De Ficchy Giovanni

Un fiume di soldi per comprarsi i politici e sostenere la diffusione dell’Islam in Europa.
Una islamizzazione non solo attraverso le moschee che nascono come piccoli tumori nel territorio, ma anche sotto forma di investimenti in ambiti che possano comprare la popolazione attraverso i suoi divertimenti.
Basti pensare all’aumento degli investimenti di nazioni come il Qatar che di recente si è comprato squadre di calcio, alberghi extralusso, compagnie aeree, griffe di altissima moda, giornali, tv e tutti i mezzi in grado di influenzare l’opinione pubblica europea.
Non è un caso che il più importante teologo vivente dei Fratelli Musulmani, Yusuf al-Qaradawi (che oggi vive in Qatar) profetizzò già nel 2007 quanto sta accadendo a Roma e dintorni: «Adesso è rimasta la seconda parte della profezia, che è la conquista di Roma,
Questo significa che l’Islam tornerà nuovamente in Europa. Ritengo che questa volta non sarà con la spada, ma attraverso la predicazione e l’ideologia».

“Qatar Papers”: un libro a firma di Christian Chesnot e Georges Malbrunot, due giornalisti piuttosto noti in Francia, che denuncia l’azione di Doha nel finanziamento di numerose associazioni islamiche in Europa e segnatamente in Italia e Francia.
Un fiume di denaro con cui comprare grattacieli, costruire moschee e aiutare gli immigrati per islamizzare l’Italia e l’Europa
Il Qatar elargisce soldi attraverso la Qatar Charity Foundation, una Ong governativa molto attiva e imbottita di petroldollari.
Nella primavera dello scorso anno fece scalpore il tour italiano del capo della Qatar Charity Foundation, Hamad Bin Nasser Al Thani, che inaugurò una serie di strutture nel centro Italia.
Un’operazione di islamizzazione ad ampio respiro, quindi.
La guerra tra Europa e Islam non si combatte più sul campo di battaglia, ma sul terreno delle relazioni pubbliche e private.
In prima linea nei contributi a moschee in Svizzera, Italia, Francia, Romania, Belgio, Germania, Albania e in altri Paesi europei ci sono paesi che finanziano il terrorismo come Qatar, Turchia, Arabia Saudita.
Gli emiri di Doha sono arrivati nel Belpaese facendo shopping a colpi di centinaia di milioni di dollari in molti settori economici.
Nell’immobiliare, hanno finanziato una gigantesca operazione commerciale a Milano, nella zona di Porta Nuova, e comprato lo storico Grand Hotel Gallia.
Hanno acquisito inoltre alberghi di lusso in Costa Smeralda e il Four Season a Firenze.
C’è poi il fondo d’investimento Mayhoola for Investment di Doha, che è divenuto il maggior azionista della griffe della moda italiana Valentino (acquisita nel 2012 per 700 milioni di euro).
Nel settore del turismo, il Qatar Luxury Group della Qatar Foundation ha operato massicci investimenti.
Hanno rilevato l’ex clinica San Raffaele a Olbia, in Sardegna, annunciando un investimento pari a 1,2 miliardi di euro.
Gli italiani dovrebbero essere contenti di partecipazioni straniere così importanti in un paese alle prese con una grave crisi economica.
Vi è però il rovescio della medaglia, visto che gli emiri del Qatar, di stretta osservanza wahhabita, finanziano al contempo decine e decine di moschee e centri culturali islamici, così come fanno anche Arabia Saudita e Turchia.
La stessa Turchia elargisce fondi anche a centri e moschee in Italia, con il non celato intento di creare consenso intorno all’ ipotesi di ingresso di Ankara nella Ue.
Altra importante presenza è quella della Lega musulmana mondiale, vicina agli interessi dell’Arabia Saudita, ricca e influente, non solo in Italia: investimenti e finanziamenti in Svizzera e in Francia