
La cancel culture – espressione ormai entrata di moda che potrebbe essere tradotta con una locuzione italiana più esplicita, e cioè “revisionismo storico e culturale” (radicale).
Ha assunto a tutti gli effetti la dimensione di programma, portato avanti sia da intellettuali e uomini dell’editoria e del cinema che dalle masse.
Alcuni dei capisaldi della letteratura del secolo scorso sono stati “riscritti” in quel che appare un atteggiamento capitanato da un politicamente corretto intriso di ipocrisia, piuttosto che da una profonda attenzione alla sensibilità.
Il linguaggio è specchio della storia umana e segue di pari passo l’evoluzione sociale, politica, culturale.
I romanzi rivisitati sono stati scritti da Agatha Christie tra il 1920 e il 1976, in un contesto storico peculiare e ben definito che ben si riflette e viene reso immortale all’interno delle sue opere.
Eliminare o riadattare il modo d’esprimersi di un’autrice fondamentale perché potenzialmente offensivo somiglia più a un’operazione di censura che a un modo per mostrarsi rispettosi nei confronti delle consapevolezze odierne.
L’importanza attribuita alla letteratura risiede anche nel suo essere mezzo per comprendere la storia, conoscere, non ripetere errori passati, sviluppare una propria vena critica, oltre ad asservire un profondo bisogno di conoscenza e di svago inerente da sempre all’essere umano.
Il revisionismo e la censura stanno colpendo pesantemente tutto il mondo artistico.
Una tendenza che a primo impatto potrebbe ad alcuni apparire inclusiva, ma che rischia di cancellare testimonianze passate trasformandosi presto in esempio di revisionismo storiografico, eliminando la visione passata in realtà fondamentale per il presente ed essenziale per il futuro.
I registi di Hollywood, patria di molte deviazioni, per non essere colpiti dalla scure della censura (perché le cose vanno chiamate col loro nome), si sentono in obbligo di inserire in ogni loro film neri e omosessuali, al punto che troviamo di tali figure anche in opere cinematografiche ispirate a lavori letterari nei quali costoro non erano nemmeno contemplati.
Negli ultimi tempi abbiamo potuto godere la vista di un film, che parlava della regina Cleopatra, naturalmente , di colore, OPERA frutto di miopia, ignoranza e fanatismo.

L’idea di operare una selezione di tutte le opere dell’umanità sulla base di criteri quali il razzismo, l’omofobia, ETC … è semplicemente una follia.
Non ci vuole un critico letterario o un semiologo per rendersene conto: basta un po’ di sana intelligenza.
Un distretto scolastico dello Utah, che conta circa 72 mila studenti, ha deciso che alle elementari e alle medie sarà vietato leggere e tenere fra gli scaffali la Bibbia, che quindi rimarrà solo nelle biblioteche delle scuole superiori , perché ritenuta, in alcuni versetti, “troppo volgare e violenta” per i più giovani.
La decisione è arrivata dopo la denuncia di alcuni genitori, per cui il testo sacro conterrebbe troppi riferimenti a incesti, prostituzione e stupri.
La forza della scrittura, così come di molte altre forme espressive, sta infatti nel saper cogliere e raccogliere un’intera atmosfera e renderla senza tempo.
La realtà che l’autore capta, per poi processarla e narrarla, è ormai esistita e passata.
Si tratta solo degli ultimi delle centinaia di episodi simili che si inseriscono in quella che negli USA sembra essere diventata una vera e propria tendenza, messa in campo per limitare e controllare ciò che leggono gli studenti, con l’obiettivo moralistico di tenerli “al riparo” da contenuti giudicati pericolosi (come quelli sulla sessualità e la violenza) oppure discriminatori.