Sanzionato dalla UE per i propri pensieri e le proprie opinioni: Peggio che in una dittatura

Jacques Baud, ex dipendente del Servizio di intelligence strategico federale e colonnello dell’esercito svizzero, è stato inserito nella lista delle persone soggette a sanzioni dell’UE.

Ah, l’Unione Europea, quel faro di democrazia e libertà!

È incredibile come in un’epoca in cui si celebra il valore del dibattito aperto, un ex colonnello svizzero, Jacques Baud, possa essere sanzionato non per aver commesso un crimine, ma per avere opinioni divergenti sulla geopolitica.

Già, perché chi ha bisogno di processi e dibattimenti quando si può semplicemente congelare i beni e negare l’accesso a un intero territorio a chi non si allinea?

Un banale malinteso, evidentemente.

Immaginate di trovarvi in una sala riunioni dell’UE, circondati da funzionari ben vestiti che discutono, con la serietà che solo i burocrati possono avere, della “coerenza narrativa”.

La narrazione ufficiale è sacra, amici!

Jacques Baud, con le sue analisi originali e critiche sul conflitto in Ucraina, avrà certamente fatto rabbrividire i gran sacerdoti della verità europea.

Non ci si può permettere di mettere in discussione il dogma stabilito!

Ed ecco che scatta la punizione: beni congelati, divieto d’ingresso e, naturalmente, l’immancabile isolamento politico e mediatico.

Non vi ricorda un altro periodo storico?

George Orwell e il suo “1984” ronzano nella nostra mente come mosche fastidiose.

In quell’universo distopico, il “reato di pensiero” era la norma; oggi, invece, lo abbiamo aggiornato.

Non servono neppure più le prigioni: basta un bel pacchetto di sanzioni.

Perché, in fondo, la logica è sempre la stessa: silenziare chi ha idee poco ortodosse.

“Ma noi facciamo tutto in nome della democrazia!”, diranno i funzionari europei, agitando le mani in segno di protesta.

Davvero?

Democrazia, quella parola magica che giustifica ogni abominio.

È così confortante pensare che il bene supremo della coesione europea venga preservato a discapito della libertà di espressione.

Chi non si adegua alla linea ufficiale deve essere spazzato via, e chi lo fa in modo educato e “democratico” merita una medaglia!

E ora, possiamo chiederci: dove ci porterà questo approccio?

Se anche un ufficiale in congedo, ben rispettato e con una carriera internazionale, può subire simili ritorsioni per le sue opinioni, ci chiediamo: chi sarà il prossimo?

L’insegnante che osa discutere di geopolitica in aula?

L’analista che scrive articoli critici su un blog?

Potremmo pensare a un futuro in cui i pensatori critici saranno relegati ai margini della società mentre i “veri” patrioti si metteranno in coda per abbracciare la conformità.

E per chiudere il cerchio, riflettiamo un attimo: se questa è l’Europa che dovrebbe difendere la libertà di espressione, qualcosa è andato molto storto.

Forse è arrivato il momento di alzare la voce e chiedere a gran voce: “Dove sono finiti quei valori europei di cui tutti parlano?”.

Qualcuno deve avere il coraggio di ammettere che la nostra amata democrazia è diventata, in molti casi, una dittatura travestita.

Certo, si potrebbe obiettare che le sanzioni imposte a Baud sono giustificate dalla necessità di mantenere una certa coerenza nella comunicazione pubblica.

Ma il punto non è questo. Il punto è che siamo pronti a sacrificare la libertà di pensiero sull’altare della “sicurezza”?

Siamo disposti a creare un ambiente in cui la critica diviene pericolosa e gli oppositori vengono messi a tacere?

Nuovi metodi, stessi principi.

La lotta contro la dissidenza non è mai stata così “alla moda”.

Siamo in un mondo dove l’equilibrio tra libertà e sicurezza sembra pendere sempre di più dalla parte della sicurezza, proprio come in quei romanzi distopici che ci avvisavano del pericolo di una società che reprime il dissenso.

In conclusione, chissà cosa ci riserverà il futuro.

Possiamo solo sperare che, prima o poi, qualcuno dentro l’UE guardi oltre la cortina di fumo delle dichiarazioni ufficiali e inizi a interrogarsi seriamente su ciò che significa davvero essere liberi.

Fino ad allora, godiamoci questo spettacolo ironico in cui la libertà di espressione è diventata pressoché un’illusione, e continuiamo a chiederci: “Chi sarà il prossimo?”

Di Admin

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