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🔹Guénon sostenne l’appartenenza di Dante ad un ordine segreto, progenitore dell’attuale Massoneria.
🔺La Divina Commedia sarebbe un’opera interamente dedicata agli iniziati di quest’ordine e comprensibile in pieno soltanto da quest’ultimi, possessori degli intelletti “sani” citati precedentemente.
💠L’affiliazione di Dante ad una organizzazione misterica è definita indubbia (ivi, pag. 9) da Guénon, il quale poi afferma che esisteva un metodo consolidato da parte dei nemici di questi ordini segreti, consistente nell’accusarli di eresia pretestuosamente, con il solo fine di volerli distruggere, come accadde ad esempio con i Templari o con i Catari soppressi dalla Chiesa [per i collegamenti tra questi due gruppi cliccare qui].
🔺Secondo Guénon , Dante avrebbe fatto parte dell’associazione della Fede Santa (o Fedeli d’Amore), Terz’Ordine di filiazione templare, i cui dignitari portavano il titolo di Kadosch = “santo”, grado conservato ancora oggi nelle alte sfere massoniche.
💠Non a caso Dante sceglierà come guida per la terza cantica San Bernardo, colui che stabilì la regola dei Templari e fu assai indulgente con i Catari; entrambi gli ordini furono distrutti per volere della Chiesa; tuttavia i Templari sarebbero sopravvissuti, secondo Guénon ivi, pag. 23-27), e confluiti nel movimento dei Rosa-Croce di cui abbiamo delle attestazioni in Europa a partire dal XV secolo. Già nel ‘300 quest’organizzazione si sarebbe costituita in incognito e Dante avrebbe raggiunto i massimi vertici dell’ordine, scrivendo la Divina Commedia quale testo sacro rosacrociano; non a caso il viaggio dantesco è collocato a cavallo dell’equinozio di primavera, periodo in cui si praticavano i riti di iniziazione dei Catari.
🔺Ai versi 127-129 del canto XXXI del Paradiso Dante avrebbe lasciato un indizio del passaggio dall’ordine Templare a quello Rosacroce:
🌹In forma dunque di candida rosa
Mi mostrava la milizia santa
Che nel suo sangue Cristo fece sposa.
🔹Da “milizia” (ordine combattente) a “candida rosa” con un riferimento finale al simbolo dei RosaCroce, tramite l’immagine del sangue. Che Dante abbia particolarmente a cuore il destino dei Templari è confermato anche dal XX canto del Purgatorio, in cui, attraverso le parole di Ugo Capeto, lancia una vera e propria maledizione contro la famiglia di Filippo il Bello, macchiatosi della gravissima colpa di aver depredato il tesoro dell’Ordine del Tempio.
💠O Segnor mio, quando sarò io lieto
a veder la vendetta che, nascosa,
fa dolce l’ira tua nel tuo secreto?
🔺Da notare il riferimento alla segretezza della vendetta, da compiere quindi in incognito. Non sfugga la fine a cui andò incontro il crudele Filippo: colto da un ictus cerebrale durante una battuta di caccia il 29 novembre del 1314, (da notare 2+9=11; novembre = 11; il numero 11 è il primo numero “maestro”, associato nell’esoterismo a grandi cambiamenti ed alla giustizia) stesso anno in cui aveva fatto condannare al rogo Jacques le Molay, gran maestro templare.
🔹 Le Molay, prima di morire, maledisse il re e Papa Clemente V, quest’ultimo spentosi a poco più di un mese di distanza dall’uccisione del cavaliere templare.
🔹Non dimentichiamo che Dante sarà esiliato da Firenze per mano di Carlo di Valois, altro componente della maledetta stirpe.
🔹Si ricordino anche il “lamento” del XXXIII canto del Purgatorio per la distruzione del tempio salomonico subita nel 78 d.c. per mano dei romani, ed i sei riferimenti a Clemente V, tutti contraddistinti da odio puro nei suoi confronti.
🔺Ad accomunare Dante ed i Templari c’è anche la devozione per Giovanni Battista, il protettore di Firenze. 🔹I Templari era giovanniti, e fu certamente questa una delle colpe per le quali furono condannati come eretici.
🔹C’è un’antica tradizione che contrappone Giovanni Battista a Gesù Cristo e che venera il primo come vero messia; un accenno alla “disputa” che dovette sorgere tra i due è rintracciabile anche nei Vangeli canonici, più precisamente in quello di Matteo.
🔺 Mentre Giovanni è prigioniero a Macheronte invia dei discepoli da Gesù con l’incarico di domandargli se sia lui o meno il vero Messia, ed ecco le risposta:
🔹Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?”. Gesù rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me”. [Vangelo secondo Matteo 11: 4,5]
🔹Giovanni non sciolse la propria confraternita per seguire Gesù, e quest’ultimo, sebbene nutrisse considerazione nei suoi confronti, arrivò a dire:
🔺In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più
piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. [Ivi 11: 11]
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