I bengalesi sul barcone sbeffeggiano l’Italia: il passaporto fatto a pezzi e lanciato in mare.
Il Giornale illustra molto bene lo stratagemma a cui ricorrono gli “irregolari”, provenienti dal Bangladesh.
Vogliono ingannare il nostro Paese e sanno che, in questo modo, non sarà difficile farlo. Senza documenti è impossibile accertare nell’immediato la provenienza e le generalità, tutto tempo guadagnato per loro.
I trafficanti chiedono da 5 a 8.000 euro per un volo da Dacca a Tripoli o Tunisi, per il visto concesso grazie ai buoni uffici nei palazzi dei governi e per l’ultima tratta su un barcone verso l’Italia.
I bengalesi, provengono da una nazione non in guerra e non hanno quindi diritto alla protezione, sono semplicemente dei migranti “economici”.
Può arrivare a costare anche 10.000 euro un viaggio sicuro, che prevede il passaggio per la Libia da cui poi partono i convogli.
In realtà esiste un vero mercato dell’immigrazione dedicato alla comunità bengalese in Libia.
La chiusura dei voli da Dacca a Fiumicino e dagli altri paesi a rischio aiuta i trafficanti di esseri umani.

Il passaporto con copertina verde mostrato in favore di telecamera e quella scritta in caratteri dorati ben riconoscibile: «People’s Republic of Bangladesh».
Le risate e poi il gesto di sfregio che nasconde ben altro: il documento fatto a brandelli, ridotto a pezzetti, e poi lanciato in mare.
Sempre ridendo, ripetendo in loop «Italie, Italie».
La percezione che dall’altra parte del Mediterraneo hanno del nostro Paese è quella di uno Stato dal ventre molle.
Al contrario questo gesto potrebbe fornire al Nostro paese il motivo per una esplulsione e rimpatrio immediato, così facendo infatti violano tutte le normative internazionali anti terrorismo.
Esistono svariati gruppi sui social interamente dedicati all’organizzazione dei viaggi dal Bangladesh all’Italia.
