De Ficchy Giovanni

Il termine si riferisce a tutte le attività illegali delle organizzazioni criminali di stampo mafioso che arrecano danni all’ambiente.
I crimini ambientali deteriorano gli ecosistemi, contribuiscono ad inasprire il cambiamento climatico e incidono sulla già drammatica riduzione della biodiversità, ma non solo.
Compaiono tra le attività delle ecomafie il traffico illegale e lo smaltimento illegale dei rifiuti, pericolosi e non, ma anche il traffico di buste shoppers illegali, l’abusivismo edilizio su larga scala, incendi boschivi e illegalità nel mercato dell‘agro alimentare.
Le attività illegali sono più fiorenti sono la raccolta e la vendita di legname (che produce più di metà dei guadagni illegali su scala mondiale), l’estrazione mineraria (un quarto dei profitti), e poi la pesca, il contrabbando di specie selvatiche e la gestione dei rifiuti, attività la cui pratica illegale garantisce complessivamente un quarto dei profitti.
Inoltre, bisogna tenere a mente che non si prende adeguatamente in considerazione il giro di denaro derivante dal la contraffazione e dal commercio illegale di prodotti chimici e pesticidi, attività che possono essere considerate crimini ambientali per via del loro impatto distruttivo sia sull’ambiente, sia sulla salute umana.
Il ciclo illegale del cemento guida nel 2021 la “classifica” delle filiere illegali con 9.490 reati (31% del totale), seguito da quello dei rifiuti (8.473) che registra anche il maggior numero di arresti, ben 287, (+25,9% rispetto al 2020) e di sequestri (3.745, con +15%).
Le inchieste contro i traffici illeciti di rifiuti monitorate nel 2021 sono state ben 38, contro le 27 del 2020, mentre nei primi 7 mesi del 2022 la cifra è arrivata a quota 17.
I quantitativi di rifiuti sequestrati superano i 2,3 mln di ton.
Da segnalare i 640.195 controlli eseguiti nel settore agroalimentare e il fatto che tra i nuovi interessi delle ecomafie c’è il traffico illecito degli oli vegetali esausti.
Il Conoe stima che ben 15mila ton/anno sfuggano alla raccolta e al trattamento dei certificati dei consorzi.
Il Sud d’Italia è l’area privilegiata per lo smaltimento illegale dei rifiuti.
L’esempio più eclatante è la “terra dei fuochi”, ma il fenomeno non è circoscritto alla Campania, purtroppo.
Campania, Puglia, Calabria e Sicilia sono le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa che subiscono il maggiore impatto di ecocriminalità e corruzione.
Qui si concentra il 43,8% dei reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, il 33,2% degli illeciti amministrativi e il 51,3% delle inchieste per corruzione ambientale sul totale nazionale.