De Ficchy Giovanni

L’Africa crescerà più rapida del previsto
Da sempre siamo abituati a pensare al continente africano come ad un luogo afflitto da povertà, conflitti e stagnazione economica.
Guerre, e migrazioni, siccità, deserto, sono le parole chiave che abitano il senso comune quando pensiamo al continente africano, intrappolato in uno schema mentale rigido e più ancorato ai pregiudizi piuttosto che alla realtà.
Tale concezione è da sempre profondamente radicata nell’immaginario collettivo, nella realtà fattuale si tratta di un continente con un potenziale economico enorme.
L’Africa è cresciuta, è cambiata nel corso degli ultimi 25 anni, con velocità e modi diversi a seconda delle zone, confrontandosi con i suoi problemi, vecchi e nuovi.
Certo, l’Africa è ancora il continente con la più alta concentrazione di poveri del mondo, ed è ancora il continente che i giovani lasciano per cercare altrove sicurezza e opportunità.
Ci sono stati che hanno fatto registrare ottime performance, in altri, invece, la crescita è stata tiepida.
Le variabili economiche fondamentali e la resistenza agli shock sono migliorate in molti stati africani, in alcuni la mobilitazione delle risorse interne supera quella degli stati asiatici e sudamericani con un livello simile di sviluppo.
Servono le condizioni per la sua realizzazione; si necessita di politiche ad hoc.
Infatti le capacità di assorbimento della nuova forza lavoro sono assai incerte, stante il basso livello educativo delle persone che si affacciano al mercato del lavoro.
In Africa, il livello di educazione secondaria rimane molto basso.
Nel 2017, il 60 per cento dei giovani fra 15 e 17 anni nell’area subsahariana non frequentava le scuole e per le ragazze la percentuale è più elevata.
I governi subsahariani dovrebbero investire nel capitale umano (istruzione, formazione professionale, salute), nella creazione di posti di lavoro e nel buon governo.
Secondo i dati della Banca Mondiale, l’Africa subsahariana ha registrato una crescita media del PIL del 4,6% tra il 2000 e il 2019, superando la media globale del 3,8%.
Secondo gli ultimi dati di Banca mondiale, ripagare il debito , interessi inclusi , è costato ai Paesi più poveri circa 88,9 miliardi di dollari nel solo 2022, una cifra che ci si aspetta dovrebbe ulteriormente aumentare di circa il 40% nel biennio 2023-2024, anche a causa dell’aumento dei tassi di interesse, andando a drenare risorse che potrebbero essere invece dirette a servizi di base come la sanità, l’educazione e l’adattamento al cambiamento climatico
Per questi Paesi, i soli interessi sul debito sono quadruplicati dal 2012 fino a 23,6 miliardi di dollari.
Nell’ultimo decennio ad esempio, l’Etiopia è stata una delle economie africane e mondiali in più rapida
crescita.
Il “canarino nella miniera”, come lo ha definito la stessa Banca, è l’Etiopia, una delle principali economie e Paese più popoloso del continente africano con oltre 100 milioni di abitanti, un Paese uscito negli scorsi mesi dalla disastrosa guerra nel Tigray e guidato da un premio Nobel per la pace, Abiy Ahmed, che silenzia critici e oppositori.
Per l’Etiopia quindi l’ora della verità sembra essere già arrivata a causa del debito.
Nei prossimi anni l’Africa sarà il continente con il più alto tasso di crescita dei centri urbani.
Si stima che, entro il 2050, le città africane raccoglieranno 950 milioni di cittadini in più rispetto agli attuali.
Lagos e Onitsha seguono Il Cairo per numero di abitanti e guidano il nutrito gruppo di città nigeriane.
Repubblica democratica del Congo, Egitto, Etiopia, Nigeria, e Tanzania.
Paesi che rivestono già una certa importanza dal punto di vista demografico.
Non solo la Nigeria, paese ben noto come il “colosso demografico”, contando una popolazione di oltre 200 milioni di persone, ma anche l’Egitto, l’Etiopia e la Rd Congo, tutti paesi con una popolazione superiore ai 100 milioni di abitanti.
Certamente si tratta di dati socio economici molto complessi, che ho cercato di semplificare, per rendere maggiore la comprensione, e facilitarne la lettura.