De Ficchy Giovanni

Le Olimpiadi di Parigi 2024 si stanno rivelando le più ideologiche e progressiste della storia dei giochi olimpici, ma soprattutto le peggiori e le più scorrette per quanto riguarda la discriminazione nei confronti delle donne.
È chiaro a tutti che atleti trans come Khelif, per natura, hanno una prestanza fisica maggiore rispetto a qualsiasi donna e che, quindi, la scelta di farli gareggiare in competizioni sportive risulta alla base una scelta antisportiva perché promuove un confronto impari che non dovrebbe essere permesso.
Il Comitato Olimpico Internazionale ha deciso di ammettere “atlete transgender” – cioè UOMINI che si percepiscono “donne” – nelle categorie femminili delle Olimpiadi di Parigi 2024.
A pagare per prima le conseguenze di questa assurda decisione, sarà la nostra connazionale e pugile Angela Carini, costretta a battersi per gli ottavi welter contro l’atleta trans Imane Khelif, a cui fu impedito di partecipare ai mondiali di pugilato femminili del 2023 perché biologicamente uomo, e quindi, fisicamente più forte di una donna.
Angela dovrà decidere se ritirarsi e rinunciare al sogno olimpico, o se rischiare di farsi prendere a botte da un uomo, in nome dell’inclusività transgender.
Si moltiplicano in tutto il mondo vicende di atleti trans biologicamente maschi che stravincono le gare femminili stracciando le avversarie donne.
Di fronte a questa colossale ingiustizia non si rimanere in silenzio: l’incontro tra la nostra Angela e Khelif si svolgerà Oggi.
I gay devono competere con i maschi, probabilmente non sono competitivi (se molto effemminati),
Ci sono spiegazione tecnico/scientifiche sia per la non competitività dei gay con i maschi, sia per il vantaggio competitivo dei gay sulle femmine.
La differenza nelle performances è di oltre il 10%, una cifra abissale: immaginare due piloti di moto con tempi sul giro di 2 minuti e 2’12, significa 3 giri di ritardo su una gara
Le atlete fanno sacrifici per arrivare alle olimpiadi, è la loro vita.
Spiace per Giorgio che si sente Giorgia se vuol vincere una medaglia, ma che non la faccia troppo lunga, discorso chiuso.