La capacità di regolare i propri stati emotivi interni viene appresa durante l’infanzia grazie al legame con coloro che ci hanno accudito, definiti “figure di attaccamento”.

Impariamo a calmarci da soli perché qualcuno ci ha calmato in passato, impariamo a tirarci su il morale perché qualcuno ha saputo farci sorridere quando eravamo tristi.

La qualità di questo legame così edificante del Sé di un individuo ha effetti significativi sullo sviluppo delle capacità di regolazione emotiva: una madre in grado di regolare adeguatamente i propri stati interni favorirà nel figlio l’acquisizione della medesima competenza; analogamente, una madre emotivamente disregolata rappresenterà un fattore di rischio per il bambino rispetto all’acquisizione di una buona capacità di regolazione emotiva (come in presenza di un attaccamento disorganizzato).

Si definisce disregolazione emotiva l’incapacità, malgrado gli sforzi, di modulare o ricondurre entro la norma i proprio vissuti emotivi, le proprie esperienze interne e il proprio comportamento verbale e non verbale in risposta a degli stimoli.

Questa difficoltà spesso si associa ad impulsività marcata e a problemi di adattamento della persona nel suo contesto relazionale, vista l’incapacità di controllare risposte intense e, talvolta, estreme.

Spesso tra le difficoltà associate a disregolazione emotiva troviamo anche difficoltà di attenzione e pianificazione (riconducibili a deficit dell’esecutivo centrale), difficoltà nell’organizzare la propria quotidianità, tendenza all’isolamento come disperato tentativo di arginare la sofferenza, richieste di aiuto espresse in maniera inadeguata, etc.

A peggiorare la situazione vi è anche il feedback proveniente dall’altro, che, spesso, incapace di gestire comportamenti così intensi e spesso anche spaventato dalla non gestibilità della sofferenza che vede, si tira indietro, vittimizza o stigmatizza chi ha difficoltà di regolazione.

La disregolazione emotiva corrisponde alla difficoltà di elaborare in modo efficace le proprie emozioni. Questo porta ad una loro eccessiva intensificazione o disattivazione, creando quindi vissuti “troppo caldi” o “troppo freddi”Consiste in una difficoltà individuale nel riportare lo stato di arousal (cioè di attivazione emotiva) entro livelli ottimali; il range di attivazione entro il quale l’intensità dell’emozione è sufficientemente regolata prende il nome di “finestra di tolleranza”.

La finestra di tolleranza consiste in uno stato di attivazione fisiologica, frutto di una buona regolazione emotiva, all’interno del quale ci sentiamo al sicuro e possiamo pensare e sentire emozioni allo stesso tempo, quindi agire in modo funzionale.

Quando l’intensità dello stato emotivo eccede questa finestra la persona non riesce a ragionare in maniera lucida e critica, poiché tali funzioni cognitive non sono pienamente accessibili ed è completamente travolta dall’emozione: le regioni cerebrali della corteccia frontale e prefrontale deputate anche all’analisi delle informazioni, al ragionamento ed alla pianificazione, vengono bypassate a vantaggio di una iper-attivazione di regioni cerebrali filogeneticamente più primitive, sotto-corticali, afferenti al sistema limbico e direttamente connesse attraverso circuiti preferenziali ad aree deputate al movimento e funzionali ad organizzare rapidamente comportamenti di attacco o fuga, al fine di garantire la sopravvivenza dell’organismo. La corteccia è “tagliata fuori”, tutto è emozione ed azione.

Cause della disregolazione emotiva-Una scarsa adeguatezza dello stile dei caregiver nei confronti del temperamento del bambino-Uno stile di interazione che rinforza l’attivazione emotiva.

Tendenza all’invalidazione delle emozioni associata ad una incapacità ad esprimerle attraverso modalità adeguate.

Un ambiente di sviluppo critico e conflittuale (ambiente invalidante) che giudica in modo molto negativo l’espressione dei sentimenti, esasperando e peggiorando la tendenza a sentire le emozioni in modo intenso.Per una regolazione emotiva efficacie è infatti necessario:

Essere disponibili a sperimentare stati emotivi sia positivi che negativi;

Essere in grado di discriminare, riconoscere ed essere consapevoli delle proprie emozioni e sentimenti;-Essere in grado di perseguire i propri obiettivi/scopi anche a fronte di stati d’animo spiacevoli ed in assenza di gratificazioni immediate;

Utilizzare strategie di regolazione degli stati emotivi adattive rispetto al contesto ambientale e relazionale contingente.-

egolare le emozioni significa saper modificare in modo più o meno cosciente e intenzionale le componenti dell’esperienza emotiva.

