
Nel panorama politico capitolino, la voce di Rachele Mussolini, capogruppo di Forza Italia in Assemblea Capitolina e membro della Commissione Pari Opportunità, torna a farsi sentire con particolare intensità in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità. Le sue dichiarazioni, nette e profondamente convinte, si inseriscono in un contesto cittadino che aspira da tempo a una maggiore inclusività, ma che ancora oggi sconta ritardi strutturali e culturali nell’assicurare piena partecipazione alla vita pubblica a chi vive una condizione di fragilità. Secondo Mussolini, una città veramente inclusiva non può limitarsi a interventi episodici o a iniziative meramente simboliche. Occorre, invece, un impegno costante, consapevole e lungimirante da parte delle istituzioni, che devono saper ascoltare con sensibilità e agire con concretezza. Nel suo intervento, la capogruppo azzurra ribadisce con forza che le persone con disabilità fanno parte a pieno titolo della cittadinanza romana e che, proprio per questo, devono poter esercitare il loro diritto sacrosanto a partecipare alla vita amministrativa della Capitale. Non si tratta soltanto di un principio etico, ma di una necessità democratica, che chiama il Campidoglio a un ruolo attivo e responsabile. Proprio in quest’ottica, Mussolini annuncia l’imminente presentazione di una mozione che punta a innalzare il livello di dialogo tra cittadini, associazioni e rappresentanti istituzionali. Il documento, che sarà sottoposto all’attenzione dell’Assemblea Capitolina, propone una serie di iniziative mirate a colmare il divario troppo spesso avvertito dalle persone con disabilità nei confronti delle istituzioni. Una distanza che non è solo fisica o logistica, ma anche culturale e comunicativa, e che necessita di strumenti concreti per essere ridotta in modo efficace. Tra le proposte illustrate spicca l’istituzione di tavoli di confronto periodici tra le associazioni che rappresentano le diverse disabilità e i consiglieri capitolini. Luoghi di dialogo diretto, pensati per favorire un’interazione autentica e continuativa, in cui i cittadini possano esporre esigenze, criticità e proposte in modo chiaro e costruttivo. Una soluzione che, se applicata con costanza e serietà, potrebbe rivelarsi preziosa per orientare le politiche cittadine in modo più aderente ai bisogni reali. Accanto ai tavoli di confronto, la mozione prevede anche l’istituzione delle “Giornate della Partecipazione inclusiva” in Aula Giulio Cesare. Giornate dedicate a gruppi di persone con disabilità e alle loro famiglie, concepite come occasioni di apertura straordinaria e di partecipazione attiva. Saranno momenti simbolicamente forti, ma soprattutto utili, perché permetteranno ai cittadini di conoscere da vicino il funzionamento dell’amministrazione, comprendere i processi decisionali e interagire con gli eletti in un ambiente rispettoso, accessibile e accogliente. Non meno rilevante è la proposta di promuovere laboratori civici rivolti a persone con disabilità. Questi percorsi formativi, pensati con attenzione pedagogica e grande cura organizzativa, avranno l’obiettivo di fornire strumenti chiari e comprensibili per seguire l’attività amministrativa, leggere gli atti pubblici e orientarsi nel complesso mondo delle istituzioni locali. Un modo intelligente e proattivo per trasformare la partecipazione da concetto astratto a pratica concreta. Nelle parole della Mussolini emerge un approccio sinceramente determinato e animato da una sensibilità che appare sempre più necessaria nella vita politica odierna. L’idea di una democrazia più aperta, più attenta e più capace di ascoltare chi parte da condizioni di svantaggio riecheggia come un invito a ripensare il rapporto tra amministrazioni e cittadini, riconoscendo la diversità come valore e non come ostacolo. Se attuate con rigore, trasparenza e continuità, le iniziative annunciate potrebbero rappresentare un ulteriore e significativo passo verso una Capitale più umana, più moderna e decisamente più inclusiva. Una città in cui ogni persona, indipendentemente dalle proprie condizioni, possa sentirsi realmente parte della casa comune che è l’Assemblea Capitolina.