
Il Niger è cruciale anche per l’Italia: 250 soldati italiani sono in missione per addestrare l’esercito nigerino. Non solo, questo paese rientra anche nel cosiddetto Piano Mattei pensato dal governo Meloni per il rilancio dei Paesi africani.
La nostra missione bilaterale è di supporto alle forze armate nigerine, alle forze speciali, all’esercito, non alla guardia presidenziale, che ha dato il via al colpo di Stato.
Però si è capito che le forze armate almeno in parte sono con i golpisti: l’annuncio, infatti, è stato dato da un colonnello dell’aeronautica.

E l’Italia in Niger si sta occupando di addestrare l’aviazione.
La presenza dei militari della Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (Misin), che nonostante le non poche difficoltà politiche sorte sin da quando è stata lanciata nel 2018, ha visto una graduale concretizzazione fino a consolidarsi nello scacchiere nigerino e regionale.
“Lo scopo di Misin è quello di “incrementare le capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell’ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell’area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del G5 Sahel”
Dall’inizio della missione, spiega Agenzia Nova, sono 9.100 i militari nigerini addestrate dalle forze armate italiane.
Contributo che però rischia di saltare qualora il golpe dei militari (e paramilitari) dovesse concretizzarsi in un vero e proprio cambio dI regime.
Nello scacchiere Sahel, tenuto sotto torchio da continui attacchi jihadisti, persecuzioni politiche dei regimi, violazioni di diritti umani, mancanza di prospettive per i giovani, commercio di armi e droga, tratta dei migranti e cambiamenti climatici, il Niger gioca un ruolo geostrategico centrale.
Il suo versante occidentale, attorno alla regione di Tillabery, nel triangolo Liptako-Gourma, detto “delle tre frontiere” (Mali, Burkina Faso e Niger) e i territori a sud, nella regione di Diffa, al confine con la Nigeria, sono oggi vere e proprie terre di nessuno in cui si muovono con grande libertà gruppi jihadisti affiliati, a seconda delle convenienze, a Boko Haram, ad al-Qaeda o allo Stato islamico.
Questo, nonostante la presenza a Tillabery di un corposo contingente militare ciadiano, l’esercito più equipaggiato e agguerrito del Sahel, nell’ambito dell’operazione G5 Sahel (quadro istituzionale di coordinamento e monitoraggio della cooperazione regionale, formato da Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad) con 1.200 soldati.