Il primo ministro Giorgia Meloni non ha ancora preso una decisione definitiva sul controverso ruolo dell’Italia nell’iniziativa cinese Belt and Road, dopo aver inizialmente manifestato l’intenzione di ritirarsi dal patto di investimento.

“È ancora troppo presto per dire quale sarà l’esito della nostra valutazione, che è molto delicata e riguarda molteplici interessi”, ha dichiarato la Meloni in un’intervista rilasciata domenica al quotidiano Il Messaggero.

L’Italia può avere “buone relazioni” con la Cina “anche in importanti aree di interesse con Pechino senza necessariamente far parte di un piano strategico complessivo”, ha detto.

L’Italia è l’unico Paese del Gruppo dei Sette ad aver aderito alla Belt and Road, ma “non è il principale partner commerciale occidentale o europeo della Cina”, ha affermato.

L’Italia ha aderito alla Belt and Road Initiative nel 2019, quando Giuseppe Conte era primo ministro.

Il programma, uno sforzo moderno per far rivivere le storiche rotte commerciali che collegano la Cina all’Europa, al Medio Oriente e all’Africa, ha finanziato progetti infrastrutturali per 900 miliardi di dollari a livello globale.

A maggio, Meloni ha discusso con gli alleati del G7 la possibilità che l’Italia si ritiri dall’accordo, anche se non è stata presa una decisione definitiva.

Il governo Meloni dovrà prendere una decisione definitiva sull’uscita entro il 22 dicembre, altrimenti il patto si rinnoverà automaticamente per cinque anni.

L’Europa sta ricalibrando le sue relazioni con la Cina, cercando di ridurre la dipendenza dal Paese autoritario, evitando al contempo un brusco disaccoppiamento che sconvolgerebbe le economie occidentali.

I rapporti sempre più stretti di Pechino con Mosca hanno messo ulteriormente alla prova le relazioni europee con la Cina.

L’ambiguità con cui si muovono gli uomini di Xi Jinping sullo scenario della guerra russo-ucraina è la prova: Pechino ondeggia da mesi tra dichiarazioni ammiccanti verso la Russia, come quella di questi giorni, e atteggiamenti di senso opposto. 

Pechino è abilissima a giocare su più tavoli e a scompaginare le carte ogni volta che serve.

Sulla Via della Seta è successa in fondo la stessa cosa.

Presentata come il nuovo modello di economia globale, per Pechino la Via era innanzitutto il grimaldello per entrare in forza in Europa e crearsi un posizione dominante sul piano economico e geo politico.

 il quadro in Europa è mutato e la Via della Seta è diventata meno importante e strategica per la Cina.

E infatti anche solo in termini di import-export i suoi risultati sono stati assai inferiori alle attese e alle premesse.

Anche per questo è facile prevedere che l’attuale governo non rinnoverà l’accordo con la Cina.

Di Admin

Scopri di più da Giornalesera.com

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere