Giovanni De Ficchy

Ma chi è Joaquín ‘El Chapo’ Guzmán Loera ?
Nato a La Tuna, nello Stato di Sinaloa, il 4 aprile del 1957,
El Chapo (il tappo, il tarchiato, in inglese: shorty) è il nomignolo che allora gli viene affibbiato, a causa della corporatura e dell’altezza (che non raggiungeva il metro e settanta).
E’ però molto intelligente, ambizioso e senza scrupoli, così utilizza queste sue caratteristiche, per avere successo nel campo della malavita.
Capo incontrastato del cartello di Sinaloa, che seppe imporsi per decenni a tutti gli altri.
Con un patrimonio personale stimato ad oltre un miliardo e mezzo di dollari,” El Chapo” è stato il narcotrafficante più potente degli ultimi 30 anni, ed è attualmente detenuto nel penitenziario americano di massima sicurezza di ADX Florence, nelle vicinanze di Denver.
Questo carcere è un penitenziario super high-tech che grazie ai suoi moderni sistemi tecnologici consente il massimo della sorveglianza penitenziaria.
Inoltre, è noto anche come “SuperMax” oppure “Alcatraz delle montagne rocciose” per le caratteristiche che lo rendono sicuro ed efficace contro i tentativi di fuga.
Fino ad oggi, infatti, nessuno è mai riuscito nell’impresa, le possibilità che il narcotrafficante messicano più famoso al mondo riesca nell’ardua impresa di evadere dal penitenziario più rigido degli Stati Uniti, nonostante i suoi metodi corruttivi che hanno sempre contraddistinto le sue evasioni rocambolesche in stile “Fratelli Dalton”, al momento, sembrano essere decisamente esigue.
Familiari e fedelissimi hanno preso il suo posto nel cartello di Sinaloa, da lui comandato per diversi anni.
E’ conosciuto anche come “Il mago delle evasioni”.
Già evaso nel ‘93 dal carcere di Guadalajara dopo aver corrotto le guardie carcerarie, poi nel 2001 da un carcere messicano attraverso un tunnel sotterraneo e, infine, nel luglio 2015 dalla prigione di alta sicurezza di Altiplano.
La seconda fuga, nel 2015, ancora da un carcere di massima sicurezza, avviene attraverso una botola posta sotto la sua doccia, in una cella sorvegliata 24 ore su 24 da telecamere.
La botola conduce ad un tunnel lungo addirittura un miglio, che El Chapo percorre in motocicletta!,
fino a sbucare all’interno di un capannone in costruzione, occupato dai suoi uomini più di un anno prima.
Figlio di una povera famiglia di contadini, abusato dal padre donnaiolo e alcolizzato, all’età di sei anni, girava per Sinaloa, con un carrettino, vendendo pane, fatto in casa e poche altre cose.
Suo padre ufficialmente è un allevatore di bestiame, ma in realtà nei suoi terreni coltiva marijuana rivenduta poi ai nascenti gruppi criminali della droga.
El Chapo, così lascia precocemente la scuola per aiutare, assieme ai suoi fratelli, il padre nella coltivazione delle sostanze illecite, incluso il papavero da oppio.
Grazie alla la sua abilità di coltivatore, fin dall’età di 15 anni, gestiva il proprio campo di marijuana, subito affiancato dai papaveri da oppio.
La storia del narcotrafficante in alcuni punti è la storia del Messico dagli Anni 70 fino ad oggi.
Lo zio lo introduce nella criminalità organizzata e lui in questo ambiente non perde tempo a farsi conoscere.
Da subito mostra un carattere ambizioso e determinato: anche per rivalsa rispetto a un’infanzia difficile, il suo obiettivo è farsi strada nel mondo appena conosciuto, avanzare come uno dei principali riferimenti del crimine nella sua zona.
La cocaina è ben presente a Chicago come a Los Angeles, a New York come a San Francisco,
Infatti negli Stati Uniti la droga scorre a fiumi in moltissime città, se non in tutte, e lui è stato uno dei primi in Messico a capire le potenzialità di un enorme mercato della cocaina verso gli Stati Uniti.
La merce viene prodotta soprattutto in Colombia, ma i principali corridoi verso il nord America e il Vecchio Continente si trovano oramai in Messico.
Sul finire degli anni ’80 viene presentato a Felix Gallardo, uno dei principali boss del Messico.
Inizialmente è il suo autista, ma in pochi anni diviene il suo principale braccio destro.
Così il narcotrafficante emergente ,nel frattempo succeduto a Felix, impone una riorganizzazione dei cartelli della droga, e fonda il cartello di Sinaloa, da subito in contrasto con quello di Tijuana per il controllo dei traffici verso gli Usa.
Joachin in questo contesto appare spietato: traditori, nemici, ma anche comuni cittadini che ostacolano la sua ascesa vengono fatti fuori con crudeltà.
Esecuzioni, torture, pestaggi, sono all’ ordine del giorno, nelle guerre, e negli scontri con le autorità nel triangolo d’oro, Sinaloa, Durango, Sonora.
Le statistiche fornite dalle procure e dal Governo parlano, infatti, di quasi sedicimila desaparecidos in tutto il paese dalla fine del 2006, vale a dire una media di 8 o 9 persone al giorno di cui si perdono completamente le tracce.
In totale cinquantamila morti in cinque anni, attribuibili alle faide tra i narcos e alle operazioni speciali dell’esercito, della marina e della polizia federale, oltre duecentotrentamila persone costrette a fuggire dal Nord del paese in cerca di un’esistenza pacifica.