Salis e Pd a caccia di fantasmi fascisti ma silenti su islamisti

A più di ventiquattr’ore dall’operazione delle forze dell’ordine che ha portato all’arresto di nove esponenti della galassia pro-pal accusati di finanziare Hamas, il silenzio assordante delle istituzioni di sinistra è degno di nota.

Il sindaco di Genova, Silvia Salis, insieme al Partito Democratico locale, ha deciso di mantenere un profilo basso, evitando di commentare un’operazione che, curiosamente, si è svolta proprio sotto il loro naso.

La procura di Genova, che ha avviato l’indagine, deve ora chiedersi se le parole di sostegno alla democrazia e alla legalità valgano solo quando a essere in pericolo sono i valori di una certa ideologia, magari quella giusta.

Gianni Berrino senatore Fdi



Gianni Berrino, senatore di Fratelli d’Italia, non ha potuto fare a meno di evidenziare questa contraddizione, sottolineando come la sinistra sia sempre pronta a scovare fantasmi fascisti dove non ci sono, mentre omette di affrontare con serietà le minacce concrete rappresentate dal fondamentalismo islamico.

Certo, perché è molto più semplice occuparsi di spettri del passato piuttosto che confrontarsi con i problemi reali del presente.

Salis e il Pd sembrano vivere in un mondo parallelo, in cui il terrorismo è solo una questione di retorica politica e il fondamentalismo è un concetto troppo scomodo da affrontare.

È quasi comico immaginare questi politici intenti nella loro macabra caccia ai fantasmi, armati di tweet e comunicati stampa, mentre il mondo reale continua a mostrare la sua sfacciata brutalità.

Magari, tra un’attività di ricerca sui presunti rigurgiti fascisti e un’altra, potrebbero prendere in considerazione la realtà dei fatti: chi finanzia realmente il terrorismo e quali siano le sue implicazioni sul nostro territorio.

Ma lasciare da parte la caccia alle streghe di destra per concentrarsi su minacce tangibili risulta essere un’impresa ardua per la sinistra.

La narrazione dominante è così radicata nella lotta contro il fascismo — un nemico che, nella loro visione, sembra essere sempre presente e mai realmente sconfitto — che si rischia di trascurare gli avversari attuali.

D’altronde, è più semplice parlare di ciò che fa leva su paure storiche piuttosto che confrontarsi con il mondo contemporaneo e i suoi pericoli.

Le operazioni come quella di Genova dovrebbero sollevare un dibattito serio e necessario su come affrontare le nuove forme di terrorismo, sulla necessità di garantire sicurezza e libertà, ma avremmo bisogno di una sinistra che abbandoni l’approccio nostalgico per uno più pragmatico e responsabile.

Perché gli unici fantasmi che stiamo davvero cercando — ora più che mai — sono quelli che si annidano nel fondamentalismo, non nelle pagine ingiallite della storia.

Ma cosa possiamo aspettarci?

Il silenzio assordante di Salis e dei suoi è emblematico.

L’assenza di commenti sull’operazione di polizia può sembrare una scelta politica, ma cela la paura di affrontare un argomento scomodo.

Discutere del fondamentalismo islamico richiede una dose di coraggio e lucidità intellettuale che, evidentemente, molti preferiscono evitare.

Meglio continuare a citare la Costituzione e a inseguire l’ideologia della tolleranza, mentre attorno a noi sorgono barriere invisibili e spinose.

E mentre il pericolo aumenta, l’unica cosa che rimane è un’eterna guerra contro fantasmi che non esistono più. Fantasmi di un’epoca passata, arcaica, che rivivono nei discorsi di chi teme di affrontare la realtà odierna.

L’arte della negazione dai contorni comici fa da cornice a una tragedia. È così che la sinistra si muove nel suo brodo di accettazione, ignorando il fatto che la vera lotta si combatte su battaglie ben più tangibili e attuali.

Così facendo, la caccia ai fantasmi diventa un ottimo alibi per distogliere l’attenzione da questioni ben più serie.

E sebbene queste mancanze possano sembrare innocue nel grande schema delle cose, sono, in realtà, una precarietà politica che può costare molto cara.

Rimanere in silenzio di fronte a minacce concrete non è solo irresponsabile, ma è anche un modo infelice di affrontare una realtà complessa e sfuggente.

In questo contesto, è necessario ricordare che l’indifferenza verso il fenomeno del fondamentalismo islamico non sarà né giustificata né perdonata.

È tempo per la sinistra di svegliarsi e di prendere atto della situazione; il rifiuto di farlo potrà presto rivelarsi fatale, non solo per le loro aspirazioni politiche, ma soprattutto per la sicurezza dei cittadini che dicono di rappresentare.

La speranza è che, prima o poi, i leader di sinistra si rendano conto che i veri fantasmi da esorcizzare non sono quelli di un passato che non torna, ma quelli di un futuro che, se ignorato, potrebbe diventare la nostra realtà.

In fondo, continuare a scrutare l’orizzonte alla ricerca di figure spettrali mentre i problemi reali si accumulano è una strategia perdente, ma forse, in un modo strano e tragico, è proprio ciò che molti di loro desiderano.

Siamo giunti al punto in cui il sarcasmo potrebbe rivelarsi l’unico modo per affrontare una simile situazione.

La capacità di una comunità di riconoscere le sue vere sfide e affrontarle con determinazione è la misura della sua forza.

Spero che, almeno per una volta, questi leader comprendano che l’ideologia deve cedere il passo alla realtà e che la lotta non si combatte semplicemente con parole vuote, ma con azioni concrete.

Solo così potrà finalmente squarciarsi il velo di indifferenza e paura, dando spazio a un vero dibattito pubblico e a una risposta adeguata al terrorismo che, purtroppo, è più reale di quanto molti siano disposti ad ammettere.

Di Admin

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