Si tratta di un processo di ricerca di equilibrio che modera l’intensità delle emozioni per poterle mantenere entro un livello tollerabile e gestibile.

Questo lavoro di modulazione si muove su più piani, proprio per il fatto che l’emozione è un fenomeno multidimensionale che riguarda mente, corpo e comportamentonel mondo e con gli altri.

Allora regolarsi significa per esempio saper modulare l’attivazione corporea attraverso esercizi di rilassamento o attività fisica.

Significa essere consapevoli dei propri pensieri e riuscire a renderli più equilibrati e realistici.

Significa sapersi distrarre, saper mettere in atto procedure di problem solving; saper accettare se stessi e quello che accade.

Significa saper chiedere aiuto agli altri in modo efficace.

Al contrario della disregolazione, la regolazione emotiva consiste in una serie di abilità, anche in tal caso connesse alla storia di sviluppo come a fattori biologici, di modulazione delle proprie emozioni.

Queste includono l’abilità di inibire impulsi e comportamenti dannosi per sé stesso e per la relazione con l’altro, dirigere il proprio comportamento con lucidità verso un obiettivo sano e soprattutto calmare l’attivazione fisiologica.

Queste capacità si possono sviluppare.

Con l’esercizio e l’impegno, una persona potrà mantenere un controllo via via più automatico sulle emozioni, pur mantenendo una maggiore vulnerabilità di base.

A oggi, ci sono numerosi modelli di terapia che cercano di inquadrare e di intervenire sulla disregolazione emotiva (es. Terapia Dialettico Comportamentale, Terapia Metacognitiva interpersonale, Trattamento basato sulla mentalizzazione, etc).

Tendenzialmente tutti questi interventi, sebbene con strumenti diversi, cercano di sviluppare la capacità metacognitiva ovvero aumentano la capacità di rappresentarsi e osservare i propri contenuti mentali e quelli dell’altro e dopo cercare di modificarli e gestirli.

In altre parole una delle difficoltà principali delle persone con disregolazione emotiva è che, probabilmente per il fallimento del rispecchiamento delle figure genitoriali e le continua invalidazioni nello sviluppo, non mettono “la mente in mezzo” tra stimolo, emozione e comportamento, avendo difficoltà a identificare i propri stati interni e quindi a validarli e a gestirli, ad esempio decentrandosi da essi.

Ne consegue che il soggetto si sente letteralmente in balia di emozioni molto intense e che non riesce a gestire, spesso intollerabili, che hanno un effetto disorganizzante sul comportamento e sulle relazioni.

La terapia cerca di intervenire attraverso due strumenti fondamentali: una relazioni di cooperazione in cui il paziente si senta accettato in modo incondizionato e in cui possa fermarsi a descrivere le emozioni che prova in un contesto sicuro, ovvero senza il rischio di essere invalidato per i suoi vissuti, che invece vengono accolti favorendo la lucidità della persona e la sua capacità di integrazione.

Le emozioni non sono più un corpo estraneo, un maremoto da cui scappare o difendersi, ma un elemento integrante della propria vita mentale che, come tale, va accettato e osservato con curiosità e rispetto.

A questo, che è base e cornice senza la quale risulta inefficace ogni intervento, si unisce lo skills training, ovvero lo sviluppo di una serie di strategie cognitivo-comportamentali collaudate e specifiche per il problema che porta il paziente, che possano potenziare concretamente le abilità per tollerare la sofferenza e relazionarsi agli altri con maggiore efficacia, lavorando su tutti quelli schemi e cicli interpersonali che aumentano la sofferenza.Intelligenza Emotiva

Otiaky Chong .dottoressachong@gmail.com ©Psicologia Positiva. Consulenza

Di dottoressachong

La mia terapia focalizzata sul “problem solving” in cui accompagno e assisto il paziente alla ricerca delle migliori strategie per modificare e ridurre i sintomi del proprio disagio. Utilizzo l'ipnosi per modulare la risposta all'evento stressante

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