Giovanni De Ficchy
Criminologo, Esperto europeo di terrorismo
Direttore del Centro studi Strategici “Libertè Chérie”

“La guerra ibrida della Russia con i Paesi ostili durerà a lungo
La complessità dell’information warfare russo risiede nella multidimensionalità militare, cyber e informativa che si sostanzia al contempo nel conflitto e “assedio cognitivo” che, contrariamente all’approccio occidentale, non si fonda su di un modello interpretativo a fasi.
L’azione russa sul campo non può essere compresa isolandola dal flusso informativo-aggressivo che persiste oramai da anni .
Si tratta di un tipo di conflitto che viene combattuto non solamente con le armi convenzionali, ma anche attraverso altri metodi,i malware, principalmente rivolti all’Ucraina, si sono diffusi a livello globale, causando miliardi di dollari di danni ai sistemi informatici in Europa, Asia e Americhe.
Nella cyberguerra i russi sono all’avanguardia.
Tra questi gli attacchi hacker, la disinformazione organizzata online e le cosiddette ‘false flag operations’, ovvero operazioni di vario genere, da attacchi militari propriamente detti a una vasta gamma di azioni ostili – condotte con l’intento di mascherare il reale esecutore e far ricadere la colpa su altri attori
Un tipo di conflitto da tempo al centro dell’attenzione degli esperti di sicurezza internazionale e delle cancellerie di tutto il mondo
Una “infowar” che la Russia sta combattendo contro l’Occidente, e di cui è obiettivo anche l’Italia.
Attraverso il memetic warfare, nonché operazioni trolls’n’bots per la disseminazione di campagne disinformative d’intensità e profondità variabile, a seconda del target, attraverso le più comuni social media platform soprattutto per favorire la polarizzazione delle audience interne ai singoli Stati.
La Polizia Postale ha accertato che la notte tra il 27 e il 28 maggio 2018 si erano attivati all’improvviso 400 profili twitter, fino ad allora dormienti, per scatenare con centinaia di messaggi di insulti e richieste di impeachment del presidente Mattarella.

La cosiddetta “Fabbrica di Troll”: quella Internet Research Agency con sede al numero 55 di Via Savushkina a San Pietroburgo, che impiega decine di persone per immettere contenuti sui social 24 ore su 24, e il cui patron era Evgeny Prigozhin, l’oligarca famoso come «cuoco di Putin».
Ma Prigozhin è stato anche il finanziatore della Wagner: la compagnia di ventura utilizzata da Putin per agire sul piano militare quando la Russia non voleva comparire in prima persona.
I messaggi vengono veicolati da vari soggetti in Italia, sia di estrema destra , che di sinistra;
Il Partito Comunista Italiano, di Rizzo che alle ultime elezioni ha fatto parte del cartello Italia Sovrana e Popolare di Antonio Ingroia;
«Una scellerata classe politica, culturalmente succube degli Stati Uniti d’America, ha accettato servilmente un modello antropologico illuminato e rafforzato dalle direttive economiche e politiche dell’Unione Europea.
I politici italiani, deresponsabilizzati dalla pseudocultura individualistica e sovranazionale hanno scelto la fellonia di tutelare gli interessi di potentati economici stranieri»

Continua poi rincarando la dose;
«La Nato, come altre simili organizzazioni politico-militari in zone diverse dello scacchiere mondiale, è il cane da guardia degli interessi dei monopoli, pronta a osannare chiunque osi contraddire il diktat imperialista. I costi della guerra imperialista, mascherate da missioni di pace, vengono anch’essi scaricati sulle masse popolari, costrette a pagare il conto della spartizione della ricchezza mondiale tra le borghesie imperialiste.
Negli ultimi tre decenni, abbiamo dovuto assistere alle continue iniziative belliche della Nato, organizzazione mondiale dell’Occidente capitalistico posta sotto stretto controllo statunitense».
Ma anche Roberto Fiore, quando non attacca i sindacati, attacca la Nato sul versante opposto;

Non temo tanto i servizi ucraini ma anche quelli americani e/o occidentali, noti per le loro pratiche provocatorie. Continuerò la mia lotta contro la guerra e le sanzioni, sapendo di avere con me la maggioranza degli italiani»
«La Nato è il protagonista e il creatore di dozzine di conflitti in tutto il mondo, travisando la sua vocazione difensiva mutandola in operatività offensiva e militare»
Questo è un messaggio tipico, che si può trovare su qualsiasi quotidiano russo.
«Non che qualcuno abbia mai veramente creduto che questa Europa potesse svincolarsi dal padrone di oltre Atlantico».
Questo è Primato Nazionale, testata giornalistica di CasaPound.
«La nostra lotta contro la Nato è una lotta contro le forze di occupazione. Fermiamo la guerra via le basi dai nostri quartieri.
L’alleanza militare offensiva è stata al centro del conflitto in corso in Ucraina, che ha portato molti a mettere in discussione l’alleanza stessa e cosa significhi farne parte».
Questo è Giuliano Brumetti di Potere al Popolo
Utilizzando determinate metodologie è relativamente facile individuare l’origine russa di alcune «narrazioni» oggi presenti nei discorsi di contestazione al sostegno per l’Ucraina.
Una tematica ricorrente è quell’«abbandono» cui l’Italia e altri Paesi sarebbero stati lasciati da queste organizzazioni di fronte a problemi come il Covid o il rincaro delle bollette che per via delle sanzioni veniva annunciato come inevitabile.
E’ materia di studio della “Criminologia e Sociologia della Devianza” .
Da tempo queste narrazioni integrano il tema della crisi ucraina con quelli dell’antivaccinismo, della violenza/repressione dei governi.