De Ficchy Giovanni

Non vi è dubbio che nella contingenza attuale il mercato immobiliare stia guardando all’Italia come una meta invitante in considerazione della riduzione dei rendimenti dei mercati immobiliari più sofisticati.
Al fine di agevolare l’interesse da parte di fondi immobiliari o altri investitori istituzionali si può accompagnare il processo di dismissione degli immobili pubblici in disuso con studi condivisi: una sorta di pre-condivisione con tutti gli Enti Pubblici chiamati ad approvare tali soluzioni, può offrire agli Investitori maggiore certezza sui tempi e sulle possibili valorizzazioni da mettere in atto.
Lo Stato italiano dispone di un patrimonio immobiliare del valore complessivo di 62,5 miliardi di euro.
Un portafoglio di oltre 43mila immobili, tra fabbricati e aree.
sono 43mila gli immobili di proprietà dello stato per un valore di 62,5 miliardi di euro.
Senza contare quelli confiscati alle mafie e al malaffare che, secondo l’Associazione Libera sono più di 36.600 dal 1982 ad oggi, il 48% dei quali sono stati destinati dall’Agenzia nazionale per le finalità istituzionali e sociali.
Inoltre, 5 beni su 10 rimangono ancora da destinare o riqualificare.
Non è semplice avere un’idea dei numeri del patrimonio immobiliare pubblico da dismettere o da valorizzare, dello stato di avanzamento di tale processo e delle potenziali ricadute sull’economia italiana e sul bilancio della pubblica amministrazione
Il patrimonio immobiliare italiano comprende singoli fabbricati o grandi complessi edilizi (come le caserme), aree urbane e agricole, infrastrutture (strade, ponti, canali, ex ferrovie), immobili industriali, ma anche siti archeologici, complessi carcerari, chiese, cimiteri di guerra, monumenti e singole unità immobiliari.
Gli immobili del patrimonio disponibile
Sono i beni che possono essere gestiti senza vincoli particolari e rappresentano la seconda fetta più grande di tutto lo stock.
Comprendono complessi industriali non più attivi, le cittadelle militari, gli ex conventi e gli ex penitenziari e non sono sempre idonei a ospitare uffici pubblici, motivo per cui questi edifici sono i protagonisti principali del Piano Strategico Industriale che intende renderli idonei all’utilizzo.
È ovvio quindi che l’economia italiana è legata a doppio filo alle operazioni di dismissione e valorizzazione dell’ingente patrimonio immobiliare pubblico, sia per incrementarne il valore economico e sociale, sia per comprimere i costi di gestione: da tempo ci si interroga a più livelli su come razionalizzare gli edifici e cosa farne di caserme abbandonate, ospedali dismessi, case cantoniere, fari, ecc., ormai privi della loro utilità originaria.
Nel tempo si sono moltiplicati gli strumenti a supporto delle operazioni di valorizzazione, e al crescere degli strumenti ha fatto eco l’aumento dei soggetti a cui è stato deputato un ruolo più o meno attivo in tale processo: Cassa Depositi e Prestiti, il MEF, Banca d’Italia e l’Agenzia del Demanio negli anni hanno avviato una serie di iniziative il cui scopo è stato la dismissione di parte del patrimonio immobiliare a vantaggio del riuso degli edifici strategici.
La vendita di questi beni, potrebbe rappresentare l’opportunità per il nostro paese di ridurre l’enorme debito pubblico.
Le recenti norme della transizione green, che obbligano alla rustrutturazione degli immobili, e all ‘efficentamento energetico, rappresenteranno un enorme esborso di risorse per le casse del nostro stato, già malandate.