De Ficchy Giovanni

Il responsabile artistico della cerimonia di apertura e attivista LGBTQ, Thomas Jolly, in un tentativo maldestro di giustificare la palese provocazione degli organizzatori, ha dichiarato che non era loro intenzione scioccare nessuno e che non intendevano fare alcun riferimento blasfemo all’ultima cena di Cristo con gli apostoli…
La cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Parigi 2024 è stata segnata da una disgustosa “parodia” dell’Ultima Cena: con uomini travestiti da caproni, figure infernali, drag queen e transessuali semi-nudi impegnati in danze sessuali, una donna nelle vesti di Gesù Cristo, e perfino una piccola bambina!
È una vergogna che la manifestazione sportiva più importante al mondo diventi il palcoscenico per un messaggio di odio che offende miliardi di cristiani, nonché per ingiustificabili riferimenti che mettono a rischio l’innocenza dei giovani!

E, oltre al danno, è arrivata pure la beffa delle finte scuse del responsabile artistico della cerimonia di apertura (e attivista LGBTQ+), Thomas Jolly, che ha maldestramente cercato di camuffare da “espressione artistica” un baccanale osceno e dissacrante.
Purtroppo è palese che le sue scuse siano un tentativo subdolo di distogliere l’attenzione dalla verità, ovvero che questa cerimonia è stata un attacco deliberato alla fede cristiana, camuffato da “espressione artistica”.
Basti guardare questo post dell’attrice che ha “interpretato” Cristo nella cerimonia di apertura delle olimpiadi per capire che le sue scuse non stanno in piedi: “OH SI! OH SI! IL NUOVO TESTAMENTO GAY”
Ma lo scandalo non finisce qui. Jolly ha continuato affermando che in “Francia abbiamo il diritto di amarci, come vogliamo e con chi vogliamo”.
Ma come si giustifica questa affermazione con la presenza di una bambina in mezzo a un baccanale osceno composto da uomini trans mezzi nudi?!
Secondo la Carta Olimpica e il Codice Etico del CIO, ogni forma di discriminazione, anche religiosa, è vietata!
L’articolo 50 della Carta Olimpica vieta qualsiasi tipo di manifestazione o propaganda politica, religiosa o razziale in nessun sito, luogo o altra area olimpica.
Inoltre, il Codice Etico del CIO prevede il rispetto del principio di neutralità politica del Movimento Olimpico e rigetta ogni forma di discriminazione basata su religione.