di Giovanni Maddamma
Tra i tanti nomi legati al caso Alpi, due spiccano per la loro controversa presenza nella vicenda: Giancarlo Marocchino ed Ezio Scaglione. Questi uomini, collegati in modi diversi alla Somalia e agli avvenimenti che circondano l’omicidio della giornalista e del suo cameraman, rappresentano alcuni degli enigmi più intricati di questo caso. Ezio Scaglione è una figura chiave ma poco discussa nelle vicende che circondano il caso Alpi. Il suo legame con la Somalia e il suo ruolo negli eventi di quegli anni rimangono avvolti nel mistero, sollevando numerosi interrogativi sulle sue reali attività e sui suoi collegamenti con la rete di traffici illeciti che si sospetta abbiano causato la morte della giornalista italiana.
Negli anni ’90, la Somalia era un Paese devastato dalla guerra civile, un luogo dove traffici di armi e rifiuti tossici si intrecciavano con interessi internazionali e locali. In questo scenario caotico, Ezio Scaglione lavorava per un’azienda italiana coinvolta in affari illeciti in Somalia. Scaglione divenne in poco tempo una persona di riferimento in Somalia, visto il suo incarico da Console Onorario. La natura esatta delle sue operazioni in Somalia non è mai stata completamente chiarita, ma alcuni rapporti suggeriscono che potesse essere al corrente, se non direttamente coinvolto, nei traffici su cui Ilaria Alpi stava indagando.
Scaglione era considerato una persona di fiducia per molte delle operazioni italiane in Somalia, ma la sua discrezione e il basso profilo mantenuto durante e dopo il periodo delle indagini hanno reso difficile comprendere il pieno impatto delle sue azioni. Diversi testimoni hanno indicato che Scaglione fosse ben connesso con ambienti che avevano interesse a mantenere il silenzio su determinati affari.
Il nome di Scaglione è emerso in vari documenti e testimonianze legati al caso Alpi, ma raramente con dettagli sufficienti a stabilire un quadro chiaro. Alcune fonti suggeriscono che avesse una conoscenza approfondita dei traffici di rifiuti tossici e di armi che attraversavano la Somalia, traffici che Ilaria Alpi stava cercando di portare alla luce.
Il suo presunto coinvolgimento in queste operazioni ha sollevato dubbi su quanto fosse consapevole dei rischi che Alpi stava correndo con la sua inchiesta, e se avesse avuto un ruolo nel silenziare queste verità scomode. Tuttavia, nessuna accusa formale è stata mai mossa contro di lui, e il suo ruolo rimane uno dei tanti lati oscuri del caso. Da alcuni anni, mi sto occupando di questo caso, mettendo in luce gli sbagli commessi nelle indagini sul caso Alpi.
Un altro aspetto inquietante del caso è la connessione tra Ezio Scaglione e Giancarlo Marocchino, un altro nome frequentemente citato nelle indagini. Marocchino, che arrivò per primo sulla scena dell’omicidio di Alpi e Hrovatin, era noto per i suoi legami con varie fazioni somale e per la sua capacità di muoversi agevolmente in ambienti pericolosi.
La natura della relazione tra Scaglione e Marocchino non è mai stata completamente chiarita, ma alcuni indizi suggeriscono che i due uomini potessero avere interessi comuni nelle operazioni in Somalia, e che la loro collaborazione potesse essere stata più stretta di quanto si sia mai riusciti a dimostrare.
Ezio Scaglione è ancora oggi un vero e proprio enigma nel caso Ilaria Alpi. Il suo lavoro in Somalia, i suoi possibili legami con traffici illeciti e la sua connessione con figure controverse come Giancarlo Marocchino sono elementi che continuano a gettare ombre sul mistero irrisolto di quel tragico omicidio. Trent’anni dopo, il mistero rimane irrisolto, e la necessità di verità e giustizia per Ilaria Alpi è più forte che mai. Le vicende legate a Marocchino e Scaglione sono solo tasselli di un mosaico molto più complesso, che attende ancora di essere completato, per questo sto conducendo una nuova inchiesta su questo caso, affinché si riapra il caso di Ilaria Alpi con una nuova commissione parlamentare.