De Ficchy Giovanni

Il colosso cinese starebbe andando incontro ad uno dei crolli economici più grandi di sempre secondo quanto riferisce in un nuovo articolo su 19FortyFive a firma di Gordon G.Chang,
un esimio professore statunitense nato nel New Jersey da padre cinese che ha già pubblicato diversi libri e ha prodotto diversi interventi sull’economia della Cina, soprattutto in relazione ai rapporti internazionali e alla geopolitica.
Secondo Chang, il problema risiede nel fatto che l’economia cinese delle esportazioni sta andando letteralmente a pezzi.
La propagazione di un debito non pagato rischia di scaricarsi ovunque e non a caso si teme una nuova crisi Lehman, sarà la ripetizione della crisi finanziaria del 2008, in “salsa cinese” ?
In questo momento gli sviluppi di Evergrande e di altre società cinesi (Country Garden e Zhongrong International Trust) non sono scontati.
I tassi di rendimento offerti dal mercato erano così alti e allettanti che tantissime persone, aziende, istituzioni non hanno esitato a prendere denaro in prestito dalle banche per investirlo in Borsa, sedotti dall’idea di facili guadagni.

Come spiega Anne Stevenson-Yang, autrice del libro China Alone: Emergence from and Potential Return to Isolation: per rifinanziare il vecchio debito bisogna aggiungere denaro ma in maniera continua ed esponenziale, qualcosa che, evidentemente, non può durare per sempre.
L’emergere della Cina come potenza economica negli ultimi vent’anni ha stupito il mondo, così come la longevità e l’adattabilità del suo sistema politico.
Si tratta di un modello completamente nuovo o, come sostiene Anne Stevenson-Yang in questo libro, solo uno dei cicli storici della Cina di centralizzazione e frammentazione, espansione e isolamento?
La capacità della Cina di centralizzare le proprie risorse consente grandi passi in avanti.
Ma lo Stato unitario è privo di controlli o equilibri e crea massicci abusi di potere e, in definitiva, un ritorno all’isolazionismo.
La Cina ora potrebbe essere sull’orlo di una simile svolta verso l’interno.
Le banche e gli investitori istituzionali prestano cifre immense in cerca di grandi rendimenti, fanno gran debito gli uni sugli altri (tecnicamente si chiama leva finanziaria); quando il debito è spropositatamente alto rispetto agli utili societari il debitore non garantisce la restituzione di capitali e interessi.
le ricadute sono perniciose ma in Cina anche più ramificate del solito.
Province e municipalità, che hanno costruito bilanci non sui tributi locali ma sull’equivalente dei nostri oneri di urbanizzazione, cedendo in affitto di lunghissimo termine terreni agli sviluppatori, devono essere salvati dal governo centrale, con ristrutturazione di debito e nuove iniezioni di fondi freschi.
Ma come sta l’economia reale in Cina ?
La Cina si è indebitata in maniera esponenziale nel corso degli ultimi anni.
La crescita del debito cinese è diventata sette volte più veloce della crescita del prodotto interno lordo nominale.
I numeri, gli indicatori finanziari non mentono, il debito pubblico degli enti locali, è insostenibile, (280%)
sul PIL nazionale, che conglomerato con il debito nazionale, e degli enti ” privati”, raggiunge l’iperbolica percentuale del 330% .
Il modello basato su furti di tecnologia, bassi salari ai lavoratori, e boom delle costruzioni non ha futuro.
La classe media non riesce più a pagare i mutui, la crisi ha ridimensionato, e in alcuni casi azzerato, il loro potere d’acquisto e ci vorranno anni prima che possano risollevarsi.
La Cina affronterà presto la più grande crisi economica della sua storia .