l’Italia alla Cina comunista attraverso un Memorandum sulla Via della Seta, firmato da Giuseppe Conte con un sorriso che avrebbe potuto illuminare anche i giorni più bui.

E ora?

Ora Giorgia Meloni fa il grande passo, stracciando quel patto come se fosse un vecchio contratto telefonico, tra le urla disperate di Conte e gli applausi entusiasti di Washington.

E così, ci ritroviamo di fronte a una verità innegabile: la geopolitica è lo specchio della politica interna, e chi si allea con Maduro e Xi Jinping non può certo definirsi un amico dell’Occidente.

Un concetto tanto semplice quanto ignorato da molti.

Ma perché preoccuparsi di queste sottigliezze filosofiche quando si possono snocciolare teorie su ingerenze imperialiste o complotti malefici?

Il copione, ahimè, si ripete anche in Medio Oriente.

Mentre Hamas continua a usare i civili di Gaza come scudi umani e l’Iran fornisce armi a chiunque voglia sterminare Israele, una fetta della sinistra italiana, da Fratoianni a certi settori del PD, si prodiga nel puntare il dito contro Tel Aviv, quasi fosse un gioco da ragazzi.

Il 7 ottobre diventa una “reazione” mentre le fosse comuni vengono etichettate come “propaganda sionista”, e i razzi che piovono su scuole e ospedali si trasformano magicamente in “resistenza”.

L’antisemitismo, lungi dall’essere un ricordo del passato, ha solo cambiato vestito, travestendosi da antisionismo.

E così, assistiamo a questo tragicomico balletto politico, dove chiunque osi criticare le politiche di Hamas viene subito etichettato come un neoconservatore o, peggio ancora, come un sostenitore dell’imperialismo occidentale.

Ma in fin dei conti, chi ha bisogno di coerenza quando si può cavalcare l’onda dell’indignazione selettiva?

D’altronde, è sempre più difficile intuire quali siano veramente i valori in gioco.

Se l’Occidente si sta sgretolando sotto i colpi della retorica giustificazionistica, perché non prendere esempio dai veri maestri del teatro mondiale?

Non servono testi sacri o ideologie complesse; bastano buone sceneggiature e una manciata di attori ben scelti.

E così, mentre i veri attori della geopolitica si destreggiano tra i loro giochi di potere, noi, poveri spettatori, restiamo seduti in prima fila, a riflettere su quanto sia complicato determinare chi siano realmente i “buoni” e i “cattivi”.

In conclusione, la narrativa che avvolge il Venezuela e il Medio Oriente è solo una delle tante facce di una medaglia sporca che raramente viene pulita.

Mentre i popoli vivono la cruda verità delle loro esistenze, i politici continuano a giocare a scarabeo con le parole.

E chissà, forse un giorno ci sveglieremo in un’Italia in cui la realtà supera la fantasia, e la politica smetterà di essere un palcoscenico per abili prestigiatori.

Ma fino ad allora, prepariamoci a gustare questo affascinante spettacolo di ironia e sarcasmo, che non fa altro che riflettere le contraddizioni del nostro tempo.

Di Admin

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