A poco più di 60 giorni dalle elezioni, tutti i sondaggi evidenziano la natura incerta della corsa.

È possibile ipotizzare tre potenziali esiti che potrebbero portarci in direzioni molto diverse.



Nelle prime ore del 6 novembre, i democratici potrebbero vincere le elezioni con un margine convincente. In questo caso Trump potrebbe evocare il complotto, ma non se la vittoria democratica fosse schiacciante; dopo tutto, visto che i repubblicani controllano 28 Stati su 50 e la Camera, pensare che davvero possano farsi passare sotto il naso brogli diffusi è difficile.

Trump potrebbe accettare la sconfitta o contestarla: conteranno i margini.

Potrebbe togliersi dalla circolazione e ritirarsi a Mar-a-Lago. Oppure potrebbe marciare verso Washington.

Una cosa è quasi certa: nel caso in cui perdesse, trasformerebbe la perdita in un’impresa per raccogliere fondi.

Nel secondo scenario, i Democratici potrebbero vincere con un margine ridotto.

Un’elezione molto combattuta potrebbe avere un impatto sulla certificazione delle elezioni, che a sua volta potrebbe influire sul trasferimento dei poteri del 21 gennaio.

Qualsiasi ritardo significativo potrebbe mandare in cortocircuito il processo: anche quello dovuto a un attacco hacker, magari diretto ai sistemi che ogni distretto elettorale utilizza per identificare gli elettori, soprattutto quelli degli Stati particolarmente importanti, come la Pennsylvania.

Altri ritardi potrebbero venire se ci fossero episodi di violenza ai seggi: molti Stati terranno la polizia e i servizi di sicurezza in stato di massima allerta, ma negli Stati Uniti girano molte armi e nulla rappresenta una miscela potenzialmente più infiammabile di armi, schede elettorali e tensioni politiche. 

E poi ci sono le azioni legali che potrebbero essere intentate a livello locale o federale fino all’intervento della Corte Suprema: esattamente come avvenne in occasione delle elezioni presidenziali del 2000, quando fu la Corte ad assegnare la vittoria a George W. Bush contro Al Gore.

I membri della Corte sono preparati davanti a questa ipotesi: la giudice Ketanji Brown Jackson, in un’intervista con la conduttrice di CBS News Norah O’Donnell, ha riconosciuto che dal processo politico potrebbero sorgere questioni legali.

In una Corte dominata dai conservatori, è fondamentale che i giudici diano un chiaro segnale che non permetteranno che la legge venga usata per far deragliare il processo costituzionale delle elezioni e che assicurino che eserciteranno il loro giudizio senza pregiudizi verso nessuna delle due parti.


La terza possibilità è una vittoria di Trump, un evento che sarebbe accolto con favore dai suoi sostenitori, ma non aspettatevi che gli americani si allineino senza una vittoria chiara.

I sondaggi hanno dimostrato che entrambe le parti temono che una vittoria dell’altro potrebbe sfociare nella violenza.

In una rilevazione Deseret News/HarrisX condotto all’inizio di agosto, quasi la metà (46%) degli elettori repubblicani ha dichiarato di temere violenze da parte di altri repubblicani nel caso in cui Harris vincesse le elezioni.

Il 38% dei democratici ha dichiarato di temere violenze all’interno dei propri ranghi in caso di elezione di Trump…

Di Admin

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