De Ficchy Giovanni

Il vantaggio che offre l’analisi geopolitica nei confronti della cronaca è di permettere di iscrivere i singoli avvenimenti in tendenze e contesti più ampi e di più lungo periodo.
Può darsi anche che il significato di questa visita si possa compendiare nell’abbraccio tra Modi e Zelensky davanti al palazzo presidenziale di Kyiv, sia il bisogno di riequilibrare in qualche maniera l’abbraccio tanto affettuoso quanto controverso dello stesso Modi a Putin durante la visita a Mosca a luglio.
La nostra diplomazia è una delle migliori al mondo, perché noi abbiamo più amici di qualunque altro paese.
E’ proprio questo il messaggio lanciato, tra il serio e il faceto, dal ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, durante la conferenza stampa del 23 agosto a Kyiv.
E’ la strategia del “multi-allineamento” perseguita dal suo paese, ma anche un modo elegante per rispondere alle pressioni americane volte a insinuare una linea di frattura tra Russia e India.
L’India è uno dei vincitori nel caos globale generato dall’invasione russa dell’Ucraina.
La Cina è il principale concorrente dell’India all’interno del raggruppamento, ma dal punto di vista dell’India competere con la Cina non dovrebbe compromettere l’ascesa di un nuovo equilibrio di potere tra il Nord e il Sud del mondo.
Su quanto si inserisca nel quadro delle relazioni tra, Russia, e Stati Uniti, con l’India invece, è possibile avanzare alcune riflessioni un po’ più puntuali.
Se c’è un vincitore nel processo di riequilibrio globale emerso dall’invasione russa dell’Ucraina, quello è l’India.
Senza dubbio, il Primo Ministro Narendra Modi ha saputo padroneggiare una politica estera “multi-allineata” che sta rafforzando il ruolo dell’India come pilastro di due grandi tendenze: l’istituzionalizzazione dell’Indo-Pacifico (IPEF, QUAD), e il rilancio dei BRICS come avanguardia del Sud del mondo.
A giugno Narendra Modi è stato ricevuto a Washington con i più grandi onori.
Nonostante le preoccupazioni sui diritti umani nell’India di Modi, i due leader hanno definito la relazione bilaterale “una partnership di democrazie che guardano al 21° secolo con speranza, ambizione e fiducia”.
La collaborazione a lungo termine nel campo della tecnologia e della difesa è stata il punto forte della visita, compreso il lancio di nuove iniziative nei settori dei semiconduttori, dell’intelligenza artificiale, del coordinamento quantistico, dell’industria della difesa e dell’energia pulita.

Ma chi guiderà il Sud del mondo?
L’India, ovviamente, non vuole arrendersi alla Cina.
La visita di Modi in Egitto, subito dopo quella di Washington, è stata importante per stabilire il ruolo di Nuova Delhi all’interno dei BRICS.
Da quando è incominciata la guerra, l’India ha acquistato 13 milioni di barili di petrolio russo; fino a pochi anni fa l’88% delle importazioni militari indiane veniva dalla Russia (sebbene oggi si siano ridotte al 35%).
Modi è stato ospite d’onore alle celebrazioni del giorno della Bastiglia che includevano l’aeronautica indiana.
La collaborazione sul clima e la finanza digitale sono state altre questioni chiave.
Le visite a Parigi e Washington, hanno confermato i forti legami dell’India con gli Stati Uniti e la Francia nonostante le divergenze con l’Occidente e il G7 su diverse questioni (ad esempio il conflitto in Ucraina, il cambiamento climatico, la riforma delle istituzioni multilaterali).
“Oggi il centro di gravità dell’economia mondiale si è spostato dall’Atlantico a Est degli Urali.
Le dispute geopolitiche e i dilemmi di sicurezza che possono influenzare l’ordine mondiale, sono concentrate nell’Asia marittima.
E il mondo cerca un nuovo equilibrio per rispondere all’ascesa cinese”.
Sostiene Shivshankar Menon, consigliere per la sicurezza nazionale dell’ex premier Manmohan Singh.
