Acqua di San Giovanni: una poesia di Emanuela Rizzo

Acqua di San Giovanni: una poesia di Emanuela Rizzo

La poetessa Emanuela Rizzo celebra l’Acqua di San Giovanni con i suoi versi, definendola una sorta di “pozione” dalle straordinarie proprietà benefiche. Questo antico rituale è avvolto da un’aura di mistero e magia, tramandato di generazione in generazione.

Preparare l’Acqua di San Giovanni è un gesto semplice ma ricco di significato. Si raccolgono erbe e fiori la sera del 23 giugno, vigilia di San Giovanni, e li si lascia in infusione in acqua per tutta la notte. La mattina del 24 giugno, quest’acqua viene utilizzata per vari scopi propiziatori.

Si dice che fare un bagno con l’Acqua di San Giovanni apporti benefici sia al corpo che allo spirito, offrendo relax e un senso di benessere. Molti credono che questa pratica purifichi e rigeneri, unendo il potere della natura a un momento di introspezione personale.

Un’altra tradizione legata a questa acqua magica è quella di inumidire un fazzoletto e portarlo con sé come amuleto portafortuna. Questo gesto simboleggia la protezione e la fortuna, e il fazzoletto, impregnato dell’essenza delle erbe, diventa un talismano da tenere vicino.

L’Acqua di San Giovanni rappresenta un affascinante connubio tra tradizione popolare, erbe officinali e simbolismo. La sua preparazione e il suo utilizzo evocano un’atmosfera suggestiva, un richiamo alle antiche pratiche che un tempo scandivano la vita delle comunità rurali.

Riscoprire l’Acqua di San Giovanni significa connettersi con le radici profonde delle nostre tradizioni, rivivere la magia di una notte speciale e aggiungere un tocco di positività e benessere alla nostra quotidianità. In un mondo sempre più frenetico, queste antiche usanze ci ricordano l’importanza di ritagliarci momenti di tranquillità e riflessione, immersi nel potere rigenerante della natura.

La poesia di Emanuela Rizzo: Acqua di San Giovanni

La lavanda
chinata
giace
profumando ancora.
L’arancio vivo
del coriandolo
è corona
e luce.
Il timo
avvolge
la menta
e non
distinguo
più l’odore
del singolo,
nel tutto di camomilla
addolcito.
La calendula
si è vestita
di sole
per la notte
di magia
e speranza.
L’unico fiore
che manca
è: “l’Ophrys x renatafontae”.

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