Giovanni De Ficchy

“Come è giunto l’oro ad avere il massimo valore? Perché non è volgare, non è utile e luccica di mite splendore; sempre esso dona se stesso. Solo come riflesso della virtù più nobile, l’oro giunse al più nobile valore.”

Friedrich Nietzsche

La notizia diffusa da tutti i media, con evidente sensazionalismo, la passata settimana è stata la riunione dei BRICS.

Si è tenuta in Sudafrica, non è stato possibile al presidente Putin, parteciparvi, poiché raggiunto da mandato di cattura internazionale, non può uscire dai confini della Federazione Russa, senza rischiare di essere tratto in arresto .

L’obiettivo, neppure nascosto, di Cina e Russia è di sostituire il dominio monetario del dollaro ed euro nel commercio internazionale, affiancando al sistema fiduciario americano un sistema di pagamento basato sulle monete nazionali dei BRICS.

Con la differenza fondamentale, rispetto a quello ancora dominante basato sul dollaro e l’euro , con monete collegate al prezzo di mercato dell’oro.

Al contrario di ciò che si attendeva, il blocco BRICS non ha annunciato la nuova valuta internazionale collegata all’oro che avrebbe dovuto fornire un’alternativa al dollaro.

Non è stata neanche annunciata una possibile data di lancio, in compenso sono state invitate sei nuove nazioni al blocco, Egitto, Etiopia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran ed Argentina.

A cosa servono questi annunci roboanti, prima ancora dei fatti? 

Per i paesi Brics il loro principale problema, è costituito da una visione strategica differente ed in alcuni casi concorrente. 

C’è mancanza di unità e ci sono sospetti reciproci.

Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, sono due ottime economie, forti , ma totalmente dollarizzate.

Egitto ,Etiopia ed Argentina invece sono tre nazioni fallite, in cerca di qualche finanziamento, aderiscono a qualsiasi organizzazione.

la New Development Bank che vuole sostituirsi alla Banca Mondiale e che ha sede in Cina, ha erogato pochi prestiti e le condizioni finanziarie sono comunque state onerose, anche se non si abbinavano a imposizioni politiche come nel caso del Fondo Monetario Internazionale.

Il rischio dei paesi emergenti è quindi di passare da una banca internazionale all’altra, rimanendo comunque imbrigliati in prestiti enormi contratti dai propri politici spesso per interesse personale.

Il Sud Africa sta per chiudere bottega e l’Argentina, già fallita 5–6 volte, viaggia con il 50% di inflazione.

Il Brasile invece, con 215 mln di abitanti ha un Pil inferiore a quello italiano ed esporta per meno di 1/3.

L’Iran è una nazione completamente fuori controllo, ed inaffidabile, far coesistere questo quadro disomogeneo, sarà un compito veramente arduo.

Perché Brasile e Sud Africa non sono superpotenze economiche e non sono neanche paesi in via di sviluppo (almeno non lo sono più).

L’India ha tutto l’interesse di questo mondo a tenersi buoni gli Stati Uniti per avere un alleato contro la Cina nel sud est asiatico.

La Russia e la Cina da sole non possono fare molto, anche perché la Cina è molto dipendente dall’Occidente, senza l’export la loro crescita va a rotoli.

Putin ha il fiato corto, probabilmente è malato, ha perso un numero colossale di uomini (inclusi generali) e mezzi, è militarmente impantanato in Ucraina, è sempre più criticato dall’interno, i vertici della Banca centrale russa e della Sberbank hanno lanciato l’allarme rosso.

Beh, è chiaro che a Putin stia andando parecchio male, anzi malissimo.

Può naturalmente ancora distruggere e uccidere, forse per mesi, ma non sembra esserci per lui una luce in fondo al tunnel in cui è (stupidamente) entrato.

In queste condizione il leader russo non può che sentirsi mancare il terreno sotto i piedi.

Non credo che dorma sonni tranquilli.

la Cina ha un debito interno pari a 3 volte il Pil e senza surplus commerciale di 1200 mld con l’Occidente, basterebbero i vecchi e cari dazzi per farla sgonfiare come un palloncino.

Le recenti sanzioni imposte stanno già dando i loro primi risultati.

Poi siamo sempre lì, l’Occidente detiene la maggior parte della ricchezza mondiale e probabilmente questa situazione durerà almeno fino alla morte della mia generazione.

Da solo il G7 detiene il 53% del pil con solo il 10% della popolazione, a questo aggiungi i gli altri paesi occidentali e arriviamo facilmente oltre il 60% se non addirittura il 65%.

L’Occidente mantiene il vantaggio di una visione strategica condivisa, anche con qualche distinguo ma al momento la posizione di vantaggio è innegabile.

Per quasi 60 anni, il gold standard ha regolato la convertibilità tra oro e dollaro, agganciandone il valore di mercato: nel 1971 fu il presidente americano Richard Nixon, spaventato dalle pressioni ribassiste che rischiavano di affondare il dollaro in piena guerra fredda, a tagliare il cordone con l’oro decretando la fine del gold standard. 

Che senso ha oggi cercare di tornare al 1800, restaurando il sitema “gold standard”, agganciandolo ad una moneta, quotata alla borsa di Teheran ?

Di Admin

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