Priamo implora Achille per il corpo di suo figlio:

Priamo, l’anziano re di Troia, è al culmine del suo dolore. Suo figlio Ettore, orgoglio della sua vita e difensore della sua città, è caduto in battaglia per mano di Achille, il più temuto dei guerrieri greci. Ma ciò che segue è ancora più devastante: il corpo di Ettore, invece di ricevere i riti funebri che gli avrebbero permesso di riposare in pace, viene trascinato senza pietà attorno alle mura della città che aveva difeso con la vita.

Mosso da un misto di amore paterno e disperazione, Priamo prende una decisione inimmaginabile. Guidato dagli dei, si dirige verso l’accampamento greco, nel cuore del pericolo, con un’unica missione: recuperare il corpo di suo figlio.

Quando finalmente raggiunge la tenda di Achille, il re, un tempo forte e orgoglioso, si inginocchia davanti al suo nemico, bacia le mani che hanno tolto la vita a suo figlio e implora con il cuore spezzato. Fa appello ai sentimenti di Achille, evocando l’immagine di suo padre, sperando che ci sia un angolo di compassione nel cuore del guerriero.

Achille, commosso dal dolore di Priamo, sente un colpo nell’anima. In questo incontro l’odio si dissolve per un attimo ed emerge l’umanità che spesso si perde nel calore della guerra. Alla fine, Achille accetta di restituire il corpo di Ettore, permettendo a un padre di dire il suo ultimo addio a suo figlio.

Questo episodio dell’Iliade ricorda senza tempo che, anche nei tempi più bui, la compassione e il rispetto possono prevalere sulla barbarie. È una delle scene più commoventi della letteratura antica, a dimostrazione che, alla fine, condividiamo tutti lo stesso dolore, le stesse emozioni e la stessa umanità

Di Admin

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